Up di Pete Docter, Bob Peterson

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locandina Up
 
Regista: Pete Docter, Bob Peterson
Titolo originale: Up
Durata:
Genere: Animazione
Nazione: U.S.A.
Lingua originale: inglese
Rapporto:

Anno: 2009
Uscita prevista: 15 Ottobre 2009 (cinema)

Attori:
Soggetto: Pete Docter, Bob Peterson, Tom McCarthy
Sceneggiatura: Pete Docter, Bob Peterson

Trama, Giudizi ed Opinioni per Up (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia:
Montaggio:
Musiche: Michael Giacchino, Michael B. Comet, Suzanne Slatcher, Gaston Ugarte, Ed Catmull
Effetti speciali: Alexander Adell

Produttore: Jonas Rivera
Produttore esecutivo: John Lasseter
Produzione: Pixar Animation Studios
Distribuzione: Walt Disney Motion Pictures Italia

La recensione di Dr. Film. di Up
Proprio bello. Ve lo consiglio decisamente.

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Colonna sonora / Soundtrack di Up
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Giancarlo Giannini: Carl Fredricksen
Arturo Valli: Russell
Arnoldo Foà: Charles Muntz
Neri Marcorè: Dug
Andrea Ward: Alpha
Fabrizio Pucci: Beta
Gerolamo Alchieri: Gamma
Roberto Certomà: Capo branco Strauch
Renato Cecchetto: Capo cantiere Tom
Davide Lepore: Cine annunciatore
Agnese Marteddu: Eli da piccola
Arturo Valli: Carl da piccolo
Graziella Polesinanti: poliziotta Edith
Nino D'Agata: Operaio Steve
Gaetano Lizzio: Infermiere George
Bruno Conti: Infermiere Aj

Voci / Doppiatori originali:
Edward Asner: Carl Fredricksen
Jordan Nagai: Russell
Christopher Plummer: Charles Muntz
Bob Peterson: Dug, Alpha
Delroy Lindo: Beta
Jérôme Ranft: Gamma
Josh Cooley: Omega
Pete Docter: Capo branco Strauch
John Ratzenberger: Capo cantiere Tom
David Kaye: Cine annunciatore
Elie Docter: Eli da piccola
Jeremy Leary: Carl da piccolo
Mickie McGowan: poliziotta Edith
Danny Mann: Operaio Steve
Donald Fullilove: Infermiere George
Jess Harnell: Infermiere Aj
Paul Eiding: voci aggiuntive

Informazioni e curiosità su Up

Come da tradizione Pixar, il film è preceduto da un corto di animazione, "Parzialmente nuvoloso (Partly Cloudy)".
È il primo film della Pixar ad essere realizzato anche per la proiezione in formato digitale tridimensionale Disney Digital 3-D.

Note dalla produzione:
“Abbiamo pensato all’immagine di una casa sorretta da dei palloncini e sembrava proprio cogliere quello che stavamo cercando di esprimere sulla fuga dal mondo.
In breve tempo, abbiamo capito che il mondo dipende dai rapporti umani ed è quello che scoprirà anche Carl”. ~ Pete Docter, Regista/sceneggiatore

LA PRODUZIONE
La Walt Disney Pictures e i Pixar Animation Studios portano gli spettatori sempre più in alto e lontano in una delle avventure più divertenti di tutti i tempi con la loro ultima, fantasiosa commedia “Up”, dal regista candidato agli Academy Award® Pete Docter (“Monsters e Co.”).

“Io sono veramente orgoglioso che ‘Up’ sia il decimo film della Pixar”, sostiene John Lasseter, produttore esecutivo e responsabile esecutivo dei Walt Disney e Pixar Animation Studios. “Ritengo che sia il film più divertente che abbiamo mai realizzato e anche uno dei più belli. Abbiamo un personaggio principale che è un eroe fantastico. Carl Fredricksen ha 78 anni e viaggia nel mondo in una macchina volante che lui stesso ha ideato, tuttavia continua a cenare alle tre e mezza del pomeriggio. E’ l’eroe più improbabile che si possa immaginare in una pellicola, un personaggio che impara come le grandi avventure nella vita sono le piccole cose che avvengono tutti i giorni. Russell è uno dei personaggi più affascinanti e graziosi che abbiamo mai creato. Assieme a Carl,
questi due protagonisti illuminano lo schermo”.

La pellicola è diretta dal veterano della Pixar Pete Docter, che è entrato nello Studio nel 1990, quando era soltanto il terzo animatore a far parte dell’azienda.
Assieme a Lasseter e Andrew Stanton, Docter ha sviluppato la storia e i personaggi di “Toy Story - Il mondo dei giocattoli”, il primo lungometraggio della Pixar, in cui era anche supervisore dell’animazione. Inoltre, è stato artista storyboard per “A Bug's Life - Megaminimondo” e ha scritto l’iniziale trattamento di “Toy Story 2 - Woody e Buzz alla riscossa”. Docter ha esordito come regista in “Monsters & Co.”, che è stato candidato a un Academy Award® per il miglior film d’animazione. Come uno dei maggiori creativi dei Pixar Animation Studios, Docter ha ottenuto un’altra candidatura agli Academy Award come autore della storia originale della pellicola della Disney•Pixar che ha vinto l’Oscar® per il miglior film d’animazione “WALL•E”.

“Personalmente, ritengo che valga la pena vedere un film quando torni a casa e ci stai ancora pensando”, sostiene Docter. “Esci dal cinema e ci rifletti non solo il giorno successivo, ma anche l’anno dopo. Per far sì che un film ti coinvolga fino a questo punto, deve avere delle emozioni reali e collegarsi in qualche modo con la tua vita. Così, anche se le stelle della pellicola possono essere dei mostri o degli insetti, ti identifichi con questi personaggi sullo schermo e capisci cosa stanno affrontando. E’ importante che ci sia un legame realistico e un coinvolgimento emotivo con i personaggi”.
“Assieme all’umorismo, c’è bisogno che ci sia il cuore”, sostiene Lasseter.

“Walt Disney ha sempre detto che ‘per ogni risata, ci deve essere una lacrima’. Io ci credo”. I realizzatori hanno trovato molte emozioni commoventi nella loro ultima avventura, esplorando l’amore che condividevano Carl e la sua defunta moglie e l’amicizia esistente tra Carl e Russell. In effetti, Carl scopre che le vere avventure della vita si possono trovare non tanto nei viaggi o nei grandi successi, ma nei rapporti quotidiani che abbiamo con gli amici e la famiglia.

“Up” vede come produttori esecutivi i realizzatori vincitori dell’Academy Award®, nonché pionieri della Pixar, Lasseter (regista di “Toy Story”, “A Bug’s Life”, “Toy Story 2” e “Cars – motori ruggenti”) e Stanton (regista di “Alla ricerca di Nemo” e di “WALL•E”). Il veterano della Pixar Jonas Rivera è il produttore, Bob Peterson il coregista, mentre la sceneggiatura è stata realizzata da Peterson e Pete Docter basandosi su una storia di Docter, Peterson e di Tom McCarthy (“The Station Agent”, “L’ospite inatteso”). Il compositore candidato all’Oscar® Michael Giacchino (“Ratatouille”, “Gli incredibili”) offre il suo talento musicale per creare una colonna sonora evocativa che aumenti le emozioni, l’umorismo e lo spirito di avventura.

Il cast di voci per “Up” comprende il leggendario attore Ed Asner, più volte vincitore dell’Emmy Award®, nei panni del venditore di palloncini diventato un amante dell’avventura, Carl Fredricksen. Jordan Nagai, che ha nove anni, esordisce nel campo della recitazione come voce di Russell, determinato ed entusiasta di aiutare gli altri come esploratore della natura selvaggia. L’acclamato attore Christopher Plummer, premiato con l’Emmy Award, fornisce una ricca e profonda interpretazione grazie alla voce di Charles Muntz, un eroe in disgrazia con l’ossessione di ristabilire il suo buon nome. John Ratzenberger, il ‘portafortuna’ della Pixar, l’unico attore ad aver prestato la sua voce a tutte le pellicole dello Studio, si occupa del responsabile delle costruzioni Tom, che tenta di convincere Carl a vendere la sua casa. Il gruppo di cani di Muntz comprende delle interpretazioni vocali di Bob Peterson, Delroy Lindo e Jerome Ranft.

“Up” è la decima pellicola della Disney•Pixar, che ha realizzato un fantastico nove su nove grazie a una serie senza precedenti di successi straordinari, composta da “WALL•E”, “Ratatouille”, “Cars – motori ruggenti”, “Gli incredibili”, “Alla ricerca di Nemo”, “Monsters e Co.”, “Toy Story 2 - Woody e Buzz alla riscossa”, “A Bug’s Life - megaminimondo” e “Toy Story – il mondo dei giocattoli”. La Pixar ora può vantare 9 dei 25 maggiori incassi di tutti i tempi per quanto riguarda le pellicole di animazione, che peraltro hanno tutte raggiunto il primo posto al botteghino americano nel loro weekend d’esordio. “WALL•E”, “Ratatouille”, “Gli incredibili” e “Alla ricerca di Nemo” hanno anche conquistato l’Academy Award® per la miglior pellicola d’animazione, un riconoscimento che viene assegnato dal 2001.

Docter sostiene di aver imparato molto attraverso questi dieci film della Pixar. “Non diventa mai più semplice”, sostiene l’artista. “Ci sono sempre dei nuovi modi con cui la storia ci mette in difficoltà, facendoci erroneamente pensare di aver trovato la soluzione giusta. E’ soltanto con un grande lavoro di revisione che si ottiene un buon materiale”.

“Noi continuiamo a non sapere tutto”, prosegue il regista. “Ma ci consentiamo la possibilità di commettere degli errori. Come ha detto Ed Catmull, ‘se non commetti degli errori, non ti stai prendendo abbastanza rischi’. Spero che non ci riterremo mai degli esperti, visto che impariamo qualcosa di nuovo con ogni film”.


“UP”: IN ALTO E DI CORSA
Come “Up” ha spiccato il volo Dopo il suo esordio alla regia nel grande successo del 2001 “Monsters & Co.”, Pete Docter ha iniziato a svolgere delle ricerche per il suo nuovo progetto.
L’idea per la sua prima pellicola partiva dalle curiosità e dalle paure dell’infanzia sui mostri sotto al letto. Dopo aver passato del tempo a sviluppare la storia di “WALL•E” e altri progetti, Docter si è rivolto nuovamente alla sua vita personale per trovare l’idea di “Up”. Assieme al coregista e sceneggiatore Bob Peterson, ha iniziato a giocare con delle nuove e fantastiche idee.

“Talvolta, alla fine di una dura giornata di lavoro, quando ero sopraffatto dalle persone e dal caos del mondo, avevo questa fantasia di essere un naufrago finito su un’isola deserta del Pacifico”, sostiene Docter. “Io e Bob abbiamo iniziato a giocare con questa idea e a riflettere in maniera ironica sul personaggio di un ‘anziano signore’, come quelli che abbiamo amato nei fumetti di George Booth, questo magnifico tipo alla Spencer Tracy e Walter Matthau, dei burberi che comunque non possiamo evitare di amare. Noi abbiamo pensato a quest’immagine di una casa che fluttua nell’aria sostenuta dai palloncini e questo sembrava proprio cogliere quello che cercavamo nel concetto di fuggire dal mondo. In breve tempo, abbiamo capito che il mondo dipende dai rapporti umani ed è la stessa cosa che scoprirà Carl”.

Peterson spiega come “Pete è stato il primo a mettere su carta l’idea di questo vecchio uomo burbero che tiene in mano un gruppo di palloncini colorati.
Noi abbiamo iniziato a ragionarci su, perché ci piaceva il concetto di avere un personaggio più anziano del solito. E’ qualcosa che non si vede molto spesso, mentre noi riteniamo che gli anziani abbiano delle storie magnifiche da raccontare”.

Docter rende merito per le sue influenze creative ad alcuni veri animatori ‘anziani’ che hanno lavorato ai classici della Disney. Sebbene non sia stato uno dei leggendari ‘nove’, Joe Grant nel 1937 faceva parte della squadra che ha creato “Biancaneve e i sette nani” e quindi è stato di ispirazione per Docter, che cita Grant nella dedica del film ai “veri Carl ed Ellie Fredricksen, che ci hanno ispirato a creare i nostri libri di avventura”.
“Ho conosciuto Joe quando era sulla novantina. Era un mio amico, un tipo anziano e saggio”, ricorda Docter. “Ogni volta che gli mostravo qualcosa a cui stavamo lavorando, lui diceva, ‘cosa state dando al pubblico da portare a casa?’. Questo era il suo modo per dirmi che è l’emozione, quella basata sui personaggi, che le persone si ricorderanno”.

Docter sostiene di aver trovato parte di quell’emozione nelle esperienze personali, come i viaggi di famiglia che effettua con la moglie e i due figli. “Ogni anno, facciamo un viaggio”, ricorda il regista. “Per circa due settimane, ci mettiamo in strada per arrivare ai Parchi nazionali o in altri luoghi interessanti che ci permettono di vedere questa nazione fantastica in cui viviamo. E’ magnifico osservare il mondo, ma passare del tempo insieme come la famiglia è ugualmente importante, se non di più”.

“Alcuni anni fa sono andato in Europa con mia moglie e i ragazzi”, prosegue Docter. “Siamo stati in alberghi bellissimi, mangiato del cibo meraviglioso, visitato dei castelli e vissuto delle avventure magnifiche. Una sera, abbiamo bevuto della cioccolata calda in un piccolo bar di Parigi, nulla di speciale, mentre io ridevo e scherzavo coi miei figli. E’ stato un viaggio fantastico in un luogo magico e quello che mi ricordo maggiormente sono queste piccole cose”.


L’AVVENTURA E’ LA’ FUORI
LA SQUADRA DI CREATIVI DI UP SCOPRE IL MONDO PERDUTO DEI TEPUI
Per prepararsi all’incarico di “Up” e alla premessa del film di un viaggio in uno dei luoghi più belli e misteriosi della Terra, Docter e dei membri selezionati della sua squadra creativa si sono imbarcati nell’avventura di una vita. Su consiglio di Ralph Eggleston, un veterano scenografo della Pixar che ha lavorato in “Alla ricerca di Nemo” e in “WALL•E”, il gruppo si è diretto nella giungla del Sudamerica che si trova tra il Venezuela, il Brasile e la Guyana per scoprire il loro ‘Mondo perduto’”.

“Ralph ci ha fornito un documentario sulle montagne tepui (simili alle mesas) in Sudamerica e non appena ho fatto partire il DVD, sono rimasto sconvolto, perché avevo capito che dovevamo ambientare lì il film”, ricorda Docter. “Era un fantastico mondo strano di cui non avevo mai sentito parlare. E’ stato qui che Conan Doyle ha ambientato il suo romanzo del 1912 sugli animali preistorici, ‘Il mondo perduto’. Una delle maggiori sfide in questo film era di ideare un posto che sembrasse ultraterreno, ma comunque sufficientemente credibile per far pensare al pubblico che i personaggi si trovano veramente lì. Noi sapevamo di doverci recare in quei posti, perché c’è qualcosa di fondamentalmente diverso tra vivere un luogo rispetto al semplice fatto di vedere delle fotografie o dei filmati”.

Raggiungere la loro destinazione ha richiesto tre giorni di viaggio e degli spostamenti in aereo, jeep ed elicottero. Ma poi è iniziato il divertimento…
Il primo tepui che il gruppo ha esplorato è stato il Monte Roraima nella Guyana, il più alto e famoso delle 115 maggiori mesas. “Questo è l’unico tepui che si può scalare”, sostiene il supervisore della storia Ronnie Del Carmen. “C’è un passaggio naturale da una parte che si può attraversare. La scalata è un miglio in salita. Le rocce sono spoglie, la vegetazione non è stabile e si può staccare facilmente se ti attacchi. Noi ci guadagniamo da vivere realizzando dei cartoni…l’unica cosa che siamo abituati ad attraversare è il passaggio tra un edificio e l’altro. Era impossibile prepararci a questa avventura”.

“Era come il tuo peggior incubo”, sostiene Peterson. “Si è trattato di una scalata di sei o sette ore fino in cima e io avevo decisamente un’attrezzatura eccessiva. Quando siamo arrivati in vetta, siamo dovuti passare per un terreno instabile per un’altra ora e mezza. Era già scuro quando siamo giunti al nostro campo. Improvvisamente, dall’oscurità, abbiamo notato questa caverna illuminata dalle candele e c’era della zuppa calda che ci aspettava. Quando abbiamo visto le nostre tende, la maggior parte di noi si è seduta e ha iniziato a piangere. Eravamo veramente contenti di essere lì. Al mattino, quando ci siamo svegliati, a soli quindici metri di distanza dal punto in cui stavamo c’era una voragine alta un miglio. All’inizio avevo dei dubbi, ma ora sono veramente felice di aver fatto il viaggio, perché siamo andati in un altro mondo. Non c’è nessun altro posto del pianeta con delle formazioni rocciose del genere”.

Il gruppo non ha trovato branchi di cani o uccelli preistorici, entrambi presenti nel film, ma è sopravvissuto per poter raccontare degli incontri ravvicinati con delle formiche killer (una varietà terribile che può uccidere con un morso in 24 ore), delle zanzare minacciose, degli scorpioni pungenti, delle rane in miniatura e dei serpenti velenosi. Da Roraima, gli intrepidi esploratori hanno preso un elicottero per arrivare a Kukenan (anche conosciuto come Matawi Tepui), considerato il “luogo della morte” dagli indiani locali Pemon.

“Kukenan aveva un’atmosfera decisamente diversa da quella di Roraima”, sostiene Ricky Nierva, lo scenografo del film. “Era veramente pura e presentava delle rocce più dure. Ho chiesto alla nostra guida, Adrian Warren (realizzatore del documentario “The Living Edens: The Lost World—Venezuela’s Ancient Tepuis”) quanta gente era arrivata lì, pensando che fossero un centinaio. E lui ha risposto che in realtà erano qualche decina. Era veramente inquietante. A un certo punto, ci aspettavamo di girare l’angolo e veder spuntare un dinosauro”.

Le cascate Angel Falls in Venezuela, le più alte del mondo, che cadono da circa 960 metri dalla cima di Auyantepui, si sono dimostrate l’ispirazione reale per le mitiche Paradise Falls del film, che sono tre volte più alte della controparte reale, circa 2.900 metri. Il gruppo è salito fino alla cima delle Angel Falls, dove hanno sopportato delle rocce scivolose e un costante spruzzo d’acqua.
I realizzatori di “Up” hanno scattato migliaia di fotografie, filmini e numerosi schizzi per descrivere questo ambiente circostante che rappresentava una notevole fonte di ispirazione. Le immagini e la vegetazione che hanno osservato hanno avuto un’influenza notevole sull’aspetto del film. Gli alberi Bonnetia, le piante Stegolepis e le rocce nere con dei meravigliosi fiori rosa che emergono dal terreno sono stati tutti utilizzati nel film.


L’ASPETTO E LO STILE DI “UP”
I REALIZZATORI HANNO SFRUTTATO I CLASSICI DELLA DISNEY COME FONTE DI ISPIRAZIONE
Secondo Pete Docter “in questo film, c’è la storia di un uomo che fa volare la sua casa e arriva in Sudamerica con dei palloncini. Noi sapevamo di aver bisogno di un certo livello di fantasia e di elementi caricaturali, che peraltro sono il mio marchio di fabbrica. Abbiamo cercato di ispirarci ai grandi film della Disney con cui siamo cresciuti, come ‘Peter Pan’ e ‘Cenerentola’, così come al magnifico senso dello stile e dell’espressione caricaturale che avevano. Abbiamo adottato uno sforzo consapevole per rendere caricaturali i personaggi e i loro ambienti. Nella maggior parte dei film, i personaggi sarebbero stati alti sei o sette teste, mentre il nostro eroe è alto solo tre teste!”.

“Noi sapevamo che gli ultimi sviluppi della tecnologia digitale potevano fornirci tutti i dettagli che volevamo, ma invece abbiamo voluto puntare su una semplificazione che non esiste nella vita reale”, aggiunge il regista.
“Noi desideravamo che ‘Up’ avesse un aspetto particolare e che fosse un punto di partenza rispetto agli altri titoli della Pixar”, aggiunge il produttore Jonas Rivera. “La pellicola è stata ispirata ad artisti come Mary Blair e George Booth, così come alle illustrazioni di Martin Provensen. Pete desiderava che tutto il film avesse l’aspetto di una caricatura. Per esempio, non abbiamo studiato la gente o i vestiti reali come riferimento. Abbiamo osservato i disegni di Hank Ketcham di ‘Dennis the Menace’ e il modo semplice con cui lui poteva mostrare una piega nel grembiule della madre con due linee. Il nostro scenografo Ricky Nierva ha coniato un nuovo termine per descrivere l’approccio unico del film”.

“‘Semplicissità’ era una parola che ho ideato per spiegare l’essenza di qualcosa”, sostiene Nierva. “Noi volevamo eliminare una parte dei dettagli senza per questo farlo sembrare un prodotto a basso costo. Il mezzo digitale ti fornisce la possibilità di inserire tutti questi dettagli fantastici e aumentare la credibilità generale. Tuttavia, non stavamo tentando di realizzare una pellicola realistica, ma qualcosa che fosse tangibile. Volevamo rendere gli esseri umani nel film delle caricature, ma non a tal punto che il pubblico non potesse riconoscersi”.

Il design dei personaggi, per quanto riguarda i due protagonisti del film Carl e Russell, era limitato ai semplici cerchio e quadrato. “Fa parte della semplicissità”, sostiene Nierva. “Significa ridurre le cose alla loro essenza. Un quadrato simbolizza il passato, il cerchio rappresenta il futuro. I quadrati sono statici come un muro di mattoni. Sono immobili e Carl è una persona che è bloccata dopo la morte di Ellie. Nel caso del design di Carl, non ci è mai capitato di far passare un personaggio dall’età infantile alla vecchiaia. Lui è più rotondo e circolare da ragazzo, con più curve. Anche Ellie ha un tema circolare. Quando Carl invecchia, diventa più rigido. Russell è a forma di uovo, tutto curve, con il simbolismo dinamico che è collegato a questo discorso”.

Il colore è diventato un altro importante elemento di design per i realizzatori.
Nierva sostiene che “il film inizia con un notiziario cinematografico in bianco e nero, che ci ha aiutato a riflettere sul modo di utilizzare il colore per raccontare la nostra storia. Quando Ellie è viva e Carl è pieno di energia, la tavolozza dei colori è satura. Quando lei non c’è più, è desaturata, quasi come se fosse tornata al bianco e nero. Noi abbiamo anche pensato a un colore che rappresentasse Ellie, il magenta. Nel corso di tutto il film, ci sono dei fiori e dei cieli color magenta che ce la ricordano. Quando Carl si isola dal mondo, i colori sono desaturati e noi non vediamo di nuovo i colori fino a quando Russell non arriva e scombussola la sua vita. Questo riporta il colore nella sua esistenza. Ogni volta che vediamo un nuovo personaggio che fornisce un contributo alla sua vita, come Dug, noi mostriamo più colore”.


ANIMAZIONE E RECITAZIONE
Con il loro design fortemente caricaturale, i personaggi in “Up” hanno posto tante sfide alla squadra di esperti di animazione, scenografie e tecnici della Pixar.
Per Carl, loro hanno dovuto imparare come ottenere sfumature, emozioni e un’ampia gamma di movimenti in un personaggio che è alto tre teste ed è fondamentalmente quadrato. Russell, un personaggio dalla forma d’uovo, che non ha praticamente un mento ma tanti strati di abbigliamento, come non erano mai stati affrontati prima, presentava delle difficoltà uniche.
Scott Clark è stato il supervisore dell’animazione nel film ed è stato supportato da tre responsabili dell’animazione (Dave Mullins, Shawn Krause e Mike Venturini), così come da una squadra di quasi 70 animatori nei momenti più intensi della produzione. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, Thomas Jordan è stato il supervisore dei personaggi che dirigeva l’aspetto della modellazione e delle ombre, oltre a occuparsi dei vestiti e delle capigliature.


CREARE CARL
“Con Carl, Pete desiderava un vecchio che si era letteralmente ristretto nel suo vestito e che stava galleggiando nei suoi abiti”, sostiene Clark. “Il problema è che apparentemente Carl non sembrava possedere ginocchia o gomiti, così abbiamo dovuto ideare dei metodi innovativi anche solo per mostrare come respirava nei vestiti. Abbiamo finito per allungare le braccia e le gambe in modo che si potesse vedere la differenza. Probabilmente, è l’essere più caricaturale che abbiamo mai creato. E’ un’autentica dimostrazione di bravura della nostra squadra di animazione e del fatto che sono in grado di ottenere delle emozioni complesse, non solo quelle di gioia e di dolcezza in Carl e Russell. Ci sono delle scene veramente forti e una recitazione magnifica”.

“Per quanto riguarda gli esseri umani, Carl è assolutamente il personaggio più complicato che la Pixar abbia mai creato”, sostiene Jordan. “Il suo volto è il più sofisticato che abbiamo mai realizzato. Era pieno di sfide tecniche. In ogni film, ci imbattiamo nell’annoso problema della forma contro il contenuto. Quando gli scenografi e il reparto artistico tirano fuori il design di un personaggio, non sempre comprendono o sono completamente consapevoli delle limitazioni che il design può creare all’animazione. Quindi, è veramente importante che gli animatori vengano coinvolti fin dall’inizio del processo”.

“Pete e la squadra volevano che l’animazione sembrasse decisamente semplificata, come avvenuto per gli altri aspetti della pellicola”, aggiunge Jordan. “Per esempio, Carl non ha narici o nessun segno di pori sulla sua pelle. Non ci
sono cavità nelle sue orecchie. La sfida era trovare un equilibrio tra la semplicità e il realismo. Ci sono voluti diversi tentativi per rendere credibili le cose, anche se non necessariamente realistiche”.

Ma Carl aveva anche bisogno di una voce. Docter sostiene che “quando stavamo creando il personaggio di Carl, avevamo un elenco di caratteristiche che volevamo per lui, come il fatto di essere burbero e intrattabile, ma con un lato
dolce che ti fa capire come lui tenga veramente alle persone. E divertente.
Avevamo assolutamente bisogno che fosse divertente. Il nome che continuava a venir fuori era quello di Ed Asner. Era come se fosse nato per interpretare questo ruolo”.

“Non appena abbiamo convinto Ed Asner a prestare la sua voce, avevamo trovato Carl”, aggiunge Clark. “Tu lo senti e hai il personaggio. Ci ha fornito qualcosa su cui basare l’animazione”.
“Ed Asner è l’intrattabile più piacevole che si possa desiderare”, aggiunge Lasseter. “L’obiettivo con tutti i personaggi della Pixar è di renderli molto affascinanti e Ed fornisce proprio questo al ruolo di Carl. Siamo veramente onorati di averlo nel film, perché lui ci ha dato tanto su cui lavorare. Quando si vedrà l’animazione di Carl Fredricksen, lui è vivo e non ti viene da pensare che questo personaggio sia solo un ammasso di dati informatici. Ed è questo che Ed porta al processo ispirando i nostri animatori. E’ veramente notevole”.

“Amo questo personaggio, perché lui fa dei sogni meravigliosi e per conservarli ha voglia di combattere i cani da guardia della società”, sostiene Asner. “Io rispetto tantissimo questo aspetto. Ritengo che sia una bellissima storia, con quest’uomo che è in grado di trasformare la sua adorazione per la moglie scomparsa in un’accettazione finale dei sentimenti per un ragazzino che ha bisogno del suo amore”.
“Carl è intrattabile ed è per questo che mi hanno scelto”, aggiunge Asner. “Io vengo giudicato tale, ma non so come siamo arrivati a questo punto. Carl vuole semplicemente essere lasciato da solo, ma il ragazzino lo tira fuori dal suo guscio. Gli eventi lo fanno emergere e lui vive una sorta di rinascita. Penso che tutte le persone burbere dovrebbero affrontare una rinascita”.

“Amo lavorare con la voce. La sfida di creare le variazioni e gli accenti è piacevolissima. Fa parte della recitazione. La cosa interessante del processo è che puoi avere una semplice battuta, magari una coppia di variazioni se stai facendo un film o se stai lavorando sul palcoscenico. Ma lavorando con Pete e gli altri ragazzi, loro vogliono sentire un’ampia gamma di proposte. Tu gli fornisci otto, dieci o quindici suoni con quella battuta che vengono tutti registrati e poi quella più divertente viene selezionata”.
“Io ho un debole per il sentimentalismo”, conclude Asner, “e voglio essere coinvolto da questo aspetto. Desidero influenzare gli altri. Il film ha qualcosa da dire sulla celebrazione della vita e l’unione di due anime è sempre più dolce dell’isolamento di una sola”.


GLI STRATI DI RUSSELL
Secondo Steve May, il responsabile della supervisione tecnica della pellicola, il personaggio di Russell presentava diverse sfide. “Russell era difficile perché era coperto di roba. E’ un esploratore della natura selvaggia, quindi ha un fazzoletto per il collo, il woggle, i piccoli simboli sul suo distintivo e poi il suo zaino. E’ come se avesse fatto incetta di vestiti per l’aperto e fosse completamente carico di tutta questa roba sulle spalle”.

“Russell sostanzialmente non ha il collo”, aggiunge Jordan. “Abbiamo dovuto studiare un modo per animarlo e farlo sembrare corretto. Abbiamo scoperto che dei sottili cambiamenti nella posizione degli occhi, del naso e della bocca sul suo volto potevano farlo sembrare troppo vecchio o troppo giovane. Una svolta è avvenuta quando abbiamo imparato a equilibrare la semplicità e la complessità dei dettagli. Avevamo bisogno di far emergere questo mento per renderlo qualcosa di più di una forma d’uovo caricaturale. Abbiamo accentuato questo aspetto, le sensazioni e il movimento del mento e così, all’improvviso, questo ha reso la sua faccia separata dal corpo”.

Per la voce di Russell, i realizzatori hanno provato 450 ragazzi di tutta la nazione, trovando proprio quello che stavano cercando nell’emergente Jordan Nagai, di sette anni. Il produttore Jonas Rivera ricorda come il fratello di Nagai, un attore di talento con delle esperienze nel campo della pubblicità, era venuto per leggere la parte, mentre Nagai lo accompagnava. “Anche se Jordan non era lì per il provino, ci piaceva il suono della sua voce. Lui ha iniziato a parlare della sua classe di judo, così ci siamo guardati con Bob Peterson e ci siamo detti ‘abbiamo trovato Russell’”.



REALIZZARE MUNTZ
Muntz era un personaggio difficile da cogliere, perché secondo Docter, “lui era veramente il collante che mette assieme tutta la storia. E’ l’ispirazione che dà vita al viaggio e scatena il desiderio di andare in Sudamerica in Ellie e Carl. Ma poi risulta essere l’antitesi di Carl”.
“Noi siamo stati veramente fortunati ad avere Christopher Plummer a recitare la parte”, aggiunge Docter. “E’ un attore fantastico e decisamente istintivo. Con molti attori, amo avere tanti ciak e letture diverse. Con Christopher, lui ce ne forniva uno o due e noi sapevamo che andavano bene. In effetti, avevamo dei problemi a scegliere tra le due possibilità perché entrambe contenevano delle idee magnifiche”.

Plummer sostiene che “per tutta la vita, ho partecipato a film di animazione e amo farli. Adoro interpretare dei personaggi sciocchi e questo mi riporta agli inizi in radio. Io sono un enorme fan di quello che fa la Pixar e ovviamente questa era una delle ragioni principali per cui volevo fare ‘Up’. Muntz non è del tutto cattivo e ha una personalità fantastica”.


LA TECNICA DI KEVIN
Il personaggio di Kevin non è basato su una sola specie di uccelli. “Kevin è un misto di volatili reali”, sostiene Docter, che descrive l’uccello come magnifico e goffo allo stesso tempo. “Anche le aquile, se le si osserva, sono statiche e regali, ma poi a un certo punto fanno qualcosa di assolutamente folle”.
Ma il design dell’uccello non era così semplice. “Il design si è evoluto più di ogni altro personaggio del film, perché il ruolo di Kevin nella storia continuava a crescere”, sostiene Jordan. “La sfida non riguardava tanto la modellazione e i movimenti, ma soprattutto le piume. Noi volevamo che il pubblico vedesse questo uccello e istantaneamente capisse perché Muntz lo ha cacciato negli ultimi cinquant’anni. Pete e Ricky desideravano che Kevin avesse dei meravigliosi colori iridescenti, diversi da qualsiasi altra cosa vista nella propria vita, ma tuttavia credibile”.

“Abbiamo svolto tante ricerche sugli uccelli con caratteristiche simili, tra cui il fagiano di Monal che si trova sull’Himalaya. Noi dovevamo ideare una nuova tecnologia dei peli per le piume. Ormai abbiamo realizzato delle
capigliature in molti film, ma non avevamo mai fatto delle piume, che sono come dei peli che crescono sulle scanalature e ogni scanalatura deve reagire come dei peli. Insomma, peli che crescono su peli. Abbiamo dovuto ripensare al nostro
sistema di peli, alla catena di montaggio e agli strumenti necessari per creare queste piume”.


TROVARE LA VOCE DI DUG
I realizzatori hanno trovato tra le loro fila la voce del dolce e semplice Dug il cane. Il coregista e cosceneggiatore Bob Peterson sapeva che avrebbe fornito la voce al bastardino quando ha scritto la prima battuta del personaggio. “La prima cosa che lui dice è ‘ti ho appena incontrato e ti amo’. Mi è successo quando ero un consulente al campeggio all’inizio degli anni ottanta in Ohio. La prima settimana di campeggio, un ragazzo è corso da me, mi ha abbracciato e mi ha detto ‘tu sei il mio consulente del campeggio! Ti voglio bene’. Questo era l’elemento fondamentale di Dug, che rappresenta un flusso di coscienza e quello che riteniamo un cane possa pensare. Lui è emotivo e innamorato, ma talvolta anche felicemente inconsapevole della realtà che lo circonda”.

Il design del personaggio riflette questa mancanza di consapevolezza. Jordan sostiene che “per Dug, l’idea era di avere un aspetto dolce, affascinante e un po’ sovrappeso. Lui in effetti è un cane sovrappeso, ma non lo capisce. Ritiene di essere in forma come tutti gli altri cani, come quello che faceva Chris Farley nella parodia dei Chippendales (una celebre catena di locali con ballerini/spogliarellisti maschi, NdR) nel ‘Saturday Night Live’”.
Ma come il resto del branco, Dug è un vero cane, non un cane parlante, sostiene Jordan. “Noi volevamo assicurarci che si comportassero come degli autentici cani”, sostiene l’artista. “Era molto importante per Pete che questi cani non si comportassero come umani, così non avevano bisogno di parlare. In realtà, hanno questi collari che lo fanno al posto loro”.


REALIZZARE IL FILM
La squadra di stregoni tecnici della Pixar ha affrontato numerose sfide per fornire ai realizzatori l’aspetto e l’ampia gamma di azioni di cui avevano bisogno per raccontare la loro storia con lo stile e le dimensioni necessarie.
“Uno dei compiti più duri in questo film era creare la schiera di palloncini che portano la casa di Carl in Sudamerica”, sostiene Steve May, il responsabile della supervisione tecnica della pellicola. “Era importante che il film avesse delle
simulazioni realistiche dei palloncini. I palloncini si comportano in maniera realistica, sebbene il concetto di essere in grado di far volare una casa con dei palloncini è decisamente assurdo. Non siamo dei fisici, ma uno dei nostri
responsabili tecnici ha calcolato che ci vorrebbero circa venti o trenta milioni di palloncini per sollevare realmente la casa di Carl.

Abbiamo finito per utilizzarne 10.297 per la maggior parte delle scene in aria e 20.622 quando la casa si solleva.
Il numero varia da inquadratura a inquadratura a seconda dell’angolazione, della distanza e della definizione delle dimensioni, in modo da farlo risultare interessante, credibile e visivamente semplice”.

“Il numero di palloncini rappresentava solo l’inizio”, aggiunge May.
“Queste migliaia di palloncini reagiscono tutti a delle leggi fisiche come la forza ascensionale e il vento. Uno degli elementi fondamentali dei palloncini era che
dovevano tutti reagire l’uno con l’altro, uno con altri 10.000. Inoltre, ogni
palloncino è legato alla casa da una corda e le corde devono incrociarsi tra loro e
con gli altri palloncini. Questa è una simulazione veramente complicata, perché tutte queste cose interagiscono tra loro. Probabilmente, è stata la simulazione interattiva più complessa con cui abbiamo mai avuto a che fare alla Pixar e la nostra squadra di effettisti aveva un lavoro decisamente impegnativo”.

Un’ulteriore complicazione per animare una casa tenuta su da una cupola di palloncini era il fatto che, per un certo periodo di tempo, la casa era collegata ai personaggi. “Questa probabilmente era la cosa più sconvolgente che mi ha colpito quando ho osservato i filmati per la prima volta”, sostiene May. “Qui ci sono due personaggi con dei vestiti più complessi di qualsiasi altro lavoro abbiamo mai fatto. Ogni personaggio è molto complicato già da solo e poi sono collegati da queste funi alla casa, che è sospesa grazie ai palloncini, mentre tutto interagisce.
E’ un sistema che deve lavorare insieme. Sposti una cosa e questa ha un impatto su tutto il resto”.

May e la sua squadra di tecnici dovevano anche trovare dei modi per creare delle scene di massa (con i branchi dei cani), le simulazioni dei vestiti e delle cascate tre volte più alte di quelle maggiori esistenti sul pianeta (le Angel Falls in Sudamerica).

Come caratteristica della Pixar e del mondo dell’animazione digitale, il ruolo del direttore della fotografia si divide in due compiti distinti. Patrick Lin era il direttore della fotografia per le cineprese, nel senso che supervisionava i movimenti di macchina e gli sfondi. Jean-Claude Kalache, un veterano da tredici anni alla Pixar, era il direttore della fotografia per le luci. Lavorando a stretto contatto con i realizzatori e gli altri membri della squadra creativa, questi due direttori della fotografia hanno contribuito a fornire a “Up” le sue notevoli dimensioni, ampiezza e avventura.

“Pete aveva una visione unica per questo film e noi desideravamo un approccio assolutamente cinematografico e controllabile per le luci”, sostiene Kalache. “Questo significava sottolineare l’azione, concentrandoci sulla posizione dei personaggi e spingendo l’oscurità nei punti in cui non volevamo che il pubblico guardasse. Quando stai realizzando un film in cui la cinepresa si muove tutto intorno, è una grande sfida, perché ogni inquadratura doveva essere osservata come se il pubblico la vedesse da quell’angolazione”.

Patrick Lin e la sua squadra hanno dovuto affrontare dei problemi di composizione con personaggi dalle teste grandi, scene che comprendevano un uccello decisamente alto e dei cani molto più piccoli, così come delle sequenze epiche che comprendevano dirigibili e cani in biplani. Un appassionato del cinema classico giapponese, Lin si è anche ispirato a leggendari realizzatori come Kurosawa (e in particolare il suo film “Vivere”) e Ozu, che ha spesso utilizzato un approccio minimalista e ha girato con delle lenti singole a 50mm.

“Il nostro obiettivo era assicurarci che la cinepresa seguisse le emozioni dei personaggi”, sostiene Lin. “All’inizio del film, tutto porta al momento in cui Carl si isola dal resto del mondo. Abbiamo utilizzato la direzione della fotografia per isolarlo a livello subliminale. Considerando che la sua vita è veramente ferma, abbiamo girato queste scene con una lente a 50mm. Anche quando Russell appare per la prima volta, c’è una divisione visibile sullo schermo, come degli stipiti di una porta, che lo separa dagli altri personaggi. Nel momento in cui appaiono le ombre dei palloncini e la casa si solleva, allora la cinepresa inizia a muoversi.
Così, cerchiamo di completare l’emozione dell’azione”.

Lin e la sua squadra hanno particolarmente amato il fatto di lavorare al combattimento col dirigibile, il climax che si svolge alla conclusione della pellicola. “Ritengo che sia il miglior combattimento di un anziano nella storia del cinema. Dirigibile contro casa. Carl ha il suo bastone, mentre Muntz una spada enorme. C’è molto lavoro con la macchina a mano e abbiamo dei movimenti particolarmente dinamici”.


3D — LA PRIMA VOLTA PER LA PIXAR
Portare l’animazione digitale in una nuova dimensione “Up” aggiunge un’intera nuova dimensione all’esperienza di un film della Pixar, essendo il primo titolo dello studio a uscire in Disney Digital 3D™. Il tutto avviene in una nuova era di possibilità eccitanti per lo studio di animazione che, quattordici anni fa, ha portato agli spettatori il primo film digitale ed è riconosciuto nell’industria per la sua narrazione magnifica, i virtuosismi tecnici e l’attenzione verso i dettagli.

Secondo il regista Pete Docter, è stato John Lasseter che ha suggerito la possibilità di realizzare “Up” in 3D. “Così, abbiamo aperto una nuova divisione”, ricorda Docter. “Questo reparto ha preso molti dei consueti elementi narrativi che utilizziamo e ha cercato di utilizzare la profondità come un altro sistema di raccontare la storia”.

“Per esempio, all’inizio del film, Carl è bloccato nei suoi modi di fare e vive in questa piccola casa”, prosegue Docter. “Noi volevamo renderla claustrofobica e quindi abbiamo appiattito tutto, realizzandola volutamente meno profonda. In seguito, questo ha rappresentato un contrasto quando lui arriva in Sudamerica. Noi volevamo questa ampiezza e far sentire allo spettatore il vento sul volto, quindi abbiamo veramente esagerato con la profondità. Noi vediamo il 3D come un’altra matita nel nostro astuccio”, sostiene Docter.

A dirigere il tentativo di rendere “Up” il primo titolo della Pixar a essere presentato in Disney Digital 3D™ c’era Bob Whitehill, un veterano artista degli sfondi che è arrivato allo studio cinque anni fa. Il suo incarico nel film era quello di supervisore stereoscopico.

“Ritengo che ‘Up’ possa essere uno dei più importanti film 3D mai realizzati, semplicemente perché gli sfondi e la composizione sono veramente ottimi e solidi”, sostiene Whitehill. “La scelta delle lenti sfrutta decisamente l’asse Z rispetto alla cinepresa, mentre ci sono delle sequenze meravigliose nella giungla del Sudamerica dove abbiamo inserito foglie, cespugli e rampicanti fuori fuoco in questo mondo e osservato questi personaggi divertenti”.

Lavorando con i realizzatori, Whitehill e la sua squadra hanno sviluppato un “budget per la profondità”, in modo da capire l’utilizzo ottimale e più efficace del 3D nel film. Il 3D è diventato un simbolo visivo per aiutare i realizzatori a raccontare la storia e consentire al pubblico di rimanere coinvolto dai personaggi.

“Quando Carl perde sua moglie, si ritira dalla vita e le composizioni della pellicola diventano veramente piatte”, spiega Whitehill. “Le lenti sono un po’ più lunghe e Carl rimane bloccato in cima all’inquadratura, come se tutto sembrasse chiuso e claustrofobico. In queste sequenze, abbiamo limitato il budget per la profondità. Noi abbiamo adottato la profondità dell’asse Z per raccontare la storia di un uomo che ha perso il centro della sua vita e si sta allontanando da noi.

Invece, quando lui ed Ellie erano più giovani, l’abbiamo aumentata, in modo che si sentisse questo senso di spazio, libertà e avventura. E poi, quando lui affronta questa grande avventura, noi esageriamo decisamente. E’ fantastico passare da una sequenza in cui Carl è intrappolato, per così dire, nella sua casa, all’addentrarci nella giungla, nel cuore di questa grande avventura”.


CREARE LA BAND DI “UP”
Un film che mette assieme elementi di avventura, commedia ed emozioni magnifiche richiede una fantastica colonna sonora, il che spiega perché i realizzatori di “Up” si siano rivolti a Michael Giacchino. Uno dei compositori contemporanei più talentuosi e versatili, Giacchino in precedenza aveva mostrato la sua magia in popolari pellicole della Pixar come “Gli incredibili” e “Ratatouille”. Recentemente, ha diretto l’orchestra per la 81ª cerimonia degli Academy Awards® e ha composto le musiche degli imminenti titoli “Star Trek” e “Land of the Lost”.

Una delle sfide maggiori nel creare le musiche di “Up” era di mantenere vivo lo spirito della moglie di Carl, Ellie. Giacchino ha ottenuto questo risultato grazie a un tema speciale associato al personaggio.

“Ellie nel corso del film rappresenta le motivazioni implicite di Carl”, sostiene Docter. “Abbiamo cercato di mantenerla viva a livello visivo il più possibile collegandola con la casa, che è sempre presente. Michael ha ideato della musica fantastica che funziona in tante maniere diverse a livello emotivo, comico e d’azione. E’ stato un modo efficacissimo per portare Ellie in tutto il film”.

Giacchino aggiunge che “il tema di Ellie inizia nella pellicola come un valzer lirico. La speranza è che, quando lo si ascolta, si possa pensare ai giorni e alle cose che si facevano quando si era giovani, come la prima volta che ci si è innamorati. Questo tema cresce nel corso del film. Cambia e si modifica quando c’è bisogno e, alla fine, diventa un tema di azione e avventura”.

Il talento di Giacchino viene mostrato completamente durante una bellissima ed emozionante sequenza di montaggio, che, senza utilizzare neanche una parola, fa vivere un vortice di emozioni, mentre il film mostra la vita e i sogni insieme di Carl ed Ellie. Il montaggio ti porta dalle vette dei giorni felici insieme, attraverso il crepuscolo commovente ed emotivo nella vita di Ellie.
Per quanto riguarda la colonna sonora generale del film, Giacchino voleva rendere omaggio ad alcune delle sue musiche cinematografiche preferite del passato, come “Il giro del mondo in 80 giorni”, così come le classiche colonne sonore della Disney, per esempio “Peter Pan”.

“Queste fantastiche colonne sonore dei film di animazione della Disney mihanno insegnato a non avere paura di esprimere le emozioni con la musica”, sostiene Giacchino. “I leggendari compositori come Ollie Wallace e Frank Churchill non avevano paura di essere sentimentali quando la storia diventava emozionante. Loro mi hanno anche mostrato che andava bene inserire dei temi e avere delle melodie. E’ incredibile quanto fossero bravi. Ascoltarli ti rende veramente umile, mentre ti fa venire voglia di lavorare più duramente e di migliorarti”.
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