Regista: T. Sean Durkin
Titolo originale: Martha Marcy May Marlene
Durata: 102'
Genere: Drammatico, Thriller
Nazione: U.S.A.
Rapporto:
Anno: 2011
Uscita prevista: Cannes 2011,25 Maggio 2012 (cinema)
Attori: Elizabeth Olsen, Sarah Paulson, John Hawkes, Hugh Dancy, Brady Corbet, Christopher Abbott, Michael Chmiel, Maria Dizzia, Julia Garner, Louisa Krause, Diana Masi
Sceneggiatura: T. Sean Durkin
Trama, Giudizi ed Opinioni per La fuga di Martha (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
Titolo originale: Martha Marcy May Marlene
Durata: 102'
Genere: Drammatico, Thriller
Nazione: U.S.A.
Rapporto:
Anno: 2011
Uscita prevista: Cannes 2011,25 Maggio 2012 (cinema)
Attori: Elizabeth Olsen, Sarah Paulson, John Hawkes, Hugh Dancy, Brady Corbet, Christopher Abbott, Michael Chmiel, Maria Dizzia, Julia Garner, Louisa Krause, Diana Masi
Sceneggiatura: T. Sean Durkin
Trama, Giudizi ed Opinioni per La fuga di Martha (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
Fotografia: Jody Lee Lipes
Montaggio: Zachary Stuart-Pontier
Musiche: Saunder Jurriaans, Danny Bensi
Scenografia: Chad Keith
Costumi: David Tabbert
Produttore: Antonio Campos,Josh Mond,Chris Maybach,Patrick Cunningham
Produttore esecutivo: Ted Hope,Matt Palmieri,Saerom Kim,Saemi Kim,Alexander Schepsman
Produzione: BorderLine Films
Distribuzione: Twentieth Century Fox
Montaggio: Zachary Stuart-Pontier
Musiche: Saunder Jurriaans, Danny Bensi
Scenografia: Chad Keith
Costumi: David Tabbert
Produttore: Antonio Campos,Josh Mond,Chris Maybach,Patrick Cunningham
Produttore esecutivo: Ted Hope,Matt Palmieri,Saerom Kim,Saemi Kim,Alexander Schepsman
Produzione: BorderLine Films
Distribuzione: Twentieth Century Fox
La recensione di Dr. Film. di La fuga di Martha
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Colonna sonora / Soundtrack di La fuga di Martha
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).
Voci / Doppiatori italiani:
Benedetta Degli Innocenti: Martha
Chiara Colizzi: Lucy
Francesco Bulckaen: Ted
Gaetano Varcasia: Patrick
Benedetta Ponticelli: Zoe
Personaggi:
Elizabeth Olsen: Martha
Sarah Paulson: Lucy
Hugh Dancy: Ted
John Hawkes: Patrick
Christopher Abbott: Max
Brady Corbet: Watts
Maria Dizzia: Katie
Julia Garner: Sarah
Louisa Krause: Zoe
Adam Thompson: Barista
Informazioni e curiosità su La fuga di Martha
Note dalla produzione:“La paura è l’emozione più sorprendente, perché crea consapevolezza.” -- Patrick: LA FUGA DI MARTHA
Vincitore nel 2011 del Premio per la Miglior Regia al Festival Sundance, e del Prix de la Jeunesse a Cannes, si apre con Martha (Elizabeth Olsen al debutto in un film per il grande schermo) che scappa da un’idilliaca fattoria verso i boschi dell'Upstate dello Stato di New York. Spaventata e senza posto ove andare, chiama la sorella lontana che non vede da anni (Sarah Paulson), e si trova improvvisamente nel Connecticut in una lussuosa casa estiva in riva al lago, con Lucy e il suo nuovo marito Ted (Hugh Dancy).
In chi puoi credere quando nessun posto è casa tua?
Il primo film di Sean Durkin è il viaggio intimo nel pericolo profondo, in cui lui e una fluida cinepresa indagatrice seguono una giovane fuggita da un culto idealistico ma invadente in una fattoria isolata lontana da ogni contatto con la società. Trovato rifugio presso la sorella, sembra essere in salvo, ma Martha, con i segreti nascosti dentro di sé, è lungi dall’esserlo, la vita quotidiana di famiglia le appare strana come il mondo da cui è fuggita e in nessun posto si sente a casa propria.
Durkin è sempre stato affascinato dal potere e dal fascino dei culti utopici in America, modellati sulla famiglia. Con LA FUGA DI MARTHA ha però voluto esplorare il tema, spesso presentato con pennellate larghe e sensazionalistiche, da una prospettiva personale originale –dall’interno della pentola a pressione delle emozioni che assalgono una ragazza che cerca di fuggire da un culto che la ha lasciata con domande sul suo posto nella società, il suo futuro e la propria colpevolezza.
“Ho voluto fare qualcosa imperniato sui personaggi, contemporaneo e naturalistico,” spiega Durkin “Trovo che d’abitudine i culti sono tratteggiati in modo che alla fine risultano caricature di se stessi. Ho perciò preso a fare un sacco di ricerche, e ho letto un passaggio che mi è letteralmente saltato addosso e mi ha detto ‘questa è la storia che voglio raccontare.’ Trattava di una ragazza che aveva lasciato un gruppo che stava crescendo sempre più violento. Mi chiedevo come fossero per lei le settimane successive alla sua fuga. Come ci si riadatta alla normale società dopo quello che si è
vissuto?”
Durkin cominciò a parlare della storia che stava nascendo con i suoi partner di Borderline Films, solida compagnia indipendente costituita da Durkin, John Mond e Antonio Campos quando ancora erano studenti alla Scuola di Cinematografia della New York University. Il collettivo ha da allora inglobato un crescente gruppo di collaboratori –quasi tutti sotto la trentina- per esplorare ogni via della cinematografia, dalla sceneggiatura alla regia, dal montaggio alla produzione e alle riprese. La loro forza trainante è stata scambiarsi reciprocamente il massimo della creatività anche nel mezzo delle oscillazioni economiche dell'industria del cinema.
Mond e Campos misero subito in chiaro che avrebbero fatto di tutto per aiutare Durkin a realizzare la nuova idea. “La caratteristica del nostro modo di lavorare è che ciascuno di noi si impegna al massimo su quanto è necessario per gli altri.” spiega Mond. “Sean, Tony e io abbiamo costruito una profonda fiducia reciproca, e questo traspira da tutto ciò che facciamo, a qualsiasi livello.”
Campos aggiunge: “Sapevamo che Sean era la persona giusta per narrare questa storia perché ha molta sensibilità. È un cineasta classico sotto moltissimi aspetti. Si preoccupa realmente, cosa rara, di trovare la verità nell'attimo. Anche un altro regista avrebbe potuto fare questo film, ma non con tale finezza e potenza. Abbiamo sempre mantenuto questa fiducia in lui, e sin dall'inizio il nostro lavoro è stato di far focalizzare Sean su ciò che conta: il lato creativo del film. Tra di noi non si tratta di lottare semplicemente per un regista, si tratta di lottare per un amico.”
Quando Durkin ebbe cominciato la stesura, facendo spesso rimbalzare idee tra Campos e Mond, realizzò che la storia centrava il bersaglio anche più di quanto avesse immaginato. “Un'amica si fece avanti dicendo di aver vissuto qualcosa di simile. Non aveva mai parlato prima di ciò apertamente, e voleva aiutarmi. Condivise con me le sue vicissitudini, molto dolorose, orribili e tristi. È stata molto generosa.” dice Durkin “Mi ha fornito le basi per la storia di Martha.”
La sua immaginazione esplose: Durkin cominciò a raffigurarsi immagini nitide e dettagliate della setta in cui Martha entra, con lo stile di vita di 'ritorno alla terra' e la filosofia alternativa del capo, Patrick.
“La domanda che mi ponevo era come rendere reale ciò?” Durkin ricorda “Vi fu una svolta quando salii ai monti Catskill e vidi tutte quelle fattorie abbandonate. Mi resi conto di quanto sarebbe facile per chiunque andare, aprire una comunità e subito avere 20 persone che vivono insieme nella fattoria. Ecco il fondamento per la comunità di Patrick.”
Durkin ha messo in Patrick molte delle qualità contraddittorie che rendono il capo di un culto tanto capace di attrarre cieca devozione: carisma, compassione per i seguaci, filosofie idealiste che si levano in opposizione a una società materialista e anche un talento musicale che gli regala momenti di facile fascinazione malgrado le loro azioni nere. Durkin rende però anche chiaro come queste qualità vengano sovvertite dal potere nelle mani di Patrick, in particolare verso le giovani. Lega la comunità non solo con i vincoli di intima familiarità, ma anche con le catene della violenza, giustificando a ogni passo se stesso come padre amoroso verso il suo gregge. Patrick può vedere se stesso come un visionario morale, ma Durkin lo mostra violare ogni limite etico in nome delle sue credenze.
“Qualcosa di quanto Patrick dice proviene da verità reali,” fa notare Durkin. “Egli parla di essere nel momento, di concentrarsi sugli altri, e sulla terra, e di cosa significa per tutti essere insieme, ma poi manipola tutte queste idee attraenti per ottenere quanto vuole.”
La chiave della sceneggiatura di Durkin era il suo tono, che fonde la paura crescente dei film dell'orrore con il naturalismo realistico di un dramma ridotto alle emozioni più essenziali. Sebbene la storia scavi in mondi visti raramente, Durkin nota che in essa vi sono anche aspetti riferibili a chiunque abbia mai sentito di cercare di essere due persone contemporaneamente. “In sostanza si tratta di una storia sull'identità,” egli dice “Nella fattoria parlano sempre di 'trovare il proprio ruolo nella famiglia,' che credo sia una parte basilare della natura umana. Noi tutti vogliamo appartenere, essere parte di qualcosa, sentire che contribuiamo in qualche modo al gruppo. Non importa chi tu sia, ciascuno incarna ruoli e personaggi lievemente differenti per le diverse parti della propria vita. Martha, come molte persone, non è più certa di chi o cosa sia, ma la sua è una situazione estrema.”
Quando stava ancora lavorando alla sceneggiatura di LA FUGA DI MARTHA, Durkin decise di dovere cimentarsi come regista esordiente di film a soggetto (aveva già prodotto diversi progetti per Borderline Films), e perciò scrisse e diresse un cortometraggio, nato anch'esso da ricerche sui culti. Con Campos e Mond come produttori, nel 2010 Durkin girò MARY LAST SEEN (2010), con Brady Corbert, per circa 400 dollari pagati con carta di credito. Alla Quinzaine des Réalizateurs del Festival di Cannes vinse per il cortometraggio il premio alla Regia, catalizzatore per il passo successivo.
“Mandammo il film al Sundance senza pensarci troppo, e contemporaneamente sottoponemmo il copione per LA FUGA DI MARTHA allo Screenwriters Lab. Entrambi vennero accettati, e questo cambiò veramente le cose.” ricorda Durkin. “Il corto era al Sundance per poi andare a Cannes; mentre ero allo Screenwriters Lab, Josh e Antonio riuscirono a assicurare un piccolo finanziamento. Tornai a casa e mi misi al lavoro a spron battuto.”
Campos dà a Mond il merito di aver creato molto del vapore propulsore che ha permesso loro di creare il film. “L'accanimento di John come produttore è sbalorditiva,” dice. “È qualcosa di speciale, ed è stata una forza motrice per avere questo, e tutti gli altri nostri film, realizzati.”
Ribatte Mond “Ritengo che molti ci hanno sostenuto perché si sono sintonizzati con il soggetto di Sean e hanno creduto nel progetto fin dall'inizio. In definitiva, tutti quelli che si sono uniti alla produzione, dal cast in giù, hanno avuto fiducia nella visione e nell'istinto di Sean.”
Martha, alias Marcy May, alias Marlene
Il primo compito importante dei cineasti è stato la selezione per il personaggio centrale del film, la giovane di nome Martha, che diventa Marcy May (e a volte Marlene) come membro di una settafamiglia – e torna a essere nuovamente Martha nell'audace scommessa per una nuova vita propria. Il Direttore del Casting Susan Shopmaker, della cerchia dei collaboratori di Borderline Films, sorprese tutti proponendo per il ruolo Elizabeth (Lizzie) Olsen, che sino a allora non era mai comparsa in un film. Nello stupore dei cineasti, la Olsen si dimostrò pronta a immergersi senza timore nei recessi più oscuri della mente di una giovane che affronta confusione, paranoia, vergogna e disprezzo, e che lotta per il proprio futuro.
Quando Sean Durkin assistette per la prima volta all'audizione della Olsen, seppe di aver trovato proprio la persona giusta per questo viaggio impegnativo. “Lizzie è così interessante da guardare, così unica e bella; ha in se stessa profondità e forza emotiva. Quando l'ho vista ho intuito che lì c'era tutto.” ricorda. “Potevo vederla camminare su una strada, raccogliere una pietra e frantumare un finestra -come una che può portarsi appresso questa rabbia ribollente ma ha anche la forza di farla volar via.”
La Olsen, per parte sua, trovò la storia avvincente e credibile, e immediatamente sentì di potere intuire tutto quel che si muoveva sotto la pelle di Martha, con lo strano passato che stilla nel suo presente. “È stata la prima sceneggiatura a rendermi realmente eccitata appena l’ho letta,” dice la Olsen. “Era qualcosa di molto diverso e potevo vedere molto chiaramente il personaggio. Ho capito la sua psiche e, in un certo verso bizzarro, Martha mi è veramente piaciuta.”
“Mi è particolarmente piaciuto,” -continua, “che Sean non concede mai informazioni agli spettatori. Tratta lo spettatore da persona intelligente e gli consente di scoprire le cose quando le scopre il personaggio. Ero anche meravigliata che un uomo avesse scritto una sceneggiatura così buona per una donna. È veramente qualcosa di forte, speciale. Martha è il genere di personaggio che mi auguro molti più cineasti creeranno per giovani donne. Martha non è uno stereotipo, e le sue lotte sono molto reali.”
Le lotte di Martha hanno avuto inizio molto tempo prima all'interno di una vita familiare travagliata, che la Olsen ritiene l’ abbia resa facilmente vulnerabile al fascino di una comune che le offre il sapore della famiglia, poiché lei ha la sensazione di aver perduto tutta la sua infanzia. “All'inizio Martha pensa di aver trovato con questa famiglia il suo senso di scopo, mai avuto nella vita,” dice la Olsen.
“Patrick è la prima persona che l'abbia mai fatta sentire amata e importante. È questo che la porta a restare nella fattoria, ma quando comincia a chiedersi cosa accade moralmente all'interno della famiglia, ecco che nascono i problemi. Inizia a chiedersi quanto lontano siano disposti a spingersi nell'essere autosufficienti in questo posto apparentemente felice e piacevole.”
Per la Olsen era chiaro sin dall'inizio perché Martha fosse riluttante a parlare con la sorella, o con chiunque altro, di cosa avesse passato. “Lei in realtà ritiene di non potere parlare di ciò e vive ancora in uno stato di paranoia estrema, incapace di fiducia in chiunque,” spiega. “Martha va da Lucy solo perché non ha alcun altro posto dove andare, ma tra le due non c'è precisamente il rapporto più stretto. Lucy si è appena sposata e, benché cerchi a tentoni di aiutare Martha, nella casa si creano un sacco di frizioni.”
Molte di queste frizioni nascono dal comportamento inspiegabile di Martha. “Lei non riesce proprio a ricordare come si presume ci si debba comportare nella società,” spiega la Olsen, “e crede ancora nello stile di vita della setta. Vuole essere disinteressata e non materialista, ma queste idee sono ora ingarbugliate nella sua mente. Non capisce piccole cose, tipo come la gente siede a tavola per mangiare -per anni non si è seduta con un maschio, e perciò non può mangiare di fronte a un uomo. Non sa neanche quando essere spogliati è normale e quando no. È una straniera in terra straniera.”
Una volta sul set, la Olsen ha sviluppato con Durkin un rapporto che è stato la chiave della sua abilità nel riuscire tanto trasparente nel ruolo. “Sean è tanto premuroso e sensibile che è stato come essere diretta da un buon amico. Con lui puoi condividere i tuoi segreti perché sai che li manterrà. Ha sempre risposto alla mie domande -e io gliene ho fatte tante- e ogni cosa che diceva era a segno.”
La Olsen ammette che le sequenze più cupe del film erano terrificanti per lei, ma ci si è comunque buttata. “Quando arriva nella fattoria Martha è del tutto all'oscuro di qualsiasi nozione sulla sessualità e ciò che le succede sarà spaventoso da affrontare. per chiunque Era difficile da interpretare, ma avevo piena fiducia in Sean, che mi ha dato tutto lo spazio e il tempo che mi erano necessari.”
Josh Mond era impressionato di quanto la Olsen restasse positiva in queste circostanze. “In definitiva ha affrontato un sacco di sfide,” dice, “ma Lizzie possiede un'energia contagiosa, quel genere che dà il tono a tutti. Il solo guardarla coinvolgeva tutti noi.”
Aggiunge Antonio Campos: “Lizzie è stata la più grande scoperta del film. Tutti noi abbiamo guardato il nastro del suo provino un milione di volte e il giudizio comune era che aveva un potenziale incredibile. Naturalmente c'è sempre un po' di azzardo, e non sai mai esattamente che ne sarà di un desiderio, ma presto vedemmo che nessuno lavorava più duro di Lizzie, che non smise più di migliorare.”
Lavorare con John Hawkes fornì alla Olsen la fiducia in più necessaria per entrare in zone molto rischiose, come quando Patrick “inizia” Marcy May alla sua versione forzosa di intimità condivisa con la famiglia. “Ci siamo trovati in molte posizioni compromettenti,” dice la Olsen, “ma con John non mi sono mai sentita a disagio quanto si supponesse dovessi essere. John mi ha fatto sempre sentire come se ogni cosa stessimo facendo fosse sicura.”
Sicurezza costante era essenziale, dato che la Olsen ha passato buona parte del film in una sorta di stato di nudità -emotivamente e letteralmente, spesso sporca, senza trucco, né vestiti e neanche protezioni.
“Il film è su reazioni umane autentiche, sulla vita autentica.” osserva. “Nulla è manipolato.” Era il solo modo in cui avrebbe potuto funzionare, dato che la storia di Martha è imperniata sull'attirare lo spettatore dentro le sue paure e insicurezze. “È buffo, perché siamo stati veramente bene quando giravamo, ed è stato molto bello interpretare Martha... Ma io trovo ancora la sua vita completamente terrificante.” sintetizza la Olsen.
Nella fattoria
Sean Durkin sapeva che per ricreare la vita di Martha nella fattoria aveva bisogno di un attore che potesse evocare il fascino e gli impulsi selvaggi del capo della comunità Patrick. Non aveva dubbi che John Hawkes, fresco della sua candidatura all'Oscar, insieme a Jennifer Lawrence, per il bruciante ruolo dello Zio Teardrop in Un gelido inverno (Winter's Bone, 2010) potesse dare al personaggio la necessaria profondità umana.
Hawkes dice che lavorare con Elizabeth Olsen gli ha ricordato molto dell'impatto catalizzante con la recitazione della Lawrence. “Ho avuto subito la forte impressione che Lizzy batteva fuori campo, molto come faceva Jennifer in Un gelido inverno,” dice. “Sono entrambe due ragazze mature al di là della loro età, entrambe molto risolute e coraggiose.”
Hawkes trova infatti similarità basilari tra questi due film indipendenti crudamente realistici, a prescindere dalle differenze di soggetto, ambientazione e stile. “La cosa interessante è che entrambi sono imperniati su una giovane, in forme che di solito non ci capita vedere.”
È stata l'inusitata natura della storia a avvincere sin dall'inizio Hawkes. “Ci sono in giro molte sceneggiature sui culti e le sette, ma questa era completamente diversa.” dice. “Soltanto la metà trattava della vita nella comunità, l'altra metà era invece sul tentativo di una giovane donna di vivere nel mondo dopo esserne fuggita. La sceneggiatura aveva tante zone grigie, molta tensione e nessuna facile risposta. Quando ho parlato al telefono con Sean, è stato così convincente e persuasivo da portarmi a un atto di fede.”
Sebbene Patrick abbia caratteristiche di personalità in comune con molti famigerati capi setta americani - da Charles Manson a Jim Jones a David Koresh - Hawkes non voleva ispirarsi a nessuno di essi. “Abitualmente io eccedo nella preparazione, ma in questo caso particolare non ho voluto fare grandi ricerche: non volevo modellare Patrick su alcun personaggio della vita reale.” chiarisce. “Sentivo che il mio compito era di farne un seduttore credibile e mai sopra le righe. Ho pensato che più fossi riuscito a farne una persona reale, premurosa e carismatica, più sarebbe stato uno che Martha avrebbe voluto seguire e in cui credere. Ho cercato di evitare l'ovvio. Ho voluto presentarlo come un essere umano normale, perché così le cose diventano molto più interessanti.”
Una parte del fascino di Patrick risiede nella sua abilità nello stimolare l'autostima nei giovani con il semplice accenno di un caldo sorriso paterno di approvazione. “Penso che molti manipolatori sono bravi in questo.” osserva Hawkes. “Essi trovano ciò di cui una persona manca e cercano di trasmetterglielo. Patrick è abile nell'essere giusto il tipo di figura paterna a cui si aggrapperebbe una ragazza angosciata.”
Ancora, con tutta la sua strumentalizzazione e degenerazione morale, Hawkes è riuscito a trovare un briciolo di qualcosa di genuino nell'intimo di Patrick. “Non ho mai interpretato un personaggio che non mi piacesse e non fossi in grado di rendere.” -commenta. “È un tipo che difficilmente può piacerti, ma una delle cose eccitanti dell'essere attore è trovare, con un tipo come Patrick, dei momenti in cui il pubblico possa parteggiare per lui. Questa era la sfida.”
Girare sui monti Catskill, in un pacifico scenario rurale che ti sembra un tuo mondo privato, ha aiutato Hawkes a intuire i momenti in cui ai giovani nuovi arrivati la comunità sembra una più piacevole alternativa all'ostico mondo esterno. “Eravamo tutti isolati lassù e ci si sentiva realmente una famiglia, una vera comunità,” dice Hawkes, “e questo era ottimo per il film.”
In una sequenza avvincente, tanto veritiera quanto inquietante, Hawkes ritrae Patrick che canta ai seguaci una canzone dedicata a Martha. Avendo suonato per tutta la vita, Hawkes intendeva affrontare l'esecuzione intima da bivacco improvvisando su un classico folk di Jackson Frank degli anni '60, dal titolo appropriato di “Marlene”. “Volevo porgere la canzone allo stesso modo in cui in un film porge la storia,” ci spiega. “Lo abbiamo fatto senza montaggio, giusto suonando le parti soliste direttamente, con tutte le imperfezioni. Quel giorno faceva molto freddo e parte della difficoltà consisteva in nient'altro che nel cercare di non battere i denti!”
Hawkes prosegue: “La sentivo come un'ottima canzone per il film -misteriosa, strana e psichedelica e dal retrogusto dolce e piacevole. Ero preoccupato di come la scena sarebbe risultata, ma è stato un vero divertimento. È stato un certo arricchimento della colonna sonora, che dà a Patrick un certo spessore mettendo il luce un suo aspetto positivo... e più si riesce a arricchire la storia meglio è.”
La canzone ha reso chiaro a Elizabeth Olsen perché Hawkes fosse adatto al ruolo. “Se si trattasse di uno viscido e spaventoso,” dice lei, “non crederesti che possa attrarre tutta questa gente nella fattoria, ma con John c'è qualcos'altro, un piccolo stimolo. Riesce a essere una persona molto gentile, e quando canta per Martha una canzone d'amore, lei se ne innamora, e succederebbe anche a me.”
Una giovane stella emergente divenuto parte della famiglia Borderline Films sale alla ribalta come membro della setta di Martha. Brady Colbert interpreta Watts, che la recluta nel singolare collettivo, e Christopher Abbott è Max, che nella fattoria cresce accanto a Martha, diventata Marcy May.
Corbet, che ha debuttato in un film a soggetto con Tredici anni (Thirteen, 2003), ed è noto per il ruolo di Derek Huxley nella serie TV “24”, descrive Watts come “un vero credente che incontra ragazze in città e le porta nella fattoria.” Avrebbe dovuto avere qualche rincrescimento ben radicato per l'adescamento di ragazzi innocenti verso l'atmosfera dispotica della comunità, ma Corbet dice che è ben lontano dal riconoscerlo. “Watts a questo punto è andato troppo in là -per lui è troppo tardi per salvare se stesso, o anche per salvare qualcun altro.”
A casa di Lucy e Ted
Per Martha non avrebbe potuto esserci contrasto più grande di quello tra la vita che conduceva nella fattoria e la nuova che si trova a iniziare nella casa della sorella su un lago del Connecticut -dove il mondo materialistico di ordinarie ambizioni che la setta rifiutava è molto più evidente. Anche se in superficie appaiono entrambe come situazioni di famiglia, Martha non trova alcun conforto in nessuna delle due.
Al colmo della disperazione, potrebbe rivolgersi alla sorella, in cui in realtà non ha però fiducia, o a Ted, il suo nuovo marito. A coprire il ruolo di Lucy, che fa una sua propria corsa sulle montagne russe come aspirante salvatrice di Martha, è Sarah Paulson, nota per il suo lavoro in serie televisive quali “American Gothic” (1995 - 96), “Deadwood” (2005) e “Studio 60 on the Sunset Strip” (2006 – 2007).
La Paulson voleva che il personaggio risultasse premuroso e allo stesso tempo pieno di difetti. “Lucy ha le migliori intenzioni, ma in realtà non ha talento con le persone,” osserva la Paulson. “È probabilmente migliore con gli estranei che con la propria famiglia, e quando Martha la chiama sono anni che non si vedono. Che Martha venga a vivere con lei è un puro, inimmaginabile stress. Non ha un'idea precisa di dove Martha abbia vissuto. Suo marito non l’ha mai incontrata. Ora Lucy sta cercando di avere un figlio e la sorella arriva avendo visibilmente sperimentato qualcosa che nessuno può capire.”
La Paulson ammette la sua iniziale incertezza su cosa aspettarsi da Elizabeth Olsen, incertezza subito superata. “Lei non era assolutamente quella che io pensavo. È la persona più concreta, sveglia, divertente e pronta alla risata. Molto piacevole. Era capace di immergersi in tutte le intensità del ruolo e non prendersi comunque troppo sul serio. Ha dovuto girare scene nell'acqua gelida, o nuda di fronte a estranei, e non si è neanche lamentata. È talmente spontanea e presente che avrei recitato con lei per giornate intere. La trovo piuttosto straordinaria.”
Per la Paulson, una delle sfide maggiori era trattenere le proprie reazioni naturali a ciò che Martha sta passando, per farsi guidare dalla scostante diffidenza emotiva, nata da agitati rapporti familiari, di Lucy. “Con Lizzie la mia reazione istintiva era di toccarla e dirle che tutto andrà bene, ma Lucy non è così. Di solito sto attenta ai miei istinti, ma in questo caso dovevo come sedermi un pochino su di essi, cavalcarli. Mi sono perciò detta, bene, forse se permetto a me stessa di sentire gli istinti ma poi mi controllo e non agisco seguendoli, questo può risultare in qualcosa di interessante per il personaggio di Lucy.”
Il controllo precipita nella scena culminante in cui Lucy e Martha si affrontano. “Eravamo entrambe molto preoccupate di essere certe che avremmo dato l'una all'altra ciò di cui avevamo bisogno,” dice la Paulson della scena. “Abbiamo fatto una ripresa in cui Lizzie è stata straordinaria. Era scatenata. Dall'attrice che è, Lizzie ha fatto realmente migliorare il mio gioco. Tutto il film è stato un'esperienza incredibile.”
Una delle più ardue esperienze del film è stato girare la scena in cui Martha si unisce a Lucy e Ted nel più improbabile dei posti, il loro letto nuziale. Durkin dice che centrare il tono della scena è stata una sfida per ciascuno dei tre attori. “È una situazione così pazzesca, è arduo arrivare a immaginare le possibili reazioni,” riflette Durkin. “Dapprima non sapevamo come muoverci rispetto all'interpretazione, ma penso che in definitiva Sarah, Lizzie e Hugh hanno fatto le scelte giuste. Abbiamo semplicemente continuato a chiedere a noi stessi 'È questa la reazione più veritiera?'”
Reazioni veritiere erano le preoccupazioni anche di Hugh Dancy, che interpreta Ted, gran lavoratore newyorkese che, mentre sogna vacanze rilassanti e di costruire una famiglia con la nuova moglie, vede spuntare improvvisamente la sorella dal comportamento molto strambo. Dancy, che quest'anno ha interpretato anche un dottore vittoriano in Hysteria e un artista New Age in Our Idiot Brother, è stato attratto dalla sceneggiatura di Durkin.
“Ho amato lo sceneggiatura di Sean,” dice Dancy. “È molto acuta, molto sfumata. Ho trovato molto convincenti il rapporto tra Ted e Lucy ed è stato interessante vedere come, al suo arrivo in questa unità familiare, Martha li vede come tutto ciò che le è stato insegnato a disprezzare. Lo si sarebbe potuto rendere molto crudo, ma Sean lo ha scritto in modo che si simpatizza con queste persone, che desiderano solo una vita ragionevole, una vita convenzionale con aspirazioni ordinarie.”
Lavorando a stretto contatto con la Paulson, Dancy sentì che il loro rapporto aveva una vita viscerale autonoma. “Hanno lottato per avere una relazione che però non è perfetta, ma sussiste un affetto reale e sono interdipendenti.”
L'influenza di Martha comincia quindi a gravare pesantemente sul loro matrimonio e spinge Ted, normalmente affabile, a attacchi di rabbia e sgomento. “Ted è un brav'uomo e un buon marito, di gran sostegno per Lucy, ma con l'arrivo di Martha nella sua certezza cominciano a apparire delle crepe,” spiega Dancy. “In Ted c'è una piccola tendenza alla prepotenza, che va inasprendosi non solo verso Martha ma anche nei confronti di Lucy. Fortunatamente Sean ci ha messo molta delicatezza. Ted non è una persona terribile, non è un mostro, solo che ha sprazzi di comportamenti intolleranti via via che il film progredisce.”
Dancy continua: “La mia sfida era individuare tali momenti e versarne le singole gocce nell'acqua facendovele diluire senza che mai colorassero troppo in qualsiasi direzione la recitazione.”
Dancy dice che i suoi partner hanno creato un'atmosfera in cui tale tipo di sfumatura era possibile. “Mi sono sentito fortunato a far parte di un’unione così calda e stretta. Tutti noi ci sentivamo sicuri nell'impegnarci. Ero particolarmente colpito da Lizzie Olsen perché interpretando un personaggio incredibilmente difficile e traumatizzato ha mostrato grande maturità, intelligenza e bravura. Quanto a Sarah, era apparso subito chiaro che nel suo ruolo sarebbe stata grande quanto poi lo è stata.”
I mondi in collisione di Martha
Per creare l'atmosfera incalzante di LA FUGA DI MARTHA Sean Durkin ha posto l'enfasi visiva in un naturalismo dai toni freddi, teso a portare lo spettatore direttamente nella zona indistinta tra i due mondi collidenti di Martha e nel caos montante sprigionato dal suo muoversi tra l'uno e l'altro. Il suo obiettivo era che ogni elemento del film -dalla recitazione alla fotografia - - agisse di concerto per creare un senso di profondo immediatamente sotto la superficie di ogni scena.
Durkin ha collaborato non solo con Antonio Campos e Josh Mond, ma anche con una troupe molto affiatata, la cui maggioranza era già stata parte del collettivo della Borderline Films in molteplici progetti. “Era importante che sul set creatività e energia fossero veramente buone e la troupe con la quale lavoriamo ci dà questo,” dice Mond. “Molti di noi hanno lavorato assieme per molto tempo. E molti anche in ruoli molteplici su set differenti, e così ogni sfaccettatura di ogni dipartimento fa il suo lavoro con tanta professionalità e intesa. È fantastico esserne parte.”
Continua Campos: “Quando c'è il tipo di rispetto che in questa troupe si ha gli uni per gli altri, sai che per te andranno sino in capo al mondo. Abbiamo passato anni spalla a spalla con i nostri montatori, i fonici, gli aiuto registi, gli elettricisti... È una famiglia sorprendente, una bella esperienza.”
Elementi chiave del gruppo creativo di LA FUGA DI MARTHA sono stati il fotografo Jody Lee Lipes e il direttore di produzione Chad Keith, che hanno lavorato assieme su due location nello Upstate di New York del tutto opposte, un'isolata fattoria tradizionale di Monticello, proprietà della famiglia del produttore Antonio Campos, e una ultramoderna proprietà in riva al lago vicino alla cittadina di Roscoe.”
“Sean ha diviso il film quasi in due film separati con atmosfere totalmente separate: uno per la famiglia-setta, per la casa sul lago l'altro,“ spiega Mond. “Una sfida era di allestire le location in modo che offrissero tutto ciò di cui aveva bisogno, senza che soldi o logistica diventassero un problema di cui dovesse preoccuparsi.”
Campos nota che Mond ha un fiuto per trovare location introvabili. “Se hai bisogno di location sorprendenti che tutti dicono non potrai avere, Josh riuscirà a trovarle. È nella sua natura.” È stato comunque Campos a presentare a Durkin la fattoria di suo nonno nello Upstate. Che divenne la quintessenza idilliaca per la setta. “Sapevo che Sean se ne sarebbe innamorato,” dice Campos. “È ricca di storia, piena di alberi corrosi e di raggi di luce riflessi da vetri rotti. Vi sono tanti ambienti e atmosfere che aveva un ampio ventaglio di scelte.”
“La casa era vecchia e splendida.” dice il regista. “Chiedemmo perciò, data l'esigenza di girare non lontano, dove potessimo trovare una casa sul lago che ne fosse l'antitesi totale, dove creare un mondo completamente estraneo alla fattoria. Questa era più difficile a trovarsi. Volevo qualcosa di aperto con molta luce e soffitti alti, e un'area esterna, qualche parte dove potessi realmente concentrarmi sulle due sorelle che hanno fatto scelte tanto diverse. Josh girò per la zona e si diede da fare alla sua maniera con la comunità facendo conoscenza con diverse persone, e alla fine individuò la casa giusta.”
Lipes, promettente giovane fotografo nominato allo Spirit Award per Tiny Furniture (2010), ha utilizzato ciascuna delle due location con le intensità giuste per riflettere il turbolento tumulto nella psiche devastata di Martha. Insieme a Durkin hanno lavorato per trovare i ritmi visivi atti a creare ansia, claustrofobia e suspense -miscelando lunghi primi piani statici, inquadrature larghe in ombra e lente zoomate con più frenetiche riprese a spalla, che insieme forgiano la sconvolgente inquieta realtà e i ricordi e terrori onirici di Martha.
La varietà nel lavoro di ripresa era una parte della concezione di Durkin “Sapevo di non volere assumere la prospettiva di Martha per tutto il tempo,” dice Durkin. “Si trattava di far crescere la suspense e portarti in braccio con passo regolare cullandoti nell'esperienza. La prima delle cose che volevamo fare era inserire un po' di riprese a mano, ricorrendo anche a zoomate lente –sì che la cinepresa si muova sempre tra panoramiche, zoomate e riprese nascoste. Le riprese statiche facevano da raccordo per creare un ritmo molto specifico.”
Anche se sapeva esattamente cosa voleva visivamente, Durkin voleva anche che Lipes filmasse nel modo più spontaneo possibile. “Volevamo tenere la regia molto rilassata, in modo che gli attori facessero le loro cose. Ho scritto scene molto dettagliate, ma una volta sul set non guardavo neanche di nuovo la sceneggiatura. Percorrevamo lo spazio e cercavamo di trovare cosa riuscisse naturale. E penso che lo stile visivo discenda da ciò, quando siamo dettagliati nel creare un'atmosfera, ma non sempre seguiamo la strada. Volevamo che il girato apparisse vivo e creasse una tessitura reale.”
Quanto al modo allucinante in cui il passato di Martha penetra nel momento presente, Durkin commenta: “Non volevo separare visivamente il passato dal presente. Volevo che fosse come quando non sai mai cosa viene subito dopo. Per Martha, le cose che le sono successe nella fattoria e quelle che sta vivendo nella casa sul lago si svolgono tutto nello stesso tempo, e questa è la maniera in cui tu le vivi.”
I produttori erano esaltati dall'estetica del film. “Jody e Sean sono stati un matrimonio visivo perfetto,” dice Mond. “Non avevo mai visto prima niente che somigli a questo film, al modo in cui le persone sono nascoste dentro ombre oscure.
Campos aggiunge: “Jody si è laureato all'Università di New York qualche anno prima di noi, ma era uno che tutti sapevano fosse da tenere d'occhio. Ha lavorato con noi in Afterschool (2008), e Sean e lui hanno sviluppato una simbiosi magnifica. Jody si sente sempre libero di scoprire un'inquadratura diversa, ma rispetta anche la visione e il talento di Sean nella narrazione. Sembra che Jody ponga sempre le giuste domande visuali. Ritengo sia uno dei migliori fotografi della sua generazione.”
Il suono era un altro elemento chiave nel costruire l'atmosfera pervasiva del film. I cineasti hanno incaricato i compositori Saunder Jurriaans e Danny Bensi -entrambi di formazione classica e poli-strumentisti, che hanno fondato il complesso Rock Priestbird- di creare una colonna sonora elettronica dissonante e minimalista che cresca e si abbatta a seconda delle svolte emotive del film.
La costruzione del suono è stata un'altra pietra angolare dell'atmosfera del film. “Penso al sonoro anche nella fase di scrittura,” dice Durkin. “Per il suono, nel film si trattava prima di tutto che fosse naturalistico, e che poi trovasse i modi di far crescere le cose per creare il senso di ansia.”
“Ciò era vero per ogni aspetto formale e emotivo del film, che si sono poi fusi nelle esecuzioni tese creando un'esperienza più grande della somma delle parti.” -riassume Durkin. “Tutto nel film era basato su impostazioni naturali, su cui però si sono poi aggiunte tutte queste altalenanze tonali che insieme creano un'atmosfera di tensione sempre crescente.”
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