
Regista: Martin Scorsese
Titolo originale: Shutter Island
Durata: 148'
Genere: Thriller, Drammatico
Nazione: U.S'a.
Lingua originale: inglese
Rapporto: 2.35 : 1
Anno: 2009
Uscita prevista: 09 Ottobre 2009 (cinema)
Attori: Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Emily Mortimer, Michelle Williams, Patricia Clarkson, Max von Sydow, Jackie Earle Haley, Elias Koteas, Ted Levine
Soggetto: Dennis Lehane
Sceneggiatura: Laeta Kalogridis, Steven Knight
Trama, Giudizi ed Opinioni per Shutter Island (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
Titolo originale: Shutter Island
Durata: 148'
Genere: Thriller, Drammatico
Nazione: U.S'a.
Lingua originale: inglese
Rapporto: 2.35 : 1
Anno: 2009
Uscita prevista: 09 Ottobre 2009 (cinema)
Attori: Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Emily Mortimer, Michelle Williams, Patricia Clarkson, Max von Sydow, Jackie Earle Haley, Elias Koteas, Ted Levine
Soggetto: Dennis Lehane
Sceneggiatura: Laeta Kalogridis, Steven Knight
Trama, Giudizi ed Opinioni per Shutter Island (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
Fotografia: Robert Richardson
Montaggio: Thelma Schoonmaker
Effetti speciali: R. Bruce Steinheimer
Scenografia: Dante Ferretti
Costumi: Sandy Powell
Produttore: Brad Fischer, Mike Medavoy, Arnold Messer, Martin Scorsese
Produttore esecutivo: Chris Brigham, Laeta Kalogridis, Dennis Lehane, Louis Phillips
Produzione: Phoenix Pictures, Paramount Pictures, Hollywood Gang Productions
Distribuzione: Medusa
Montaggio: Thelma Schoonmaker
Effetti speciali: R. Bruce Steinheimer
Scenografia: Dante Ferretti
Costumi: Sandy Powell
Produttore: Brad Fischer, Mike Medavoy, Arnold Messer, Martin Scorsese
Produttore esecutivo: Chris Brigham, Laeta Kalogridis, Dennis Lehane, Louis Phillips
Produzione: Phoenix Pictures, Paramount Pictures, Hollywood Gang Productions
Distribuzione: Medusa
La recensione di Dr. Film. di Shutter Island
Nessun commento di Dr.Film per ora...
LEGGI e SCRIVI opinioni e recensioni su Shutter Island
Opinioni e recensioni su Shutter Island, clic qui...
Colonna sonora / Soundtrack di Shutter Island
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).
Voci / Doppiatori italiani:
Francesco Pezzulli: Teddy Daniels
Fabio Boccanera: Chuck Aule
Dario Penne: Dott. John Cawley
Chiara Colizzi: Dolores Chanal
Francesca Fiorentini: Rachel Solando
Gianni Musy: Dott. Jeremiah Naehring
Gaetano Varcasia: George Noyce
Laura Romano: Ethel Barton
Paolo Marchese: Mcpherson
Angelo Maggi: Direttore Dell'ospedale
Rodolfo Bianchi: Andrew Laeddis
Francesca Guadagno: Bridget Kearns
Nanni Baldini: Peter Breene
Laura Boccanera: Infermiera
Alessandro Quarta: Glen Miga
Christian Iansante: Trey Washington
Franco Mannella: Billings
Personaggi:
Leonardo DiCaprio: Teddy Daniels
Mark Ruffalo: Chuck Aule
Ben Kingsley: dott. John Cawley
Michelle Williams: Dolores Chanal
Emily Mortimer: Rachel Solando
Max von Sydow: dott. Jeremiah Naehring
Jackie Earle Haley: George Noyce
Patricia Clarkson: Ethel Barton
Elias Koteas: Andrew Laeddis
Ted Levine: Warden
John Carroll Lynch: Dep. Warden McPherson
Informazioni e curiosità su Shutter Island
Il film è basato sul romanzo del 2003 L'isola della paura (Shutter Island) di Dennis Lehane.Le riprese cominciarono a Taunton, Massachusetts, dove venne filmato un flashback, ambientato durante la seconda guerra mondiale, in cui Teddy Daniels, il personaggio interpretato da Leonardo Di Caprio, è un soldato americano che prende parte ad un'esecuzione nel campo di concentramento di Dachau. Il campo di concentramento fu ricostruito nel vecchio complesso industriale di Whittenton Mills. Le scene ambientate nel manicomio furono state girate nell'ospedale di Medfield, sempre in Massachusetts; le scene ambientate sull'isola furono girate sull'isola di Peddocks. Le riprese si conclusero il 2 luglio 2008.
Note dalla produzione:
SHUTTER ISLAND Viaggio a Shutter Island: da Lehane a Scorsese Dopo aver completato il romanzo Mystic River, che avrebbe poi ispirato l'omonimo film premiato con l'oscar e diretto da Clint Eastwood, lo scrittore Dennis Lehane ha cambiato decisamente registro. Infatti, allontanandosi dalla ruvida ambientazione della Boston operaia che gli aveva dato la fama, Lehane ha dato vita ad un romanzo ricco di atmosfere e carico di terrore psicologico ambientato negli anni 50, quando la paranoia generata dalla Guerra Fredda raggiungeva il culmine, in un mondo in cui il confine tra sanità mentale e pazzia, verità e illusione si fa confuso. Il romanzo, intitolato Shutter Island, fondeva tutti gli elementi tipici di un romanzo horror di Edgar Allan Poe – dal mistero gotico, al genere pulp, dalle teorie sui complotti alle storie di fantasmi – dando vita ad una storia avvincente e inquietante che sorprende i lettori ad ogni pagina. Il libro racconta una storia che si svolge in soli quattro giorni all'interno del manicomio criminale di Ashecliffe situato su un'isola, durante un uragano di categoria 5.
Sul The New York Times, Janet Maslin ha definito il romanzo “sorprendentemente originale” e “immediatamente cinematografico” e non a caso è stato uno dei maggiori best seller del 2003. Il produttore Bradley J. Fischer, socio della Phoenix Pictures che all'epoca era impegnato nella produzione del thriller di David Fincher Zodiac, storia di un assassino seriale realmente esistito, ha comprato il libro nell'edicola di un aeroporto e si è trovato immediatamente trasportato dalle atmosphere cariche di ansia del romanzo e dalla rete di temi che affronta, e ha deciso subito che avrebbe voluto portarlo sul grande schermo. “Ero già un grande estimatore di Dennis Lehane, ma non mi sarei mai aspettato un romanzo del genere da lui” ,ricorda Fischer. “E' un thriller ma anche un mistero gotico, con l'aggiunta di tanti altri temi che vengono affrontati in maniera profonda. La trama densa e carica di atmosfere contiene una serie di colpi di scena che ti lasciano di sasso.” Appena acquistati i diritti, Fischer si è messo in movimento insieme a Mike Medavoy e a Arnold W. Messer della Phoenix Pictures.
Per cominciare Fischer si è messo in contatto con Laeta Kalogridis, una sceneggiatrice conosciuta per la sua predilezione per la suspense, l'avventura e la profondità dei personaggi. Avendo già collaborato con la Kalogridis per il thriller d'azione ambientato all'epoca dei Vichinghi Pathfinder - La leggenda del guerriero vichingo, I produttori della Phoenix sapevano che aveva le potenzialità creative per scrivere una sceneggiatura all'altezza del romanzo. “Sapevamo che Laeta sarebbe riuscita a dare vita alle brillanti parole di Dennis Lehane in maniera assolutamente cinematografica” ,commenta Fischer. La Kalogridis, che è anche uno dei produttori esecutivi di Shutter Island (insieme a Chris Brigham, Lehane e Louis Phillips), ha raccolto con entusiasmo la sfida di cimentarsi con l'intricata trama del romanzo di Lehane, fatta di flashback, allucinazioni e fantasie, giocando con il tempo e con la natura elusiva della realtà istante per istantE' Si è immersa nel progetto esplorando la vasta gamma di inquietanti temi trattati da Dennis Lehane – dagli orrori degli ospedali psichiatrici di un tempo all'oscura scienza delle lobotomie prefrontali, passando per i campi di concentramento nazisti, gli esperimenti sul lavaggio del cervello e il controllo della mente della Guerra Fredda.
“Laeta era sbalordita quanto me dalla storia” ,commenta Fischer. “Si è resa subito conto che la struttura narrativa consisteva di tanti fili e strati che dovevano essere necessariamente in equilibrio tra di loro – e sicuramente non era un compito facile – ma ha comunque esplorato con attenzione diverse soluzioni per i personaggi e soprattutto diverse maniere di utilizzare i flashback. Non ci è voluto molto prima che ci proponesse una sceneggiatura che ha soddisfatto pienamente Mike Medavoy e me.” Oltre al romanzo di Lehane, che stando alle parole dello stesso autore gli è stato ispirato dalla sua passione per i film di serie B, la sceneggiatura ricorda tutta una serie di grandi classici del cinema di Hollywood, tra cui ricordiamo il thriller di Otto Preminger sullo scambio di identità Laura e lo scioccante resoconto di Sam Fuller sulla realtà degli ospedali psichiatrici, Shock Corridor.
E' stato subito chiaro che per rendergli giustizia ci voleva un regista con una particolare e approfondita conoscenza del cinema e con un amore incondizionato per le interazioni psicologichE' Il primo regista al quale Fischer ha pensato è stato Martin Scorsese ma i dirigenti della Phoenix temevano che il prolifico e super impegnato regista fresco fresco dell'oscar come Miglior Regista per il magnifico The Departed, non fosse disponibile.
E invece si sbagliavano perché non avrebbero potuto scegliere un momento migliore. Infatti, oltre che disponibile, Scorsese si è dimostrato subito entusiasta dei temi e dello stile di Shutter Island. E quando la Phoenix gli ha inviato la sceneggiatura, era impegnato nel ruolo del narratore del documentario Val Lewton: The Man in the Shadows, la storia della straordinaria forza creativa alla base di alcuni leggendari film dell'orrore degli anni 40 prodotti dalla RKO, quali Cat People e I Walked with a Zombie. Diciamo che Scorsese era dell'umore giusto per dirigere un film di puro terrore esistenziale.
“Marty è stato attratto dall'idea di raccontare una storia gotica avvolta nell'ombra e nel mistero” ,spiega Fischer. “Si è dimostrato subito entusiasta e il suo entusiasmo è stato contagioso. Quando l'agente di Marty mi ha chiamato per dirmi che accettava di dirigere Shutter Island, mi ha detto anche: „Marty dice che gli ricorda quel vecchio film tedesco intitolato….. intitolato…..... E mentre lui pensava al titolo mi sono accorto che io, nel mio ufficio, stavo fissando il vecchio poster di quel film, che è uno dei miei film preferiti, un classico del cinema muto dell'era dell'espressionismo tedesco. 'ha detto che gli ricordava The Cabinet of Dr. Caligari,’ ho suggerito io. E lui ha detto: „Esatto, proprio quello!.” Fischer continua: “Scoprire che la sceneggiatura aveva risvegliato in Marty i ricordi dello stesso vecchio film dell'orrore tedesco al quale avevo pensato subito io mi ha fatto venire i brividi. Ma al contempo, non ero poi così sorpreso. The Cabinet of Dr. Caligari è un film che a mio avviso ha tante cose in comune con Shutter Island. E' un film che Marty ha sempre amato ed è stato uno dei tanti ai quali si è ispirato durante la realizzazione del film.
Da quel momento in poi le cose sono andate piuttosto velocemente. Quello che Marty ha visto nella storia e i diversi livelli di lettura che ha trovato nel materiale hanno reso il progetto molto più ricco di quanto ognuno di noi si sarebbe mai aspettato.” Scorsese racconta che è stata la prima lettura della sceneggiatura di Shutter Island ad averlo convinto. “Non sapevo nulla della storia e ho cominciato a leggerla alle 10,30 di sera. Avevo deciso di andare a letto presto perché l'indomani dovevo svegliarmi piuttosto presto, ma non riuscivo a smettere di leggere, perché ero costantemente sorpreso dai diversi livelli della storia” ,racconta il regista. Scorsese ha sentito subito che c'era qualcosa che lo legava a quella storia, che conteneva tutto il repertorio del genere thriller, dai noir più sfumati agli horror veri e propri. “E' il genere di film che mi piace vedere come spettatore, il genere di storia che mi piace leggere” ,spiega ScorsesE' “Nel corso degli anni, mi sono tenuto alla larga da un certo genere di film, ma sono film che torno a vedere costantementE' Sono sempre stato attratto da questo genere di storiE' La cosa più interessante per me è la maniera in cui la storia cambia in continuazione, e anche la realtà di quello che accade continua a cambiare e questo fino all'ultima scena; il cuore del film è la maniera in cui viene percepita la verità.”
Continua Scorsese: “Ma più che la maniera di raccontare la storia o l'ambientazione, la cosa che mi interessa di più è quello che succede al personaggio di Teddy, che a mio avviso è molto commoventE' E' questo il mio collegamento emotivo.” Scorsese si è servito delle apparenze noir della sceneggiatura di Kalogridis per andare a fondo nelle micro-dinamiche e nelle macchinazioni psicologiche dei personaggi, combinando degli effetti visivi molto cinematografici con emozioni profonde per convincere il pubblico a seguire Teddy Daniels su un crinale molto sottilE' Sin dall'inizio della produzione, il regista ha ispirato attori e tecnici con una serie di proiezioni notturne di film, sia leggendari che sconosciuti, che avevano in comune lo stile e i temi di Shutter Island.
Tra i film scelti da Scorsese, c'era il film di Preminger Laura; il racconto noir degli inganni di Jacques Tourneur del 1947, Le catene della colpa; il thriller diretto da Edward Dmytryk nel 1947 Odio implacabile, che racconta l'omicidio di un soldato ebreo dopo la Seconda Guerra Mondiale; il dramma poliziesco di Nicholas Ray (1952) Neve rossa; il debutto alla regia di Karl Malden (1957), Il fronte del silenzio, un intenso dramma psicologico ambientato in un'aula di tribunale che racconta la storia di un soldato americano che deve affrontare la Corte Marziale; Il processo, di Orson Welles (1963), adattamento cinematografico del surreale romanzo di Franz Kafka, che narra le vicende di un uomo inspiegabilmente detenuto per un crimine sconosciuto; i documentari di guerra di John Huston San Pietro e Let There Be Light, il secondo dei quali parla dei soldati che tornano a casa affetti da quella che all'epoca veniva definita “nevrosi da guerra”; importanti film dell'orrore tra cui Gli invasati di Robert Wise e Suspense di Jack Clayton; e diversi film prodotti da Val Lewton essenziali per Scorsese per capire l'essenza stessa del genere horror thriller, tra cui il misterioso La settima vittima, che racconta di una donna che cerca la sorella scomparsa durante un rito satanico.
E anche un documentario essenziale è stato inserito nella lista: si tratta del controverso - e all'epoca bandito – film di Frederick Wiseman che analizza i trattamenti ai quali erano sottoposti i detenuti ricoverati in un manicomio criminale, intitolato Titicut Follies, che ha aperto per attori e tecnici una sconvolgente finestra su come erano veramente gli ospedali psichiatrici negli anni „50 e „60, prima che le riforme ne migliorassero le condizioni e rendessero prioritari i diritti dei pazienti. Ambientato all'interno del Massachusetts Correctional Institute for the Criminally Insane (Manicomio criminale) di Bridgewater, il film dipinge fedelmente un centro di cura nel quale i pazienti venivano spogliati nudi, incatenati alle mura della cella, nutriti a forza e privati di qualunque dignità umana.
Il film ebbe un impatto enorme. Subito dopo l'uscita, il pubblico reagì con tale veemenza da intentare una class-action contro Bridgewater, che ebbe come conseguenza profonde modifiche alle istituzioni di quel genere di tutto il paese. “La visione di Titicut Follies ha permesso ad attori e tecnici di vedere con i loro occhi il tipo di mondo che volevamo portare sullo schermo” ,sottolinea Fischer. “E' stata un'esperienza molto forte per tutti noi.” Conoscere Shutter Island: I personaggi Al centro della suspense e della paura crescente di Shutter Island c'è la sconvolgente esperienza di Teddy Daniels, il duro veterano di guerra ed esperto capo della polizia che giunge nell'ospedale dell'isola per far luce sulla misteriosa scomparsa di un'assassina seriale, e che si trova invischiato in un abisso di enigmi vertiginosi, di ricordi ossessivi e di paura incessante.
E mentre la sua indagine si scontra con un ostacolo dopo l'altro, Teddy comincia a sentirsi – a giusto titolo - manipolato, osservato, forse drogato e spinto verso i confini bui e indistinti della sua sanità mentalE' Forse lo stanno semplicemente avvertendo di tenersi alla larga dalle verità di Shutter Island, oppure è diventato oggetto di un orribile esperimento, ma c'è chiaramente un programma ben preciso e alquanto oscuro che lega Teddy a quel luogo impenetrabile. Per interpretare un personaggio così profondamente ferito il cui mistero si dipanerà entro pochi giorni, i produttori avevano un solo nome in mente sin dall'inizio: l'attore candidato a tre premi Oscar Leonardo DiCaprio, diventato oggi uno dei migliori attori in circolazione.
“Quando abbiamo contattato Marty abbiamo pensato subito a Leo innanzitutto perché era perfetto per la parte e poi anche per via della sua fortunatissima collaborazione con Scorsese” ,racconta Fischer. Scorsese ha appoggiato totalmente la scelta. “Avendo lavorato con Leo per Gangs of New York, The Aviator e The Departed, ho pensato subito che doveva essere lui il protagonista di questo film” ,commenta. “Ormai abbiamo messo a punto un metodo di lavoro ed io ho piena fiducia in lui come artista perché sapevo che sarebbe stato in grado di interpretare i diversi stati emotive e psicologici di Teddy, e di trasformarsi lungo la strada. Se lo avevo mai visto fare una cosa simile prima d'ora? Non a questi livelli, credo. A mano a mano che cresce va sempre più in profondità.”
DiCaprio si è convinto non appena ha letto la sceneggiatura. “Erano tante le cose del personaggio che mi piacevano” ,spiega DiCaprio. “Teddy va a Shutter Island deciso a risolvere il mistero e a scoprire cosa succeda realmente, ma ha anche lui i suoi segreti. Si trova in una situazione nella quale c'è molto di più di quello che si vede in superficiE' Una delle cose più belle di questa storia è che non ti lascia scampo perché opera a diversi livelli: è come una gigantesca torta con tanti piani.” Continua l'attore: “Mi sono innamorato delle complessità di Teddy, della sua ricerca della verità, che scatena qualcosa in lui e che ha scatenato qualche cosa in mE' Alla fine ero profondamente commosso.”
Un altro elemento di attrazione era la possibilità di lavorare nuovamente con ScorsesE' “C'è una cosa che la gente non capisce di Scorsese ed è quanto lui creda negli attori che sceglie e quanto dipenda dalla loro preparazione prima di arrivare sul set” ,commenta DiCaprio. “E' un vero maestro del cinema, e sa come far navigare la mente umana e come dipingere la condizione umana ma lascia agli attori la libertà di scegliere cosa mettere sullo schermo.” Una volta accettato il ruolo, DiCaprio ha fatto le sue ricerche personali e si è gettato anima e corpo nel mondo di un vero poliziotto degli anni 1950, ha studiato le esperienze dei veterani della Seconda Guerra Mondiale e ha scoperto l'esistenza delle tecniche psichiatriche utilizzate negli istituti di igiene mentale durante quel periodo. Inoltre ha letto di nuovo il romanzo di Lehane.
“Quando hai a che fare con uno scrittore come Dennis Lehane, capace di creare dei personaggi così ricchi, hai molte frecce al tuo arco e tanti riferimenti” ,osserva Di Caprio. Al centro della sua preparazione però c'è stata una lunga serie di incontri esplorativi con Scorsese. “Marty adora discutere di qualunque cosa molto a lungo, ” osserva DiCaprio, “il che ti aiuta a essere più specifico sul tuo personaggio e più credibile sullo schermo. Nelle nostre chiacchierate discutevamo le scene come dei medici legali che fanno un'autopsia, sezionando ogni situazione e ogni dettaglio, e questa è una delle cose più interessanti, difficili, spaventose e divertenti di lavorare con lui perché nel momento in cui arrivi sul set, sei già vincolato a qualcosa.” Nel caso di questo personaggio in particolare, le suddette conversazioni sono state particolarmente importanti.
“Con Teddy, c'erano dei confini piuttosto confusi che non andavano assolutamente superati e questa è stata una vera sfida” ,spiega DiCaprio. “Avevo veramente bisogno della guida di Scorsese per sapere fino a dove mi sarei potuto spingere. Ci sono tante sfumature che si notano solo la seconda volta che si vede il film.” Un'altra importante fonte di ispirazione per DiCaprio è stata il resto del cast. “I miei compagni ci hanno regalato delle interpretazioni memorabili rendendo i loro personaggi così ricchi da farli sembrare vivi” ,commenta l'attorE' “La scelta degli attori è stata più che indovinata al punto che pensi che si tratti veramente di persone che vivono a Shutter Island.”
DiCaprio era particolarmente elettrizzato all'idea di recitare accanto a Mark Ruffalo, che interpreta Chuck Aule, il nuovo partner di Teddy che sarà a sua volta risucchiato nei misteri e nelle cospirazioni dell'isola rocciosa. “Era da tempo che desideravo lavorare con Mark perché negli anni ci ha regalato delle interpretazioni mirabili e molto reali” osserva Di Caprio. “Il suo personaggio, Chuck, ha un rapporto interessante con Teddy. Tra di loro comincia ad instaurarsi una certa fiducia ma ci sono comunque dei sospetti reciproci. E Mark ha dato molto a questo film arricchendo il suo personaggio e dando maggiore sostanza anche al mio.”
Ruffalo si sta imponendo tra gli attori più interessanti e versatili del momento, e negli anni ha spaziato da film quali Conta su di me a Se mi lasci ti cancello di Michel Gondry passando per Collateral di Michael Mann. Commenta Scorsese: “E' da quando ho visto Conta su di me, - del quale sono stato produttore esecutivo - che desideravo lavorare con Mark. Quando lavori con Mark sai di poter disporre di una vasta gamma di emozioni e sai che è credibile in qualunque momento soprattutto quando interpreta dei personaggi sfaccettati.” Ruffalo non nega di essere stato attratto dall'idea di lavorare con Scorsese e DiCaprio, ma è stata il ritmo imprevedibile della sceneggiatura a conquistarlo.
“All'inizio della lettura pensavo che fosse un interessante noir ma a mano a mano che andavo avanti con la lettura sono stato sopraffatto dalle sorprese e dai vari strati che sono emersi, oltre che dai colpi di scena mozzafiato e dai tanti altri temi che la sceneggiatura contiene e che non mi sarei mai aspettato di trovare” ,continua l'attore. “Le cose diventano sempre più strane e alla fine ti trovi sbattuto in un altro mondo. Più leggevo, più avevo voglia di interpretare Chuck, che ha un ruolo molto più importante di quanto si possa pensare all'inizio, perché sapevo che sarebbe stata un'incredibile sfida.” E l'entità della sfida si è fatta sentire sin dalla fase della preparazionE' “Ho capito sin dall'inizio che avevo un grosso problema da risolvere, vale a dire come trovare il giusto equilibrio necessario per il ruolo” ,spiega Ruffalo. “Inizialmente si potrebbe pensare che Chuck sia lì per proteggere Teddy ma andando più a fondo appare chiaro che anche lui lo sta spingendo verso la resa dei conti.”
Una delle chiavi di volta era assicurarsi che la sua interpretazione emergesse ad una seconda visione del film, anche una volta che tutti i segreti attentamente costruiti del film fossero già stati svelati. “Credo che alla seconda visione si capisca un po'meglio quello che succede anche se nulla è enunciato chiaramente” ,osserva Ruffalo. “E tutto è nella maniera in cui io ascolto e reagisco ad alcune cose, o come guardo Leo.” Lavorare con DiCaprio è stata la realizzazione di un sogno per Ruffalo. “Sono un suo fan da anni”, osserva, “e l'ho visto crescere e trasformarsi in un grande attore. Non sapevo cosa aspettarmi da questa esperienza ma posso assicurarvi che DiCaprio è uno dei più grandi lavoratori che conosca. Il suo impegno e la sua dedizione sono impareggiabili. Lavora senza mai fermarsi, continua a ripetere le battute, a leggerle e a parlare del personaggio. Per lui non è mai abbastanza, ma al contempo è molto generoso e dà tanto agli altri attori. Sono rimasto veramente colpito da lui.”
Ruffalo è stato anche ispirato dall'entusiasmo di Scorsese. “Questo film è stato una sorta di campo da gioco per un virtuoso del cinema come Scorsese” ,dice ridendo Ruffalo. “E' pieno zeppo di sequenze di fantasia, flashback, eleganza di altri tempi, stati di alterazione mentale, elementi da film noir e soprannaturali, oltre che grandi personaggi drammatici. E' riuscito a fare tutto quello che ha sempre amato nei film.” Continua l'attore: “Una delle cose meravigliose quando lavori con Marty è che lui adora veramente gli attori, e ama creare un ambiente di lavoro con grandi spazi per il gioco dopo puoi provare tante cose diverse. E' un processo basato su una grande collaborazione. Ci sedevamo tutti insieme parlavano dei personaggi e anche di mitologia, storia e soprattutto di film, utilizzando i classici per l'esplorazione dei personaggi e per capire a fondo lo stile noir. Ogni singola inquadratura contiene tante cose, a tutti i livelli e credo che per tutti questi motivi questo film sia stato un'esperienza veramente gratificante.”
A completare il cast c'è anche l'attore premiato con l'oscar Ben Kingsley, nei panni del brillante Dr. Cawley, che analizza tutte le mosse di Teddy e Chuck mentre sono impegnati nella ricerca della pericolosa paziente scomparsa. Scorsese sperava da anni di lavorare con Kingsley e ha toccato il cielo con un dito quando l'attore ha accettato. “Per me Ben era una scelta assolutamente naturale e quasi obbligata direi, per la concentrazione, compassione e dedizione che mette nel suo lavoro, tutte caratteristiche essenziali per il personaggio del Dr. Cawley – che ha bisogno di concentrazione e dedizione per trovare qualcosa di umano nei suoi violenti pazienti” osserva il regista. Kingsley è stato immediatamente attratto dalla storia e soprattutto dalla missione segreta del suo personaggio.
“Questa storia è una specie di scavo archeologico dove continui a scoprire nuovi strati a mano a mano che scavi” ,nota l'attore. “E questa è una cosa che mi è piaciuta subito; mi piace il personaggio di Cawley perché c'è qualcosa di straordinario sepolto dentro di lui che poco a poco emerge. In un'epoca in cui infuriava una violenta battaglia tra le vecchie terapie, i nuovi farmaci e i nuovi approcci chirurgici come la lobotomia, il Dr. Cawley vede la sua professione da una prospettiva piuttosto interessante” Accentando il ruolo, Kingsley naturalmente ha messo la sua visione a servizio dell'aspetto del suo personaggio. “E' un qualcosa che viene dall'epoca in cui recitavo Shakespeare a teatro”, racconta l'attore. “E così ho scelto personalmente l'abito verde e la pipa oltre alle scarpe, delle meravigliose e pesanti scarpe di cuoio con le bande traforate, che lo tengono con i piedi ben piantati per terra. Per me il Dr. Cawley è un uomo con i piedi per terra ma con la testa immersa nei piani alti della scienza.”
Kingsley si è trovato meravigliosamente bene con il resto del cast. “Leo è nella fase Amletica della vita e questo ruolo gli ha offerto la straordinaria opportunità di mostrare tutta la sua profondità. Mark Ruffalo emana affetto e lealtà; Michelle Williams ha una commovente vulnerabilità; Emily Mortimer è deliziosa, come un uccellino che sbatte le ali contro una finestra; Patricia Clarkson è dotata di una grandissima intelligenza e tranquillità e Max von Sydow, con la sua torreggiante autorità è semplicemente magnifico” , riassume l'attore “Marty li ha messi insieme come avrebbe fatto un pittore, abbinando i colori per ottenere un effetto magnifico. E' stato elettrizzante partecipare a un simile progetto.”
A interpretare il ruolo chiave della moglie di Teddy, Dolores, l'attrice candidata all'oscar Michelle Williams (Brokeback Mountain) la quale non ha esitato neanche un momento a calarsi nei panni di questo insolito personaggio. “E' un ruolo veramente stimolante, ed è per questo che ne sono stata immediatamente attratta” ,racconta l'attrice che ammette di essersi calata nel suo personaggio molto di più di quanto avrebbe mai immaginato. “Interpretare Dolores ha richiesto un grande lavoro” ,continua l'attrice. “E' stato come un incubo dal quale non riesci mai a svegliarti e che continua a cambiare, diventando sempre più oscuro a mano a mano che segui la corrente.” Per entrare nella psicologia e afferrare la vera natura del suo personaggio, Williams si è documentata molto sulla psichiatria, ha visto diversi documentari e ha parlato con diversi medici. “Ho anche parlato molto con Marty” ,spiega l'attrice, “perché una delle cose più importanti è costruire la fiducia per poter raggiungere quei luoghi insieme.”
La Williams è stata anche attratta dal periodo nel quale è ambientato il film. “La storia si svolge negli anni 1950 quando la gente aveva la sensazione di non sapere cosa l'aspettasse. Dolores è intrappolata in una sorta di paranoia sulla guerra, si sente spiata e ha paura” ,aggiunge l'attrice. “E io ho dovuto trovare la compassione per quello che vive.” Durante le riprese, la Williams è stata praticamente quasi sempre zuppa, vittima di diluvi indotti dai suoi incubi. “Ho trascorso i due mesi di riprese bagnata fradicia” ,dice ridendo. “Mi hanno costretta a indossare degli aggeggi sui capelli e nei vestiti affinché fossi sempre bagnata! Ma fa tutto parte dello stile narrativo di Marty ed è stato elettrizzante partecipare a tutto questo.” Parlando di Williams, DiCaprio osserva: “Michelle ci ha regalato un'interpretazione affascinante ed intensa e molto carica emotivamente, che rende alla perfezione l'idea di questa coppia.”
Dolores non è l'unica donna che ossessiona Teddy Daniels durante il suo viaggio all'ospedale di Ashecliffe. C'è anche Rachel Solando, la pericolosa e mentalmente disturbata assassina la cui inspiegabile scomparsa lo porta sull'isola. Rachel appare in due incarnazioni, interpretata sia dalla candidata all'oscar Patricia Clarkson (Schegge di April) sia dall'astro nascente Emily Mortimer (Match Point.) Scorsese dice della Clarkson: “La sua scena con Leo nella grotta è una delle mie preferite. Lei è come l'oracolo di Delfi. E' un incontro rituale che ci fa pensare ad un mito dell'antichità ma Patricia interpreta il suo ruolo in maniera molto diretta, senza alcun trucco, né espedientE' E ci vuole tanto talento per farlo.” La Clarkson è rimasta immediatamente affascinata dal ruolo che ha il suo personaggio nell'ambito della storia. “Lei rappresenta un ulteriore colpo di scena nel film, che offre diversi livelli di lettura” ,osserva l'attrice.
“Quando il pubblico incontra il mio personaggio, pensa che sarà lei a offrire verità, conforto, e che rappresenti la fine del viaggio ma scoprirà che ci sono ancora tante sorprese e colpi di scena. Ed è questa la cosa più bella sia nel romanzo sia nella sceneggiatura.” Un altro grande atout di questo ruolo è stata la possibilità di recitare accanto a DiCaprio. “Con questo personaggio, Leo si trasforma totalmente ma lo fa in maniera sottile e meravigliosa. Lavorare con lui è stato magnifico perché lui ci mette tutto se stesso, sempre e comunque” ,conclude l'attricE' Anche Emily Mortimer ha trovato il suo ruolo irresistibile. “Quello di Rachel è un ruolo fantastico ma anche deprimente perché nel film non appare mai sana di mente” ,commenta l'attrice. “E' stato elettrizzante entrare in questo mondo gotico, anni 50 che Marty ha ricreato, fare un viaggio indietro nel tempo e ritrovare lo stile dei film realizzati a quell'epoca. La cosa che amo di più di questo film è che ti pone di fronte a una domanda che tutti noi ci siamo fatti di tanto in tanto: Sono folle o è il mondo intorno a me ad essere impazzito? Non capisci più cosa sia reale e cosa non lo sia e Marty è riuscito alla perfezione in questo.”
Scorsese a sua volta è innamorato dell'interpretazione della Mortimer. “La maniera in cui interpreta Rachel è molto commovente. Mi sono ritrovato a crederle e il suo capovolgimento nel ruolo è assolutamente agghiacciante.” Forse la sfida più grande per la Mortimer è stata semplicemente ammettere di far parte di un cast così stellare. “Ero molto fiera di far parte del cast ma al contempo è stato piuttosto difficile perché il mio ruolo prevedeva che facessi la pazza davanti a persone quali Leonardo DiCaprio, Sir Ben Kingsley e Mark Ruffalo, ma devo ammettere che sono stati tutti molto carini con me e mi hanno sempre sostenuta. Leo è un attore molto generoso e mi ha sempre fatta sentire a mio agio” ,racconta l'attricE' “Tra i nostri personaggi c'è una dinamica interessante perché c'è questo costante contrasto tra quello che si vede sullo schermo e quello che succede nei meandri delle loro menti.”
Anche DiCaprio ha apprezzato questa dinamica. “Emily ci ha regalato un'interpretazione incredibile e il suo personaggio riesce veramente a toccare i tasti giusti in Teddy” ,commenta DiCaprio. Un altro ruolo piccolo ma molto importante è quello del detenuto a Shutter Island, George Noyce. Volto misterioso che riemerge dal passato di Teddy, Noyce interpretato da Jackie Earle Haley (Little Children), un altro attore che Scorsese ha voluto a tutti i costi. “L'avevo visto in Little Children e mi era piaciuto tantissimo e da allora desideravo lavorare con lui” ,commenta il regista. “Gestisce il dialogo con Teddy in maniera fantastica. Riesce a scuoterlo nel profondo ed è uno dei momenti più alti del film.”
Haley, che si è sottoposto ad intense sedute di trucco per interpretare Noyce, commenta: “La scena tra George e Teddy è bellissima e centrale ai fini della storia. Per me è stato elettrizzante lavorare così vicino a Leo mentre Marty dava indicazioni. E' stata la realizzazione di un sogno. Tra un ciak e l'altro, Marty veniva da noi e ci dava consigli, suggerimenti, cambiava qualche cosa per rendere la scena ancora più potente.”
A completare il cast stellare c'è il leggendario Max von Sydow (Lo scafandro e la farfalla), che interpreta il dottor Naehring, una delle figure più minacciose e sinistre di Ashecliffe. Osserva Scorsese: “Max von Sydow è un gigante del cinema. Credo di averlo vistola prima volta sullo schermo nel film di Bergman Il settimo sigillo. Ha alle spalle 50 anni di carriera e questo fa di lui un'icona della cinematografia. La profondità del suo controllo è una cosa affascinante da guardarE' Ha avuto l'intelligenza e la sicurezza per rendere al meglio la natura di questo uomo che apparteneva ai Nazisti. Inoltra, rappresenta anche l'altra faccia della psichiatria. Il dottor Naehring non è il “cattivo” ma qualcuno che crede veramente in ciò che fa.”
Dietro Shutter Island: La strana e vera storia degli ospedali psichiatrici
Shutter Island si svolge in un mondo scioccante e macabro, che abbiamo visto di rado sul grande schermo: il mondo degli ospedali psichiatrici degli anni 1950, in un'era in cui i trattamenti ai quali erano sottoposti i pazienti affetti dai disturbi psichiatrici più gravi e violenti stavano per subire drastici cambiamenti. E mentre i giorni bui degli ospedali “deposito” stavano per cedere il passo ad una nuova epoca caratterizzata da interventi chirurgici invasivi e dall'uso di psicofarmaci, alcuni pazienti si perdevano nei meandri di questo sistema kafkiano mentre altri venivano scelti per esperimenti all'avanguardia che hanno forgiato molte delle teorie contemporanee sull'infermità mentale criminalE' Al cuore dell'intricato mistero di Shutter Island, Martin Scorsese apre uno squarcio su questo mondo oscuro e avvincente che è rimasto a lungo lontano dagli schermi.
I manicomi, o ospedali psichiatrici, risalgono al lontano Medio Evo ma anche prima le società si interrogavano su cosa fare con coloro che erano troppo pazzi per funzionare in sicurezza all'interno delle società. Alcuni hanno addirittura teorizzato che le cosiddette “navi dei pazzi” termine riferito ai vascelli che vagavano senza meta tenendo al al largo delle coste i malati di mente, fossero una forma arcaica di istituto psichiatrico.
I manicomi europei del XVI e XVII secolo sono stati gli antenati dei manicomi americani. Si trattava essenzialmente di prigioni, e non di istituti di cura, squallidi e tetri luoghi infernali nei quali i pazienti erano incatenati e maltrattati come animali, picchiati per essere sedati e “custoditi” in condizioni atroci spesso fino alla mortE' Forse l'esempio più eloquente e infame di questo genere di istituti è quello dell'immenso e tetro manicomio di Londra, il Bethlehem Hospital, nome velocemente abbreviato in Bedlam Hospital, che diede successivamente origine al termine bedlam, vale a dire “casa della confusione.”
L'ospedale apriva le porte ai visitatori permettendo loro, per un penny, di osservare, guardare da vicino e istigare i prigionieri in catene scatenando in loro le reazioni più bizzarre. E poiché i pazienti detenuti in quel centro venivano considerati dalla società come strumenti consenzienti del diavolo, nessuna aveva compassione per il loro triste destino. (E' interessante notare invece che i manicomi medievali della Persia erano relativamente illuminati, facevano ricorso ai bagni rilassanti, alla musicoterapia e a forme iniziali di terapie basate sul dialogo con i pazienti per permettere loro di tornare alla vita normale.) Bedlam divenne anche un film del 1946 diretto da Val Lewton, con il poster che recitava: “Finalmente SVELATI i segreti più sensazionali dell'infame casa dei pazzi!”
Fu a Parigi nel 1792 che per la prima volta nella storia un manicomio fece l'esperimento di spezzare le catene dei pazienti e di trasformare l'istituto da fortezza infernale senza finestre a ricovero illuminato dal sole. L'esperimento venne incoraggiato dal fatto che alcuni dei pazienti, dopo il cambiamento, ebbero dei miglioramenti, cosa allora ritenuta impossibile. Ed è così che ebbe inizio la lenta alba dell'era dei “Nuovi Trattamenti” che insistevano di più sulla ricerca della cura piuttosto che sulla detenzione, anche se a volte per mezzo di sistemi estremi e brutali. Purtroppo i primi “nuovi” trattamenti furono solo un'orrenda eredità degli infernali sistemi del passato, con cure quali il far girare vorticosamente i pazienti seduti su sedie speciali con l'obiettivo di calmarli, o vere e proprie torture inflitte con l'obiettivo di “riportarli in sé”, procedimenti che non fecero altro che confermare la reputazione dei manicomi come luoghi dominati dall'orrore e dai quali erano pochi coloro che potessero far ritorno alla vita di società.
Per un altro secolo e mezzo, i manicomi occidentali restarono luoghi circondati dalla paura e dalla repulsione. Il primo manicomio degli Stati Uniti venne fondato da Benjamin Rush nel 1769 a Williamsburg, in Virginia e restò l'unico per oltre 50 anni. In quegli anni, la maggior parte dei malati di mente in America finivano nelle case per i poveri o in prigione ma nel 1827 una “Legge sui pazzi” vietò il confino di persone con disturbi mentali in prigione e di conseguenza vennero costruiti una serie di istituti in giro per il paese. Sebbene ci siano state delle notevoli eccezioni, nella fattispecie quella dei manicomi dei quaccheri a Philadelphia, Boston e New York, si trattava nella maggior parte dei casi di istituti poco accoglienti rispetto altri standard attuali, dove tra i trattamenti comunemente praticati c'erano l'uso delle camice di forza per insegnare ai pazienti a trattenersi, i salassi e le purghe.
Emerse anche una nuova categoria di malati di mente, che includeva coloro che a causa della loro pazzia commettevano crimini orribili. Nel 1859, a New York venne aperto il primo Manicomio Criminale Statale.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, sulla scia delle teorie rivoluzionarie di Freud e con migliaia di veterani affetti da traumi psicologici post-bellici, gli istituti psichiatrici cominciarono a migliorare. I trattamenti stessi però, restarono spesso incredibilmente duri. Per esempio, il dottor Henry A. Cotton, a capo del Manicomio Statale del New Jersey, sperimentò una serie di interventi chirurgici all'avanguardia negli anni 1920 che prevedevano l'asportazione dei denti, delle tonsille, degli intestini e degli organi sessuali ritenuti sede delle infezioni che causavano la pazzia.
Negli anni 1930, il dottor Egas Moniz, un neurologo portoghese, cominciò a sperimentare una nuova forma di quella che venne poi conosciuta con il nome di lobotomia prefrontale, un radicale intervento chirurgico che recideva le fibre nervose nella parte del cervello associata alle emozioni. Il trattamento riusciva a calmare coloro che soffrivano di schizofrenia e di psicosi intrattabile, ma con gravi danni sulla personalità del paziente. Moniz vinse anche il Premio Nobel per aver scoperto la suddetta tecnica. Negli anni 1940, la lobotomia aveva aperto la strada ad una nuova era per la psichiatria, nella quale andava migliorando la psicologia del cervello e i metodi per alterarla. Circa 40.000 Americani, alcuni dei quali affetti da depressione a breve termine, ritardo mentale o semplicemente da temporanei periodi di ribellione, si sottoposero a questo procedimento drastico e senza ritorno.
All'epoca divennero di moda anche altri trattamenti molto estremi, come il coma indotto dall'insulina e l'elettroshock. Per fortuna, alla fine del decennio, l'avvento di nuovi e più potenti farmaci neurolettici, tra cui gli antidepressivi e gli antipsicotici, lasciarono presagire un metodo più umano - anche se controverso – per controllare la mente umana. Dopo la seconda Guerra Mondiale, per la prima volta, vennero creati degli istituti specializzati per curare coloro che soffrivano di traumi psicologici legati alla guerra e anche questo accelerò l'adozione di metodi più sofisticati e subdoli. Nel frattempo, sotto la novella Cortina di Ferro, gli ospedali psichiatrici dell'europa dell'est conquistarono una sinistra fama, divenendo noti come luoghi di punizioni brutali per prigionieri politici e dissidenti e dove gli esperimenti sul controllo della mente spinsero oltre il precipizio molti dissidenti o oppositori politici sani di mente.
Ed è proprio a quell'epoca, all'apice delle sperimentazioni psichiatriche degli anni 1950 e poco prima delle riforme degli anni 1960 - quando molti dei manicomi statali vennero chiusi - che è ambientato Shutter Island. Per garantire una descrizione fedele e autentica delle teorie e dei trattamenti psichiatrici dell'epoca, Scorsese ha reclutato un consulente speciale, il dottor James Gilligan, ex direttore dell'istituto di igiene mentale della prigione del Massachusetts (il Bridgewater State Hospital) negli anni 1970. All'epoca, il tribunale federale aveva ordinato allo stato di permettere a membri della facoltà di medicina dell'università di Harvard, guidata dal dottor Gilligan, di fornire programmi terapeutici a Bridgewater nel tentativo di migliorare la qualità delle cure psichiatriche somministrate, e lo stesso Gillian fu uno dei promotori della battaglia per la riforma degli istituti psichiatrici e dei manicomi criminali in America e nel resto del mondo.
“Siamo stati molto fortunati a poter contare sul contributo del Dottor Gilligan” ,dichiara Scorsese. “Il suo libro sulla violenza è un classico e lui lavorava negli ospedali psichiatrici negli anni 60 quando le cose cominciarono a cambiare. E quindi non è soltanto un'autorità in materia, ma sa bene come si racconta una storia e in che maniera le opere d'arte riflettano nel tempo la natura umana.”
Gilligan accettò l'incarico a Bridgewater nei giorni che seguirono le reazioni di sdegno scatenate dal documentario di Fred Wiseman Titicut Follies, un resoconto politicamente esplosivo delle terribili condizioni nelle quali vivevano i pazienti, e rimase in carica nel periodo che segnò la loro trasformazione in istituti più umani con la missione di dare una vera speranza ai pazienti.
Ricorda le atrocità che ha visto con i suoi occhi: “Le celle sembravano quelle delle prigioni sotterranee medievali. I pazienti erano letteralmente incatenati ai muri, in mezzo ai loro stessi escrementi. Gli animali nei giardini zoologici erano trattati più umanamente” ,dichiara Gilligan. “Bridgewater ha conosciuto molti dei cambiamenti, esperimenti e conflitti che vedrete nel film.” Avendo svolto un ruolo così importante nella trasformazione dei trattamenti psichiatrici nello stato del Massachusetts, Gilligan era particolarmente entusiasta dei temi trattati da Shutter Island, e dalla determinazione di Scorsese di rendere credibile e reale il manicomio criminale del film che è frutto della fantasia. “Marty ha chiarito sin dall'inizio che pur trattandosi di una storia e di un mondo di finzione, voleva che l'istituto ricreato nel film apparisse reale” ,commenta Gilligan.
“Abbiamo lavorato a stretto contatto per far sì che la storia riflettesse la vera Guerra in corso alla metà del XX secolo all'interno della comunità psichiatrica: una Guerra tra i medici che volevano trattare i pazienti con nuove forme di psicoterapia, istruzione e medicina e coloro che consideravano i pazienti psichiatrici violenti incurabili e per questo volevano controllare i loro comportamenti infliggendo dei danni celebrali irreversibili, attraverso il ricorso all'elettroshock e a rozze forme di chirurgia cerebrale come le lobotomie.” Gilligan osserva che è proprio la struttura elaborata del film tanto quanto la sua ambientazione a trascinare il pubblico in un irresistibile viaggio psicologico. “I film sono un mezzo artistico molto potente per ritrarre gli stati mentali inconsci, i sogni e le allucinazioni” osserva il dottore.
“La storia di Shutter Island può anche non riflettere in maniera fedele e letterale la maniera in cui gli psichiatri di oggi trattano i pazienti psicotici, violenti, suicidi e profondamente traumatizzati, ma quello che certamente fa è esprimere in maniera brillante e metaforica quello che succede nelle menti e nella psiche dei personaggi.” Il medico, che insegna attualmente alla New York University, è stato sempre disponibile per le prove con DiCaprio, Ruffalo, Kingsley e tutti gli attori principali, ma anche con le comparse che interpretano i pazienti. “Il mio compito è stato spiegare agli attori come si sentono i malati di mente, come interagiscono con gli altri, che aspetto hanno, come si comportano, quali sono le loro espressioni facciali e emotive, e anche la portata dei loro danni fisici e mentali. Erano tutti molto interessati e ogni attore ha fatto delle ricerche per conto proprio” ,racconta Gilligan.
E aggiunge: “Sono rimasto particolarmente colpito da come Leonardo DiCaprio ha condotto le sue ricerchE' Ha letteralmente scavato negli archivi e ha trovato alcuni filmini educativi degli anni 1940 realizzati per gli psichiatri, degli artefatti notevoli che hanno influenzatola sua interpretazione.” L'intero cast è stato più che felice di poter far tesoro delle esperienze e conoscenze del dottor Gilligan. “E' stato meraviglioso e ricordo di avergli fatto un sacco di domande sulla sua esperienza di lavoro in posti come Shutter Island” ,commenta Jackie Earle Haley. “Non volevo esagerare nell'interpretazione del mio personaggio e rischiare di renderlo eccessivo ma lui mi ha detto: „Non crederesti mai alle cose che ho visto con i miei occhi e in questa sceneggiatura c'è tanta roba molto accurata.. E questo mi fa venire in mente il detto secondo il quale la verità è spesso più strana della finzione.”
Brad Fischer dice che avere Gilligan in squadra li ha aiutati a creare la suspense del film. “Si trattava di stabilire un tono, un'atmosfera e di creare la giusta tensione tra il desiderio di scoprire cosa succede in quel momento in un luogo che ospita i peggiori pazzi criminali. Il pubblico percepisce questa specie di pulsione a capire cosa stia succedendo, proprio come Teddy, e di capire chi dice la verità.”
Dentro Shutter Island: Le scenografie
Non appena Teddy Daniels e Chuck Aule arrivano a Shutter Island, si trovano immersi in un'atmosfera spiccatamente gotica che rispecchia il terrore e l'ansia che provano. Con la burrasca in arrivo, il vento che soffia senza sosta, la pioggia che continua a cadere e che fa crescere l'urgenza di chiudere l'inchiesta al più presto, i due poliziotti si trovano alle prese con un mondo che li disorienta, fatto di imponenti edifici di mattoni, corridoi lunghissimi, celle claustrofobiche e strapiombi rocciosi circondati dal mare in tempesta. Per condensare questo mondo così evidentemente impressionista in location realmente terrorizzanti Martin Scorsese aveva bisogno di un lavoro estremamente curato e preciso e per questo si è rivolto ai suoi fedeli collaboratori tra cui spicca il quartetto premiato con l'oscar formato dal direttore della fotografia Robert Richardson, lo scenografo Dante Ferretti, la costumista Sandy Powell e l'addetto al montaggio Thelma Schoonmaker.
Il compito di evocare tutta la panoplia di stati d'animo visivi che vanno dal mistero alla confusione, passando per la furia e il panico, sia fisici che psicologici, è caduto sulle spalle del direttore della fotografia Richardson, fedele collaboratore di Scorsese e premiato con l'oscar per The Aviator e per JFK di Oliver Stone. Richardson ha utilizzato la macchina da presa in maniera creativa, sinuosa e espressionista per trasmettere la sensazione di una spirale confusa in continuo movimento fatta di domande senza risposta e incertezza persistente. Insieme a Scorsese ha tratto inspirazione dai grandi classici del cinema; oltre a quelli menzionati prima ha attinto anche ai movimenti della macchina da presa e alle luci utilizzati da Roman Polanski nel suo pionieristico lavoro sul genere horror in film quali Repulsione, Cul-de-sac e Rosemary’s Baby. Aggiunge Scorsese: “Il nostro obiettivo era trovare la maniera di riflettere uno stato della mente attraverso le luci, il tono del film e l'isola stessa.
L'aspetto di un film è sempre importante ma se fai qualcosa che ha a che fare con la vita di strada, come nel caso di The Departed, l'approccio visivo è sicuramente più semplice mentre con Shutter Island, un determinato stato mentale doveva essere trasmesso in ogni singola inquadratura. Dovevamo creare un luogo che fosse più di una semplice ambientazione e ne ho parlato continuamente con Bob Richardson e Dante Ferretti” ,dichiara il regista. “Dovevamo trasmettere visivamente l'idea della mancata comprensione di quello che succede, di chi sia veramente responsabile e di chi ha il controllo.” “Bob Richardson è unico” ,aggiunge Bradley Fischer. “L'ho capito dai primi ciak, dalle variazioni nella luce e nell'umore che erano così potenti e coinvolgenti che ho pensato subito: „Wow, si vede che il direttore della fotografia è Bob Richardson.. E' uno dei tanti brillanti artisti che vengono fuori quando si lavora con Marty.” Il lavoro di Richardson è stato un'ulteriore fonte di ispirazione per gli attori. Racconta DiCaprio: “L'aspetto ricorda un dipinto di M.C. Escher dove le cose sono leggermente fuori quadro e non sei mai sicuro di quello che vedi. C'è l'onnipresente sensazione di essere prigionieri di un ambiente dal quale è impossibile fuggire.”
Dopo lunghe conversazioni sui riferimenti cinematografici e sulla struttura del film, Scorsese è partito per un sopralluogo insieme a Ferretti e Richardson per trovare un luogo che potesse diventare Shutter Island. Non erano interessati tanto alla logistica quanto alle atmosfere. Nel loro viaggio hanno visitato diversi luoghi sulla costa est ma alla fine sono stati tutti d'accordo nello scegliere le coste rustiche e rocciose di Peddocks Island, a meno di 100 miglia da Boston abitata dagli Indiani americani prima dell'arrivo dei coloni europei e utilizzate dagli agricoltori a partire dalla metà del XVII secolo. Altrettanto fondamentale è stata la ricerca di un vero ospedale che potesse diventare l'imponente e inquietante complesso di edifici che compongono l'ospedale psichiatrico di Ashecliffe, una ricerca che ha portato i cineasti a compiere un viaggio nella storia dei manicomi.
Alla fine è emerso che la nostra immagine preconcetta di un ospedale psichiatrico, completa di struttura a mattoni di stile gotico, guglie e enormi prati viene soprattutto dagli ambiziosi progetti di un medico vissuto nella costa est nel XIX secolo di nome Thomas Story Kirkbride, che ha collaborato alla realizzazione di diversi ospedali psichiatrici americani applicando quello che è poi diventato noto sotto il nome di “Piano Kirkbride.” L'idea di Kirkbride era disegnare dei santuari simili a delle cattedrali destinati ai malati di mente perché a suo avviso queste strutture avrebbero dato loro un mondo pacifico, elegante e moralmente ordinato nel quale vivere. Purtroppo, alla fine, molti di questi istituti sono stati sotto-finanziati e sovrappopolati e i vasti saloni con il tempo sono diventati tetri e cupi a causa della mancata manutenzione. Nel Massachusetts vennero costruiti diversi ospedali secondo il piano Kirkbride ma oggi sono stati tutti trasformati in condomini o sono in stato di totale abbandono.
Tuttavia, i realizzatori hanno trovato un manicomio abbandonato perfetto per i loro scopi: si tratta del Medfield State Hospital di Medfield, Massachusetts, chiuso negli anni 1960 ma mai restaurato. Sebbene l'ospedale non sia stato disegnato personalmente da Kirkbride, è ugualmente composto da una serie di edifici in mattoni rossi a due piani disseminati su un terreno piuttosto vasto, che gli conferiscono il classico aspetto da manicomio e che sarebbe stato perfetto come guscio vuoto per ospitare le creazioni di Ferretti. Occupare gli edifici, avrebbe richiesto un lavoro lungo elaborato. Utilizzando i disegni di Kirkbride come guida, Ferretti ha ricreato un'agghiacciante ricostruzione di un istituto psichiatrico degli anni 50. Molto tempo prima di iniziare le riprese a Medfield, Ferretti ha fatto vedere a Scorsese e Richardson un modellino tridimensionale del complesso di Ashecliffe, permettendo loro di mappare in maniera precisa alcuni blocchi di sequenze, di posizionare gli attori per ogni movimento della macchina da presa. Ma il vero set era naturalmente molto più potente ed evocativo.
“Il mio lavoro era chiaro” ,racconta lo scenografo vincitore di due premi Oscar, (uno per The Aviator di Scorsese e l'altro più recente per Sweeney Todd). “Marty voleva il gotico americano e io ho creato il gotico americano sul terreno di Medfield.” Continua Ferretti: “Ho disegnato diverse entrate gotiche e aggiunte agli edifici esistenti. Poi abbiamo costruito un lungo muro rettangolare intorno agli edifici e al terreno non solo per trasmettere l'idea di un complesso a sè ma anche per dare la sensazione di essere all'interno di uno spazio confinato, quasi una prigione per rafforzare la sensazione di essere all'interno di un'isola su un'isola. Abbiamo anche creato un prato lussureggiante all'interno del complesso, con aiuole fiorite e giardini di sassi curati attentamente dai pazienti. Abbiamo rielaborato e ridisegnato tutti gli interni, compresi gli alloggi degli attendenti e le aree per il riposo, i corridoi dell'ospedale, la mensa, l'ufficio del dottor Cawley e gli alloggi dei pazienti. Direi che abbiamo costruito da zero il 60% di quello che vedete a Medfield. Abbiamo costruito anche il cimitero che è la chiave della trama”.
Per ricreare l'imponente dimora dove vivono i dirigenti di Ashecliffe, chiusa ai pazienti e a gran parte dello staff, la produzione si è spostata nel complesso decisamente gotico del Turner Hill Golf Club di Ipswich, Mass. E lì, dentro il salone baronale rivestito in legno e dominato da un camino immenso, Scorsese ha messo in scena l'ostile incontro tra Teddy e Chuck da un lato e il dottor Cawley e il dottor Naehring dall'altro. Inoltre, la cella di Rachel Solando, dalla quale la donna scalza scompare in maniera misteriosa, è stata costruita da zero nel magazzino di Medfield. Successivamente, Ferretti ha trasformato un laboratorio tessile abbandonato di Taunton, Massachusetts in una sezione del campo di concentramento di Dachau, dove Teddy Daniels, da giovane soldato, ha visto da vicino il potere distruttivo del genere umano, completo di zone recintate con il filo spinato e di una carrozza ferroviaria in disuso. Per gli attori, i set sono diventati una sorta di veicolo che li ha trasportati in un mondo ben al di là della realtà quotidiana.
Commenta Patricia Clarkson: “Il set della mia scena nella grotta è straordinario. Era cavernoso, di malaugurio, spaventoso, e sembrava anche che avesse l'odore tipico delle grotte anche se non era così. Era incredibilmente reale e vivo ed è servito a stabilire il tono.” Aggiunge Jackie Earle Haley: “I set erano incredibili e molto motivanti. Quando sono entrato nella mia cella e hanno chiuso la porta, l'ambiente era molto buoi e isolato. Non sembrava più il set di un film. Ero circondato da quattro mura e per convincermi che non erano mattoni vero ho dovuto picchiare contro il muro. Credo che questo ci abbia aiutati a trovare lo stato mentale giusto.” In seguito, l'addetto agli effetti speciali premiato con l'oscar, Rob Legato (Titanic, Apollo 13, The Aviator) e il supervisore agli effetti speciali/post produzione Ron Ames (The Departed) hanno aggiunto un tocco di magia riempiendo il cielo di nubi drammatiche e intensificando i toni del grigio con sfumature digitali. “I nostri collaboratori ci hanno aiutati a creare un look del tutto particolare per le scogliere, l'acqua, la grotta, il cielo” ,dichiara Scorsese. “E' stata una vera sfida ma abbiamo affrontato tutto in maniera molto ponderata inquadratura dopo inquadratura.”
Un'altra fedele collaboratrice di Scorsese, la costumista Sandy Powell, ha contribuito ai dettagli e al tono profondo del mondo di Shutter Island. Vincitrice di due premi Oscar, uno per The Aviator e l'altro per Shakespeare in Love di John Madden, nel corso della sua carriera la Powell ha spaziato tra i generi cinematografici ma prima d'ora non era mai entrata in un istituto psichiatrico degli anni 1950 e ha cominciato il suo lavoro parlando con Scorsese della sua visione dei personaggi. “Mi ha dato idee, suggerimenti e indicazioni che si sono rivelati indispensabili” ,ricorda la costumista. “Per esempio, parlando di Teddy, il personaggio di Leo, mi ha detto: Non è pagato molto bene. E' un uomo comun.. Immediatamente ho capito quale direzione prendere. Shutter Island ha a che fare con quello che avviene all'interno dei personaggi, e quindi la mia sfida era rendere credibile ciò che gli attori indossano per quel viaggio.”
L'arco temporale compresso e il ritmo frenetico della storia hanno rappresentato un'ulteriore sfida. “La storia si svolge nell'arco di quattro giorni, e quindi non c'era troppo spazio per far cambiare i personaggi in maniera progressiva” ,spiega lei. “Gran parte dei personaggi indossano solo uno o due costumi, ma quei costumi ne vedono di tutti i colori. Abbiamo dovuto realizzare 44 versioni della tenuta di Teddy perché è stata quasi distrutta durante l'uragano e vive diverse avventure perché Teddy entra in acqua, cammina sulle scogliere, e dorme in una grotta sempre indossando lo stesso costume. Teddy attraversa diverse fasi di sporcizia se vogliamo, e anche questo ha richiesto parecchio lavoro.” Fondamentale per il lavoro di Powell per Shutter Island è stato il colore, che è anch'esso legato alla psicologia. “Il colore è la prima cosa alla quale penso e generalmente si tratta di una sensazione istintiva” ,spiega la costumista. “Per esempio, con Dolores, ho avuto la sensazione che si dovesse vestire di giallo e il suo vestito è presente in tutto il film, e quindi non potevo assolutamente sbagliare.
Per contro, Ben Kingsley ha scelto personalmente il colore del suo costume. Mi ha detto che secondo lui il suo personaggio doveva vestirsi di verde e quindi insieme abbiamo trovato la giusta sfumatura, un verde scuro, quasi verde oliva che si adatta perfettamente all'intensità del dottore.” In cerca di autenticità, Powell ha cercato dei pezzi vintage ma la maggior parte li ha fatti da sola. “I tessuti per fare gli abiti negli anni 40 e 50 erano molto più pesanti di quelli che si usano oggi” ,osserva la costumista. “E quindi per gli abiti di Leo e Mark abbiamo dovuto trovare dei tessuti contemporanei che andassero bene con i tessuti vintage oppure li abbiamo rifatti da zero. Per il personaggio di Max von Sydow, il dottor Naehring, ho sentito da subito che doveva essere vestito di nero, ma non ho trovato il tessuto del peso adatto e quindi lo abbiamo tessuto noi mentre per Michelle Williams ho utilizzato dei costumi originali.”
Per quanto riguarda la supervisione musicale, Scorsese si è avvalso di Robbie Robertson, da lui conosciuto quando lo ha filmato insieme al suo gruppo rock, The Band, in The Last Waltz. Ricorda Scorsese: “Invece di scrivere una colonna sonora convenzionale, ho detto a Robbie, „E se prendessimo dei compositori moderni del XX secolo e alcune canzoni popolari e spostassimo alcuni elementi intorno per creare un muro del suono? E lui ha apprezzato l'idea.
E così abbiamo messo insieme pezzi di Krzysztof Penderecki, Max Richter, Ingram Marshall, Marcel Duchamp, Morton Feldman, Giacinto Scelsi, Nam June Paik, John Adams, Brian Eno e Robert Erickson e li abbiamo usati in modi diversi. Ci sono anche alcune canzoni popolari degli inizi degli anni 50, tra cui „Cry,. di Johnny Ray, Wheel of Fortune di Kay Starr e „Tomorrow Night. di Lonnie Johnson. Quello che ha fatto Robbie con la musica è stato creare una sorta di tappezzeria di quello che Teddy, Chuck, il dottor Cawley e tutti gli altri sentono a mano a mano che passano i giorni e la storia va avanti.” Le burrasche di Shutter Island: Il clima Il clima svolge un ruolo fondamentale nelle atmosfere di tanti horror gotici ma in Shutter Island diventa non solo un'espressione della volatilità psicologica del film ma diventa un altro imprevedibile e pericoloso personaggio, e passa da una bruma argentea a un uragano di categoria 5 che si abbatte sull'isola con fortissimi venti e pioggia battente.
Il compito di creare dei cambiamenti climatici sottili e quasi impercettibili è toccato al coordinatore degli effetti speciali R. Bruce Steinheimer, che ha contribuito a legare insieme elementi come pioggia battente e raffiche di vento che sradicano gli alberi. Steinheimer aveva già collaborato con Scorsese per Gangs of New York e The Aviator, e quindi ha accettato l'incarico sapendo che Marty avrebbe preteso la più assoluta autenticità. Insieme al supervisore agli effetti speciali Rick Thompson hanno cercato delle soluzioni tecniche per produrre un palpabile senso di forze naturali all'opera.
“Per la pioggia, abbiamo utilizzato quattro “rain bar” (barre per produrre la pioggia) aeree, due delle quali misuravano 30 metri ed erano sostenute da enormi gru, per coprire un'area di 50 metri x 30” ,spiega Thompson. “Abbiamo usato quelli che chiamiamo “Spiders”, delle rain bar quadrate che scaricano pioggia su un'area 25 x 25 ma la vera sfida è stata posizionare esattamente le rain bar e le gru secondo le posizioni della macchina da presa di Marty e la sua creatività.”
Per alimentare le rain-bar, Steinheimer e Thompson hanno usato dei camion da 40.000 galloni e pompe ad alta pressione. Inoltre, sono stati utilizzati diversi tubi antincendio che producevano enormi quantità di acqua a pressione per creare pioggia e foschia in una delle sequenze finali del film. Ma la pioggia da sola non bastava a dare l'idea dell'uragano; ci volevano anche forti raffiche di vento che caratterizzano gran parte delle scene più significative del film. “Abbiamo utilizzato quattro enormi ventilatori a benzina capaci di creare venti fino a 80 nodi.” Ricorda Thompson. “Per le scene nelle quali contavano i dialoghi, abbiamo usato alternativamente i ventilatori elettrici che sono più silenziosi e producono raffiche fino a 75 nodi. Abbiamo inoltre attaccato dei tubi intorno ai ventilatori per produrre raffiche orizzontali che mandavano vere lastre di pioggia in direzione orizzontale. Non solo abbiamo inzuppato gli attori, ma anche gran parte dei membri della troupe.”
Attori e tecnici non facevano in tempo ad asciugarsi che si trovavano nuovamente zuppi ma erano comunque sempre pronti a entrare in azione quando il clima cambiava veramente. Per quanto strano possa sembrare, questa volta regista produttori hanno spesso invocato il maltempo. “Abbiamo lavorato all'interno quando c'era il sole e all'esterno quando era nuvolo” ,ricorda Fischer. Aggiunge DiCaprio: “Se non c'era una gru a scaricare litri e litri d'acqua in testa, c'era un tizio attaccato ad un tubo antincendio o un ventilatore gigante che ti sputava aria in faccia”. Ma il risultato è che alla fine il tutto appare molto realistico e il clima è servito ad accentuare la sensazione che i personaggi siano confinati su un'isola, senza una vera via d'uscita il che contribuisce notevolmente all'impatto emotivo della storia.”
[an error occurred while processing this directive]
[+] aggiungi informazioni e curiosità su Shutter Island oppure [+] scrivi recensione e vota Shutter Island
Vota, leggi trama e opinioni su Shutter Island di Martin Scorsese - Torrent, scaricare Shutter Island di Martin Scorsese, streming