The Rum Diary - Cronache di una passione di Bruce Robinson

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locandina The Rum Diary - Cronache di una passione
 
Regista: Bruce Robinson
Titolo originale: The Rum Diary
Durata: 120'
Genere: Drammatico
Nazione: U.S.A., Puerto Rico
Rapporto:

Anno: 2008
Uscita prevista: 24 Aprile 2012 (cinema)

Attori: Johnny Depp, Aaron Eckhart, Michael Rispoli, Amber Heard, Richard Jenkins, Giovanni Ribisi, Amaury Nolasco, Marshall Bell
Soggetto: Hunter S. Thompson
Sceneggiatura: Bruce Robinson

Trama, Giudizi ed Opinioni per The Rum Diary - Cronache di una passione (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia: Dariusz Wolski
Montaggio: Carol Littleton
Scenografia: Chris Seagers,Rosemary Brandenburg
Costumi: Colleen Atwood

Produttore: Christi Dembrowski,Johnny Depp,Graham King,Robert Kravis,Anthony Rhulen
Produttore esecutivo: A.J. Dix,Tim Headington,Patrick McCormick,Greg Shapiro,William Shively,George Tobia Jr,Colin Vaines
Produzione: FilmEngine
Distribuzione: 01 Distribution

La recensione di Dr. Film. di The Rum Diary - Cronache di una passione
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Colonna sonora / Soundtrack di The Rum Diary - Cronache di una passione
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Riccardo Rossi: Paul Kemp
Vittorio De Angelis: Hal Sanderson
Pasquale Anselmo: Bob Sala
Domitilla D'amico: Chenault
Angelo Nicotra: Edward J. Lotterman
Roberto Gammino: Moberg
Simone Mori: Segarra
Saverio Moriones: Zimburger
Sergio Di Giulio: Donovan
Bruno Alessandro: Wolsey
Mino Caprio: Monk
Massimo Rinaldi: Giudice
Giorgio Lopez: Il Campione Di Bowling

Personaggi:
Johnny Depp: Paul Kemp
Aaron Eckhart: Hal Sanderson
Michael Rispoli: Bob Sala
Amber Heard: Chenault
Richard Jenkins: Edward J. Lotterman
Giovanni Ribisi: Moberg
Amaury Nolasco: Segarra
Bill Smitrovich: Zimburger
Marshall Bell: Donovan
Julian Holloway: Wolsey
Jason Smith: Davey
Karen Austin: Sig.ra Zimburger
Bruno Irizarry: Lazar
Aaron Lustig: Monk
Javier Grajeda: Giudice
Bill Chott: Il Campione Di Bowling
Karimah Westbrook: Papa Nebo

Informazioni e curiosità su The Rum Diary - Cronache di una passione


Note dalla produzione:

Appena lasciata l’Air Force e dopo aver lavorato come fattorino al “Time Magazine”, nel 1960 il futuro ideatore del “gonzo journalism” Hunter S. Thompson si trasferì a San Juan, Puerto Rico, dove scrisse per la rivista di sport “El Sportivo”, che però chiuse presto le pubblicazioni, e cercò senza successo di farsi assumere al “San Juan Star”. Le persone che conobbe e le esperienze che visse a Puerto Rico lo spinsero a scrivere “The Rum Diary”, ma il libro non venne mai pubblicato. Solo negli anni ’90 Johnny Depp, molto legato a Thompson, scoprì casualmente il manoscritto durante una visita fatta all’amico nella sua casa di Woody Creek. Quella notte stessa i due decisero di pubblicare il romanzo e di farne un film. Depp convinse poi Bruce Robinson, regista di Shakespeare a colazione, a scrivere la sceneggiatura e a dirigere il film. La loro versione di The Rum Diary è un atto di affetto e un tributo intelligente a Thompson.

“Sentivo Hunter con me durante le riprese”, dice Depp. “E’ stata una bellissima esperienza, sapevo perfettamente cosa avrebbe detto in ogni situazione, perché lo conoscevo molto bene. Se avesse visto il film finito si sarebbe messo a gridare in quel modo che tutti quelli che gli erano amici avevano già sentito, ‘Sì, ce l’abbiamo fatta! Fantastico!’ Avrebbe festeggiato. Fondamentalmente il film è un tributo a Hunter, al suo linguaggio, alla sua voce. Sarebbe stato enormemente felice, ne sono sicuro”.
Hunter S. Thompson è nato e vissuto a Louisville, Kentucky, ed è conosciuto come l’inventore del “gonzo journalism”. Tra i libri di Thompson ricordiamo Hell’s Angels, Fear and Loathing in Las Vegas, Fear and Loathing on the Campaign Trail ’72, The Great Shark Hunt, The Curse of Lono, Songs of the Doomed, Better than Sex, Generation of Swine, The Proud Highway, The Rum Diary, Fear and Loathing in America, Screwjack, The Kingdom of Fear, Hey Rube e Fear and Loathing at Rolling Stone. Hunter è morto nel 2005.


L’ADATTAMENTO DI “THE RUM DIARY”
“The Rum Diary” era stato dimenticato per anni da Thompson e se non fosse stato per Johnny Depp il romanzo non sarebbe mai stato pubblicato. “Mi sono imbattuto quasi per caso in The Rum Diary”, ricorda Depp. “Ero con Hunter nel seminterrato della sua casa di Woody Creek, in quella che era chiamata la “stanza di guerra” e infatti era piena di scatoloni. Non sapevo cosa ci fosse dentro, così ho iniziato ad aprirli tutti e ad un certo punto è saltato fuori un manoscritto intitolato ‘The Rum Diary’. Lui ha esclamato, ‘Oh Gesù, sì, l’ho scritto nel 1959’, ed io ho replicato ‘Cristo, leggiamolo, vediamo di cosa parla’. E così abbiamo iniziato a leggerlo. Hunter ha detto ‘Forse potrei pubblicarlo’ e io sono stato d’accordo, ‘Sì, dovresti pubblicarlo, è magnifico’’’.

Ovviamente nel corso del tempo lo stile di Thompson si era sviluppato rispetto ai suoi primi lavori e tornare alla voce di quegli anni giovanili è stata una sfida. Deborah Fuller, che è stata la segretaria di Thompson per 23 anni, ricorda: “Quando è venuto il momento di pubblicare “The Rum Diary”, Simon and Schuster avevano messo accanto a Hunter un editor, che in realtà doveva controllarlo. Lui era diventato uno scrittore diverso ed era imbarazzato per alcune cose e avrebbe voluto cambiarle. Tutti noi gli dicevamo che sarebbe stata una follia, l’aveva scritto a vent’anni, cambiarlo e trasformare il romanzo di un giovane nello “stile gonzo” che aveva adesso avrebbe rovinato tutto”.
Prima ancora che Thompson desse alle stampe il libro, Depp aveva già in mente l’adattamento cinematografico. “Fin da quella (prima) conversazione”, dice Depp, “dopo neppure 20 minuti stavamo già parlando dei diritti del film e di come avremmo potuto produrlo insieme”.

Thompson è morto nel 2005, troppo presto per vedere The Rum Diary arrivare sullo schermo. Il produttore Graham King ha voluto assicurarsi che il suo lascito fosse preservato nella trasposizione sullo schermo. “Il film è un tributo a Hunter. E’ stato sorprendente avere l’opportunità di essere coinvolto in una delle sue storie e cosa c’è di meglio che lavorare con Johnny Depp?”
Depp ha sempre ammirato il regista Bruce Robinson e inizialmente lo aveva incontrato per dirigere un altro adattamento di Hunter S. Thompson. “Ho conosciuto Johnny Depp circa vent’anni fa, in occasione del mio primo film, Shakespeare a colazione”, ricorda Robinson. “Eravamo insieme a Londra e lui mi ha chiesto se avrei accettato di dirigere Paura e delirio a Las Vegas. In quel periodo avevo deciso che non avevo voglia di dirigere ancora e comunque lo avrei fatto solo per una sceneggiatura scritta da me. Era troppo tardi, la sceneggiatura era già stata scritta”.

Depp era deciso a far incontrare ancora gli spiriti creativi di Robinson e Thompson. “Bruce era sempre in qualche modo nella mia mente e quando è venuto fuori The Rum Diary ho detto ‘che ne pensi di Bruce Robinson?’ Hunter mi ha risposto ‘E’ perfetto’”, ricorda l’attore. “Hunter era decisissimo, voleva assolutamente riportare al lavoro Bruce!” Graham King è d’accordo: “Shakespeare a colazione è uno dei miei film preferiti, so che Bruce e Johnny formano un team davvero magico”.
“In seguito Johnny mi ha inviato una copia di ‘The Rum Diary’ e mi ha chiesto se ero interessato ad adattarlo in una sceneggiatura”, dice Robinson. “All’inizio è stato un incubo, non riuscivo a capire come poteva essere adattato perché c’erano due protagonisti, Yeamon e Kemp. C’è voluto tempo prima che mi rendessi conto di quello che aveva fatto Hunter, cioè dividersi in due personaggi. Quando capito che Yeamon era solo una sfaccettatura di Kemp, l’ho eliminato. Risolto il problema, ho iniziato a scrivere”.

Depp ricorda la rivelazione di Robinson con altrettanto entusiasmo. “Alla fine ha capito quello che nessuno di noi aveva capito. E’ strano, ma una volta, anni fa, Hunter mi disse una frase che avevo dimenticato, ‘Dovresti sapere che avrei dovuto unire i due personaggi, tutti e due sono me stesso’. Ed è quello che ha fatto Bruce. E’ stato il suo istinto a guidarlo”.
“Il mio approccio all’adattamento di ‘The Rum Diary’ è stato quello di assorbire il libro, poi di riscriverlo”, dice Robinson. “In tutta la sceneggiatura ci sono solo tre battute scritte da Hunter. Non ho cercato di copiarlo, non sarebbe stato possibile perché lui è assolutamente unico. Ma fortunatamente ho scritto con il suo linguaggio”.

Depp dice che è esattamente quello che ha sempre voluto Thompson. “Bruce si è allontanato dal libro, ma è quello che voleva fare Hunter, una volta mi disse che avrebbe voluto ambientare la storia a Cuba!”
Oltre a fare di Kemp e Yeamon un unico personaggio, la sceneggiatura si allontana dalla rappresentazione che il libro da di Puerto Rico. “E’ un cambiamento fondamentale nel film, che si immerge nel lato oscuro della città”, dice Robinson. “E’ fondamentale per la gente che è arrivata lì fare soldi rapidamente. L’approccio di Sanderson è come quello degli imperialisti inglesi di un tempo, che sfruttavano un paese portando via tutto ciò che serviva loro e poi se ne andavano via”.

Robinson ha impiegato cinque, sei mesi per scrivere la sceneggiatura. “Quando mi hanno detto che volevano realizzare il film, ero eccitato”, dice Robinson. “Ma quando mi hanno chiesto di dirigerlo non lo ero affatto, ero contrario”, aggiunge ridendo. “Dopo l’ultimo innominabile film che ho diretto, avevo deciso che non avrei mai più fatto il regista. Non mi piace stare sotto gli occhi di tutti, preferisco restare chiuso in una stanza a fare quello che faccio, scrivere. Quindi non avrei avuto difficoltà a dire di no, ma poiché mi piaceva la sceneggiatura e per Johnny, che mi piace tantissimo, ho deciso di accettare”.
“L’aspetto del lavoro di Hunter con cui sono subito entrato in sintonia è stata la sua onestà”, dice Depp. “Leggi quelle straodinarie esperienze e pensi ‘Che stupidaggini, è la sua immaginazione’, ma quando sei vissuto con lui, hai passato tanto tempo con lui, come ho fatto io, allora capisci che era tutto vero e di più”.

Per Depp e Robinson, era importantissimo che The Rum Diary fosse il film della storia delle origini di Thompson. “E’ prima che Hunter diventasse Hunter, o piuttosto, prima che Hunter Thompson diventasse il Dr. Hunter S. Thompson”, continua Depp. “Inizi a vedere e sentire e capire gli elementi che lo hanno portato a diventare Raoul Duke in Fear and Loathing in Las Vegas.”
“Nel flm c’è una battuta in cui [Paul Kemp] dice ‘Non ho voce, non so scrivere come sono’”, dice Robinson. “Anche se è uno scrittore, non lo vediamo mai battere i tasti della sua macchina da scrivere fino agli ultimi quindici minuti del film. E’ quando ha trovato la sua voce, la sua inimitabile ira”.


I PERSONAGGI
Non c’è bisogno di dire che Depp era perfetto per il ruolo di Paul Kemp. “Nessun attore è stato più vicino a Hunter Thompson di Johnny Depp”, dice Graham King. Ma anche se Paul Kemp è ispirato, seppur in modo non preciso, a Hunter S. Thompson quando era giovane, Bruce Robinson ha voluto che il personaggio venisse fuori dall’interpretazione fatta da Depp di Thompson, e che non fosse un’imitazione dello scrittore nei suoi ultimi anni. “Ho voluto che Paul Kemp fosse Johnny Depp che interpreta Hunter, ma non con gli shorts e la testa calva”, dice Robinson. “Il film è ambientato tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta, quindi, in un certo senso, è una figura romantica. Rispetto all’esuberanza comica di Paura e delirio a Las Vegas, questo è un dramma. Hunter era molto bello da giovane, e anche Johnny è incredibilmente bello”.

“Johnny si è trasformato in Kemp con molta facilità”, aggiunge King. “Ha aggiunto tante sfaccettature al personaggio ed è fantastico il modo in cui inarca le sopracciglia. E’ molto acuto in ciò che fa e per Bruce è stato il lavoro più facile del mondo dirigere Johnny, perché non c’è bisogno di spiegargli quello che deve fare un attore. Non devi dirgli come interpretare una battuta, specialmente comica”.
Depp, come Robinson, ha voluto sfruttare l’idea di Thompson come un giovane artista in crescita. “Mi sono avvicinato al personaggio di Paul Kemp come se fosse Raoul Duke che sta imparando a parlare. E’ stato come interpretare lo stesso personaggio, solo 15 anni prima. C’è qualcosa dentro di lui, un’energia che brucia e che è pronta a esplodere”.

Quando Kemp inizia a lavorare al San Juan Star, fa subito amicizia con Sala, il fotografo che lavora in cronaca. Per questo ruolo Robinson cercava un attore con una qualità particolare. “Volevo qualcuno relativamente sconosciuto, ma che fosse davvero un grande attore. Michael Rispoli si è dimostrato quello giusto”, dice Robinson. “Bruce mi ha chiamato e mi ha detto ‘L’ho trovato!’, dice Depp. “Appena ho visto la registrazione ho capito che era lui l’attore giusto. Appare e comunica la sensazione di essere un americano espatriato a Puerto Rico, che si è perduto e sta cercando di capire cosa fare della propria vita”.

Robinson non ha avuto dubbi sull’attore che voleva per il ruolo di Sanderson. “Aaron Eckhart è stata la mia prima e unica scelta”, dice. “E’ un ottimo attore e ha quel particolare tipo di bellezza crudele. E’ anche in contrasto assoluto con Johnny Depp, lui ha un fascino ariano, Johnny ha un fascino latino. Sanderson è un imprenditore immobiliare che ha interessi finanziari ed editoriali nel giornale. E’ attraente e spietato”. Depp è stato colpito da quanto il ruolo abbia coinvolto Eckhart. “Ci ha spiazzato tutti, si è impadronito subito del ruolo ed è andato avanti senza esitazioni”.

“Per il ruolo di Chenault, cercavo un’attrice che avesse un lato molto sensuale”, dice Robinson. L’ho fatta diventare la fidanzata di Sanderson per aumentare la tensione drammatica, perché così la ragazza è assolutamente irragiungibile. Tutto il libro è sul sogno americano, e l’ossessione di Hunter di aprire gli occhi e vedere la realtà. Chenault è legata all’uomo che sta sfruttando il sogno e Kemp è pazzo d’amore per lei perché è irragiungibile come il sogno”. Ed è stata proprio la caratteristica di Heard di apparire irragiungibile che ha convinto Depp. “Sembra una di quelle stelle del cinema degli anni cinquanta, ma con una profondità poetica. Nasconde un mistero, non capiamo cosa è successo nella sua vita, ma questo ti spinge a porre domande che normalmente non faresti”.

E’ stato molto interessante anche scegliere l’attore che doveva interpretare Moberg. “Nel libro viene descritto come uno svedese, ma io ho deciso che doveva essere americano”, spiega Robinson. “Giovanni Ribisi è un attore bravissimo e sul set gli piaceva molto apparire come un relitto della società”, continua ridendo. “Penso che Giovanni regali un tocco comico al film. Ha avuto alcune buone idee, ridicole ma perfette. Ha preso un portacenere e lo ha vuotato nella busta di plastica che porta sempre con sé. C’erano dei mozziconi, potevano essere utili. Una pura improvvisazione comica”.

Per il ruolo di Lotterman, il direttore del San Juan Star, Robinson ha scelto Richard Jenkins. “Ha interpretato il ruolo in modo fantastico”, dice Robinson. “Lotterman è un giornalista di vecchio stampo, che probabilmente è stato correttore di bozze per 40 anni al The Baltimore Sun. Ora può sfogarsi e cerca di mandare avanti il suo giornale. All’inizio del film c’è una scena che spero sarà divertente, in cui Lotterman spiega a Kemp che sta cercando gente nuova per far funzionare le cose e crede che lui sia l’uomo che può farlo. Però c’è rum dappertutto! Non è casuale il titolo The Rum Diary. Sono sempre tutti ubriachi nel corso del film!”, afferma ridendo Robinson.

Quando è arrivato il momento di scegliere l’attore per il ruolo di Zimburger, il potente e corrotto ex militare che è in combutta con Sanderson, Robinson aveva qualcuno in mente, ma Bill Smitrovich ha attirato la sua attenzione durante un provino. “Stava dicendo le sue battute ed io sedevo accanto a Denise Charmian, il direttore del casting”, dice Robinson. “Le ho sussurrato qualcosa e lui, perfettamente in linea con il personaggio, mi ha detto ‘sta zitto’ e ha continuato. Fantastico! Bill interpreta quel tipo di persone che fanno apparire Nixon, e perfino Bush, dei gay progressisti”. Un maniaco che pensa ‘spazziamo via l’Unione Sovietica prima che spazzi via noi’. Bill ha uno straordinario potenziale comico e ha dato tanto”.


USARE IL 16MM PER CREARE UNO STILE
Il regista Bruce Robinson è stato felice quando Dariusz Wolski ha accettato di fotografare il film. “Sono andato nell’ufficio di Johnny per incontrarlo”, dice Robinson, “e ho capito subito che avrebbe funzionato. Mi è piaciuto subito e il suo operatore, Martin Shaer, è brillante e con una grande inventiva”.
“Ho avuto il piacere di lavorare con Dariusz per Pirati dei Caraibi”, dice Depp. “Penso che sia un grande pittore, un pittore di luce nella tradizione di grandi come Caravaggio. Non credo che ci sia qualcuno migliore di lui. Dariusz è straordinario”.

La decisione di girare in 16mm è stata presa insieme. “Cercavo un look simile a quello delle cartoline degli anni cinquanta”, dice Robinson. “Abbiamo fatto una serie di test e mi sono piaciuti molto, sono un sostenitore della macchina a spalla, è molto piccolo e si adattava al modo in cui volevo girare il film”.
“Abbiamo parlato di girare il film in Super 16mm e l’idea mi è piaciuta”, dice Dariusz Wolski. “Molti sostengono che le nuove tecnologie sono migliori e più economiche. In un certo senso hanno ragione, ma ho voluto dimostrare che potevamo girare con una macchina a 16mm e fare un film bello come col digitale, se non migliore. Permette maggiore flessibilità, il film ha più possibilità.

Abbiamo girato The Rum Diary in locations diverse, con poca luce. Il mio approccio con la luce è minimalista, non inventare niente, a meno che non venga dalla realtà. Fondamentalmente abbiamo guardato a Puerto Rico come era venti, trenta anni fa. La luce è la stessa. Volevo restare lontano dal look brillante di Hollywood e il 16mm ha aiutato. Abbiamo usato tre obiettivi 16mm per girare tutto il film senza filtri”.
“Dariusz è il tipo che quando ha l’opportunità di fare qualcosa che non è, diciamo, nello standard del XXI secolo, non se la lascia scappare”, dice Depp. “Abbiamo girato in Super 16 ed è stato sbalorditivo, una sorta di ritorno al passato, ai film che vedevamo quando eravamo piccoli, il linguaggio cinematografico degli anni ’50, ’60, precedente ai video. Credo che sia stato un omaggio di Dariusz al cinema ed è stato un onore e un piacere lavorare con lui”.


CREARE L’AMBIENTE
Lo scenografo Chris Seagers e il suo team hanno affrontato un periodo di intense ricerche sulla Puerto Rico del 1960. “Puerto Rico, allora, era un paese depresso”, dice Seagers. “Era molto povero e l’attività principale era l’agricoltura. Comunque gli imprenditori americani cominciavano ad arrivare, portando raffinerie e impianti farmaceutici. I Portoricani venivano messi da parte in nome del progresso, che era in realtà avidità pura. Era questo che Bruce ha volute cogliere. E’ stato un periodo di transizione molto speciale, era finita l’era post-bellica e si stava entrando negli anni ‘60”. “Chris è un magnifico artista”, afferma Depp. “E’ stato molto attento e preciso, ogni dettaglio è della Puerto Rico del 1960”. Graham King aggiunge: “Chris costruiva un set in modo che noi potevamo usarlo tre o quattro volte, ma il pubblico non se ne accorgerà mai! Bastava cambiare gli arredi, è stata una realizzazione molto creativa, in stile guerriglia”.
Per Robinson e Depp erano fondamentali le location giuste. “Non abbiamo girato in teatro perché Bruce Robinson è un animale di strada”, dice Depp. “Gli piace trovarsi in un ambiente che non sia necessariamente strutturato per il cinema, ma per le sensazioni e le emozioni. E’ quello che si potrebbe definire stimolo a disposizione. Bruce è stato fermo nel voler girare in esterni e non c’è niente di meglio per un attore”.

La prima location che Robinson ha cercato è stata la villa sulla spiaggia di Sanderson, che rappresenta l’essenza della storia, il classico paradiso caraibico, acque trasparenti, spiagge bianche, palme e tramonti mozzafiato. Il film non aveva un grosso budget per le costruzioni, ma è apparso subito ovvio che sarebbe stato necessario costruirla. Il dipartimento dei sopralluoghi è stato così fortunato da trovare il posto perfetto, appena fuori la città di Fajardo a Puerto Rico. L’arredatrice Rosemary Brandenburg è rimasta estasiata quando ha visto la casa di Sanderson.
“Chris Seagers mi ha raccontato di aver lavorato una volta con un architetto specializzato nel ricreare lo stile degli anni ‘60”, dice Brandenburg. “E’ stato un vero e proprio tour de force di architettura e una magnifica opportunità per me poterla arredare”.

Un altro set importante è stato quello dell’appartamento di Sala. Robinson e Seagers hanno voluto usare una location reale a Old San Juan. “Era necessario che fosse in netto contrasto con la villa di Sanderson, che era all’avanguardia dal punto di vista architettonico per quei tempi”, dice Seagers. “Ma non è stato facile trovare il posto giusto, perché doveva avere un affaccio particolare: in una delle scene Kemp e Sala guardano la televisione del dirimpettaio usando dei binocoli. Praticamente abbiamo visitato ogni edificio vuoto di Old San Juan prima di trovare la casa di O’Donnell Street. Abbiamo preso una casa abbandonata e l’abbiamo svuotata completamente”.
“Poi, per arredare quell’alloggio da scapoli abbiamo portato dei mobili vecchi e malridotti. Oltre a Sala ci vive anche Moberg, che dorme sul divano”, dice Brandenburg. “Ma poichè ha una stanza vuota, invita Kemp a stare da lui”.

E’ stato cruciale anche individuare il set per gli uffici del San Juan Star, il giornale dove Kemp trova un lavoro quando arriva sull’isola e dove incontra gli altri protagonisti della storia. “Bruce voleva che si vedesse un certo panorama e che ci fossero finestre degli anni ‘30”, dice Seagers. “Un giorno, mentre attraversavamo Old San Juan, abbiamo visto un edificio proprio di quell’epoca, siamo entrati e al sesto piano abbiamo trovato una serie di uffici. C’erano pochi apparecchi per l’aria condizionata e problemi con il tetto, ma per il resto era perfetto. Il problema era se ce lo avrebbero fatto ristrutturare, ma guarda un po’, ci hanno accordato il permesso. Allora abbiamo abbattuto tutte le pareti creando un unico grande spazio”.

Oltre agli uffici del giornale, un altro elemento chiave visivamente è la macchina tipografica, ma Seagers era molto scettico sulla possibilità di trovarne una risalente a quegli anni. “Un giorno abbiamo saputo che The San Juan Star era stato chiuso”, dice Seagers, “allora abbiamo rintracciato il proprietario che ci ha invitato a vedere la sua. Non era proprio di quel periodo, ma le macchine da stampa non sono poi cambiate molto. Aveva tutto quello di cui avevamo bisogno, nastri trasportatori e perfino i rotoli di carta. L’abbiamo riverniciata e abbiamo aggiunto qualche dettaglio per renderla più adeguata al periodo storico”.
Mentre Seagers e il suo team si occupavano della macchina tipografica, hanno avuto anche la possibilità di consultare gli archivi. “E’ incredibile”, dice Seagers, “ma abbiamo trovato delle rastrelliere di legno con copie rilegate del The San Juan Star che risalivano alla fine degli anni ‘50.
Era tutto lì, tutto il materiale di consultazione di cui avevamo bisogno era tutto lì. Fortunatamente il proprietario ci ha permasso di usarlo per il set degli uffici del giornale”.

Una delle sfide più impegnative per Seagers e il suo team sono state le sequenze della festa in maschera. “Dovevamo ricreare l’isola di St. Thomas a Puerto Rico, e sono luoghi abbastanza diversi”, dice Seagers. “Poi abbiamo trovato una vecchia città coloniale a Vega Baja. Aveva bisogno di qualche intervento, ma la struttura su cui lavorare c’era, una bella piazza e una fantastica architettura coloniale. All’interno dell’edificio principale c’erano alcuni uffici e loro ci hanno permesso di creare il Colonial Hotel e una zona bar con una bella vista sulla piazza. La città di Vega Baja si è dimostrata veramente utile”.
Due scene che hanno impegnato molto la produzione sono state quelle dei combattimenti dei galli. “I combattimenti tra galli sono un elemento essenziale del personaggio di Sala”, dice Seagers. “Bruce si è sempre preoccupato di come sarebbero state girate senza mai far vedere un combattimento. Si trattava di mostrare la coreografia dei movimenti di quei bellissimi animali.

Abbiamo compiuto molte ricerche su quello che volevamo riprendere, in particolare avevamo bisogno di vedere i galli balzare in aria, spiegando le ali”. E’ stato fatto molto lavoro per garantire che i realizzatori avrebbero girato le scene di cui avevano bisogno senza che i galli subissero il minimo danno. Per raggiungere questo obiettivo, la produzione ha invitato la American Humane Association a supervisionare tutte le azioni che prevedevano l’uso di animali, compreso il combattimento dei galli. La funzionaria Laura Sweet ha lavorato al periodo iniziale di training, e alla prima sequenza, poi è arrivata un’altra funzionaria, Gina Johnson, per aiutarla per la prima scena, visto che c’era un numero elevato di animali. Il veterinario Antonio Riveras ha invece monitorato il loro stress e la spossatezza dovuta al caldo.
Anche la selezione del materiale di scena è stata molto importante. “Abbiamo svolto molte ricerche, in particolare per le fotografie e il materiale scritto, volevamo che ogni dettaglio fosse giusto”, dice Drew Petrotta, e per questo sono state usate molte fotografie di Hunter S. Thompson, che vi appare anche con la sua pipa, la sua macchina da scrivere e varie bottiglie di liquore.

“L’oggetto più importante era la macchina da scrivere”, dice Petrotta. “Abbiamo esaminato una ventina di esemplari diversi prima di trovarne una che andasse bene a tutti. C’erano molti tipi di macchine da scrivere in quegli anni e noi ne cercavamo una con cui Johnny si trovasse bene, che a Bruce piacesse dal punto di vista estetico e che fosse simile a quella che usava Hunter”. Un altro elemento chiave dello stile di The Rum Diary sono state le auto d’epoca. Il coordinatore dei mezzi di scena, Steve Mann, ha lavorato con un esperto del posto, Rick Gonzalez, e insieme hanno individuato tutte le auto che erano necessarie. Mann ha scoperto con grande piacere che sull’isola c’erano molte auto di quegli anni, in ottime condizioni. “Abbiamo trovato una Lincoln Town, e altre vecchie macchine perfettamente restaurate”, conferma Mann. “Ovviamente abbiamo dovuto invecchiarle un po’ e sporcarle, ma le abbiamo pulite perfettamente prima di riconsegnarle ai proprietari”, dice sorridendo.


COSTUMI D’EPOCA
La costumista Colleen Atwood ha collaborato spesso in passato con Johnny Depp, con il produttore Patrick McCormick e il coproduttore Peter Kohn, quindi è stato naturale che venisse chiamata anche per questo film. “Nel corso degli anni ho fatto molti film con Colleen e so che mette tanta passione in tutto quello che fa”, dice McCormick.
“Soprattutto in un film come questo. Oltre a vestire gli attori principali, si occupa con attenzione anche di ogni comparsa. Niente roba usa e getta. I loro abiti sono scelti accuratamente e personalizzati. Quando si vedono quelle riprese di sfondi, ci si rende conto di quanto siano ben vestite le comparse”.

“Conosco Johnny da Edward mani di forbice, molto tempo fa”, dice Atwood. “E’ come se fossimo cresciuti insieme. Rispetto molto Johnny e sua sorella, Christi Dembrowski, una dei produttori del film. Siamo veramente una bizzarra, grande famiglia. Johnny ha la capacità di farti sentire in questo modo e io lo adoro per questo”.
“Quello che Colleen fa per me è definire il personaggio ancor prima che me ne impadronisca”, dice Depp. “Lo coglie perfettamente prima di tutti noi”. “C’era una quantità minima di abiti per i protagonisti in questo film”, continua Atwood. “Kemp, il personaggio di Johnny Depp, arriva con un’unica valigia e vive fuori per tutto il film, quindi il suo guardaroba è molto ridotto. Esce a fare compere un paio di volte per comprare qualche t-shirts, ma sostanzialmente indossa sempre le stesse cose”.

“Sanderson è molto più ricco di glamour e quindi abbiamo creato tanti abiti per Aaron Eckhart”, dice Atwood. “Ogni volta che lo vediamo ha un look casual, ma di una persona danarosa. Chenault è una specie di trofeo per Sanderson, che la veste e la ricopre di gioielli all’ultima moda europea e della Puerto Rico di allora”. “Quello che ha fatto per Chenault è stato fondamentale e ha creato un’atmosfera che riesce a comunicare emozione al pubblico”, aggiunge Depp.
“Poi abbiamo gli altri personaggi che Kemp incontra nell’ambiente giornalistico”, dice Atwood. “Sala è sostanzialmente una brava persona che se la passa male e che non se ne andrà mai. Indossa la classica camicia con le tasche dei Caraibi, ma non la lava né la stira spesso. Vive con i suoi galli e, a suo modo, ha trovato un posto nel mondo. Si veste a strati e ogni giorno aggiungevamo sudore vero e finto”.
“Moberg, interpretato da Giovanni Ribisi, è un uomo che ha superato il limite”, dice ridendo Atwood. “E’ completamente fuso e non prende in considerazione la pulizia personale e l’ordine. I suoi abiti sono una specie di divisa artistica, non si rende neppure conto se è all’esterno o all’interno”.

Una delle scene più impegnative per Atwood è stata quella del Carnevale. “Abbiamo preparato oltre 800 costumi”, ricorda la costumista. “Si supponeva che fossimo a St. Thomas, non a Puerto Rico, quindi abbiamo cercato di aggiungere tocchi etnici tipici dell’isola. In sostanza un mix di turisti bianchi, gente del posto e caraibici di origine africana su uno sfondo spagnoleggiante”.
“I costumi caraibici mescolano moltissime cose e noi abbiamo basato le nostre ricerche sul vero Carnevale che si tiene a St. Thomas, ma l’abbiamo reso più cinematografico, ideato delle maschere e aggiunto personaggi. Bruce ha voluto trampolieri e altre cose del genere, non è stato facile, non è il mio stile di lavoro, ma tutto doveva apparire preparato in casa e ce l’abbiamo fatta egregiamente secondo me”.


LE RIPRESE
Dieci settimane di riprese di un film, ispirato a un romanzo di Hunter S. Thompson, a Puerto Rico, con Johnny Depp, cosa volere di più? Le riprese sono iniziate nella storica e bella città di Old San Juan e il cast e la troupe hanno soggiornato nel leggendario Caribbe Hilton, dove è stato per un certo tempo anche Thompson. “Vorrei girare tutti i film a Puerto Rico”, afferma il produttore Graham King. “Il mio albergo era sulla spiaggia e andavo a nuotare tutte le mattine!”
Old San Juan è una tappa fissa di molte crociere nei Caraibi e ben presto tra la gente del posto e i turisti si è sparsa la voce che in città c’era Johnny Depp. All’inizio si trattava solo di un piccolo gruppo di curiosi, ma dopo che ne ha parlato il giornale locale le strade intorno al set si sono riempite di gente desiderosa di vedere l’attore dal vivo.

Giorno dopo giorno il numero è cresciuto e alla fine la sicurezza ha dovuto creare un cordone per tenere lontani i fans e i media. Ogni notte, alla fine delle riprese, Johnny Depp attraversava quel cordone e andava a stringere mani e a firmare autografi. I suoi fans e i paparazzi locali erano estasiati. Parecchi bambini arrivavano vestiti da pirati e Johnny si fermava a chiacchierare con loro.
Completate le riprese a San Juan, la produzione si è trasferita a Fajardo, sulla cost nord-orientale di Puerto Rico, dove è iniziata la costruzione della casa di Sanderson sulla Governor’s Beach, uno dei luoghi più belli ed esclusivi dell’isola. Alla Roosevelt Roads Naval Station, ex base aerea U.S., sono state girate le scene in cui appare la Corvette rossa, mentre altre sono state fatte a El Yunque, la famosa foresta pluviale di Puerto Rico.
Durante le riprese a Puerto Rico, Johnny Depp ha ricevuto la visita di tanti vecchi amici, tra cui la poetessa, cantautrice e visual artist Patti Smith.

Smith è stata molto occupata nel periodo che ha trascorso a Puerto Rico. “Non faccio mai solo una visita”, dice Smith. “Se mi piace il posto in cui mi trovo, mi impegno molto. Ho tenuto un diario di The Rum Diary , ho scattato tante fotografie, fatto osservazioni e scritto alcune canzoni. E’ stato un momento molto produttivo. E’ stato bello vivere in una atmosfera positiva, con gente concentrata su un lavoro comune ed è sorprendente quante cose ho fatto mentre non avrei dovuto fare nulla e poi è stato interessante vedere Paul Kemp diventare Hunter S. Thompson”, osserva Smith. “Johnny conosce molto bene i meccanismi interiori di Hunter, la sua narrativa, e la può riferire a un tipo come Paul Kemp”.
Dopo aver letto la sceneggiatura in aereo, Smith ha avuto l’ispirazione per scrivere una canzone.
“Mi sono addormentata leggendo e quando mi sono svegliata avevo questa piccola canzone in mente. L’ho scritta perché volevo cantarla come dono per Bruce e Johnny. Tra tutti i punti di vista ho scelto quello di Chenault”. La canzone ora è nei titoli di coda del film.

Hunter S. Thompson è morto nel 2005, ma Depp e Robinson erano decisi a mantenere vivo il suo spirito sul set. “Uno dei miei tentativi di salutarlo è stato continuare nella nostra impresa e costringerlo, anche se è morto, a fare il produttore”, dice Depp. “Ho chiesto che ci fosse una poltrona per Hunter con il suo nome scritto sopra; ho chiesto che ci fosse una copia della sceneggiatura per lui, con il suo nome scritto sopra; ho chiesto che ci fosse un portacenere e una stecca di Dunhills e un accendino, per Hunter, ogni giorno; ho chiesto che ci fosse una bottiglia di Chivas Regal accanto alla sua poltrona, ogni giorno, e, ovviamente, anche un bicchiere pieno di ghiaccio, per Hunter. Tutto questo come omaggio a Hunter, per salutarlo. Bruce ed io arrivavamo ogni mattina sul set, prendevamo il bicchiere con il ghiacci e lo riempivamo di Chivas Regal, intingevamo un dito nel liquore o ne bevevamo un sorso, prima di iniziare a lavorare, solo per essere sicuri che Hunter fosse lì. E lui c’era. Ogni giorno, ogni momento, ogni secondo. Per noi”.

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