Professione assassino di Simon West

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locandina Professione assassino
 
Regista: Simon West
Titolo originale: The Mechanic
Durata: 92'
Genere: Azione
Nazione: U.S.A.
Rapporto:

Anno: 2011
Uscita prevista: 24 Agosto 2011 (cinema)

Attori: Jason Statham, Ben Foster, Tony Goldwyn, Donald Sutherland, Jeff Chase, Mini Anden, James Logan, Christa Campbell, David Leitch, Mark Krutov
Soggetto: Lewis John Carlino
Sceneggiatura: Richard Wenk, Lewis John Carlino

Trama, Giudizi ed Opinioni per Professione assassino (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia: Eric Schmidt
Montaggio: Todd E. Miller, T.G. Herrington
Musiche: Mark Isham
Scenografia: Richard Lassalle,Leonard R. Spears
Costumi: Christopher Lawrence

Produttore: Renè Besson,Robert Chartoff,William Chartoff,Rob Cowan,Marcy Drogin,Avi Lerner,John Thompson,David Winkler,Irwin Winkler
Produttore esecutivo: Boaz Davidson,Danny Dimbort,Joe Gatta,Danny Lerner,Trevor Short
Produzione: Millennium Films, Nu Image Entertainment GmbH
Distribuzione: 01 Distribution

La recensione di Dr. Film. di Professione assassino
Discreto noir, non mi convince però al 100%.

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Colonna sonora / Soundtrack di Professione assassino
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Claudio Sorrentino: Arthur Bishop
Fabrizio Manfredi: Steve Mckenna
Mario Cordova: Dean Sanderson
Stefano De Sando: Harry Mckenna
Roberto Draghetti: Burke
Alessandra Korompay: Sarah
Mino Caprio: Vaughn
Luciano Roffi: Ralph
Diego Reggente: Henry
Alessandro Budroni: Sebastian

Informazioni e curiosità su Professione assassino

Remake di Professione Assassino (1972) (con Charles Bronson).

UN PROGETTO CHE VA AVANTI DA OLTRE 15 ANNI E CHE HA COINVOLTO DUE FAMIGLIE
Riuscire a dar vita ad una nuova versione di un classico come Professione Assassino (The Mechanic) del 1972, interpretato da Charles Bronson, per un pubblico di spettatori moderni è stata un’esperienza davvero memorabile per i produttori David Winkler e Bill Chartoff. Ciò, in parte, è dovuto al fatto che i loro padri, il leggendario team di produttori formato da Irwin Winkler e Robert Chartoff, avevano prodotto la versione originale del film (mentre nella versione attuale appaiono in veste di produttori esecutivi). Dopo aver impiegato oltre quindici anni nello sviluppo del progetto, il desiderio dei due figli di riportare il film sul grande schermo si è finalmente avverato.

Ma Professione assassino non è l’unico progetto cinematografico legato ai loro genitori al quale abbiano lavorato: nel 2006, il team di giovani produttori ha prodotto il film Rocky Balboa, l’ultimo episodio della franchise di Rocky, lanciata negli anni ’70, proprio dai loro padri.
Nel corso di tutti questi anni, i produttori hanno sempre provato un affetto speciale nei confronti di questo progetto. “Essenzialmente, Professione Assassino (The Mechanic), del 1972, è stato il primo film ad inaugurare ciò che più avanti è diventato un sub-genere: quello dei film dedicati alla figura del killer”, dichiara Bill Chartoff. “Presentava un approccio molto interessante per un thriller e in seguito ha dato il via ad una serie di film incentrati sulla figura del killer. David ed io abbiamo sempre pensato che lo sceneggiatore Lewis John Carlino - che ha scritto anche Il Grande Santini, e tanti altri splendidi film - avesse creato una storia davvero unica, oltre che una nuova tipologia di eroe, grazie al personaggio di Arthur Bishop”.

Come ricorda lo stesso Irwin Winkler, il personaggio di Arthur Bishop è stato uno dei fattori determinanti, partendo da lui decisero di cimentarsi nel progetto originale, che risale a quasi 40 anni fa. “Carlino ci mandò la sua sceneggiatura e Bob ed io gli rispondemmo immediatamente. Bishop era un personaggio davvero originale, soprattutto per quei tempi: un killer solitario in cerca di contatto umano e di compagnia, che prende con sé un apprendista; anche se alla fine il bisogno di una vita socialmente più attiva e più umana sarà la ragione della sua stessa rovina”.
Sebbene la versione originale abbia riscosso un notevole successo (particolarmente nell’ambito del mercato internazionale), inizialmente non raggiunse lo status di ‘classico del genere’, se non alcuni anni dopo la sua uscita. Negli anni ‘70 i film non godevano di lunga vita dopo l’uscita in sala, come invece avviene oggi. E’ stato solo con l’avvento della Tv via cavo e del DVD, nel decennio successivo, che il culto legato a Professione Assassino (The Mechanic) si è sviluppato e il film si è guadagnato un crescente numero di fan.

“La gente veniva da me e da Bob a dirci che avevano appena scoperto Professione Assassino e ci chiedevano se avessimo mai pensato alla possibilità di farne un remake”, ricorda Irwin Winkler. “Onestamente, rimanevamo sorpresi da questo interesse perché, per certi versi, ci eravamo quasi dimenticati di questo film”.
Ma la reazione positiva che il film continuava a suscitare era innegabile e così, dopo oltre quindici anni dall’uscita della versione originale, i produttori si sono ritrovati a collaborare insieme ai rispettivi figli per dar vita a ciò che Irwin Winkler definisce una “rivisitazione” della versione originale del 1972.
Il primo passo era quello di scrivere la sceneggiatura, dopo un paio di stesure, che però si allontanavano da quelle che erano le vere radici dell’originale (la storia aveva finito per assomigliare più ad uno spy thriller), i produttori si sono concentrati su quella che era la tematica fondamentale dell’opera originale: il rapporto tra Arthur Bishop e il suo apprendista Steve McKenna.

Nella storia, Harry McKenna, mentore e amico di Bishop, viene assassinato e la sua morte ha un impatto emotivo molto forte sul protagonista. Così, Bishop decide di addestrare Steve, il figlio di Harry, assetato di vendetta nei confronti di coloro che hanno ucciso suo padre e con una forte aspirazione a diventare un assassino lui stesso.
“Si tratta della classica relazione tra mentore e protetto, e sotto certi aspetti è molto simile al rapporto padre\figlio: è un rapporto caratterizzato da una serie di sfumature e di complicazioni anche di natura mitologica e Freudiana”, spiega Bill Chartoff. “Questa dinamica è ciò che contraddistingue il film originale rispetto ad altri film dello stesso genere e della stessa epoca, ed è la ragione per la quale Professione Assassino (The Mechanic) è a tutti gli effetti un action thriller estremamente avvincente”.
Il rapporto tra Arthur Bishop e Steve McKenna rimane il nucleo della storia, mentre gli altri elementi sono stati aggiornati, per far sì che Professione assassino potesse essere apprezzato anche da un pubblico moderno, le cui aspettative nei confronti di un action thriller sono cambiate rispetto a quelle degli spettatori degli anni ‘70.

“I film degli anni ’70 si fondavano principalmente sull’atmosfera” - nota Bill Chartoff - “gli spettatori di oggi si aspettano che un film sia logico e abbia delle motivazioni”.
Una volta che la sceneggiatura ha iniziato a prendere forma, il passo successivo è stato quello di trovare un regista in grado di gestire un film ricco di scene di azione, con al centro un personaggio molto forte: e qui fa il suo ingresso Simon West. “Non avevo mai visto la versione originale di Professione Assassino (The Mechanic). Quello che mi attraeva del progetto era la sua premessa”, nota West. “Sono stati fatti moltissimi film incentrati sulla figura del killer nel corso degli anni, ma questo è diverso perché l’assassino ha l’abilità di far sembrare ogni omicidio un incidente. Non va semplicemente in giro a sparare alla gente o ad ucciderla in modo scontato. Questo livello di complessità rende la storia molto più brillante e ingegnosa. Arthur Bishop è bravissimo in ciò che fa, ma non è spietato, è questo che mi ha colpito molto”.

Dal punto di vista dei produttori, West era la scelta perfetta per questo progetto.
La sua filmografia, che include pellicole come Con air, La Figlia del Generale e Lara Croft: Tomb Raider, dimostra chiaramente come questo regista sappia il fatto suo in materia di film di azione, ma anche quanto sia abile con i personaggi. “Questa tipologia di film è esattamente il forte di Simon”, nota Bill Chartoff.
“Dal momento in cui Simon è salito a bordo, ha dedicato molto tempo e ha dedicato molta energia nella costruzione dei personaggi”, prosegue Chartoff. “Per lui era estremamente importante che fossero complessi e non delle mere caricature. Voleva che il pubblico riuscisse a identificarsi con loro e che avessero delle motivazioni che rendessero credibile la trama e la storia”.

Secondo West, Bishop rappresentava un personaggio facile da affrontare dal punto di vista narrativo. “Bishop si trova ad un punto della sua vita in cui è all’apice della sua attività ma non è più tanto sicuro che questo tipo di vita sia davvero adatta a lui. Credo sia una problematica con la quale la gente possa identificarsi facilmente”.
Bishop doveva essere compassionevole ma doveva anche possedere l’aspetto di un assassino scelto e senza eguali. Come nota Bill Chartoff, “non ci sono molti attori contemporanei all’altezza di Charles Bronson”. Trovare l’attore giusto per questo ruolo era una questione cruciale.


IL CASTING DI PROFESSIONE ASSASSINO
CHI HA DETTO CHE E’ DIFFICILE TROVARE UN BRAVO MECCANICO?
Jason Statham era l’unico attore che riuscissi ad immaginare per questo ruolo”, afferma entusiasta Bill Chartoff. “Se Jason non avesse accettato la parte, dubito che avremmo fatto il film. E’ davvero perfetto per il ruolo di Bishop”.
I filmmaker avevano già una certa familiarità con i film interpretati da Statham, da Lock & Stock-Pazzi Scatenati a Crank: High Voltage, solo per citarne alcuni.
“Jason possiede un grande carisma”, afferma Irwin Winkler. “Quando è sullo schermo genera un senso di esaltazione”.
Come spiega Irwin Winkler, il magnetismo di Statham ha aggiunto una dimensione interessante ad un ruolo che manca proprio di questa caratteristica e che invece l’attore possiede. “Bishop non possiede carisma. Lui trattiene le emozioni ed è il tipo di persona che generalmente non senti il bisogno di frequentare. Detto questo, Jason in questo ruolo è riuscito a creare un’interessante combinazione. Riesce a coinvolgerti e non puoi fare a meno di lasciarti trascinare nella vita di Bishop. Non riuscirei a pensare a nessun altro attore in grado di ottenere un simile paradosso”.

Il regista Simon West, che aveva conosciuto Statham alcuni anni prima, in occasione di un altro progetto, concorda pienamente. “Nel corso degli anni ho visto Jason diventare un attore molto pensieroso e cupo”, spiega West. “Riesce a comunicare una gamma di emozioni solo con uno sguardo, il che è importante, considerando che un ‘meccanico’ (killer) e trascorre gran parte del suo tempo da solo (nel corso del film questa cosa poi cambia perché Bishop acconsente a diventare il mentore di Steve)”.
“E’ anche un attore molto fisico”, prosegue West. “Ha grandi capacità. Riesce a fare la maggior parte dei suoi stunt. Senza contare il fatto che non fai molta fatica a credere che Jason possa riuscire ad uccidere dieci uomini in una stanza e a mani nude. Perciò era perfetto per il ruolo, sotto ogni punto di vista”.
Jason Statham ha ricevuto la sceneggiatura dai suoi agenti. Aveva visto il film originale alcuni anni prima ed è un grande fan di Charles Bronson, perciò ha dimostrato immediatamente interesse nei confronti del progetto. “La sceneggiatura mi ha molto colpito. L’ho trovata davvero intelligente. Sono sempre alla ricerca di action movie adulti e questa sceneggiatura era perfetta da questo punto di vista”.

Una volta trovato l’attore per il ruolo di Bishop, era essenziale trovare l’interprete giusto per la parte di Steve McKenna (che nella versione originale del film ha il volto di Jan Michael Vincent).
L’attore avrebbe dovuto essere convincente nel ruolo di un assassino emergente. Avrebbe dovuto anche possedere delle notevoli doti recitative per riuscire ad interpretare un personaggio che subisce un forte trauma. West conosceva l’attore giusto per questo ruolo.
“Mi è venuto subito in mente Ben Foster per il ruolo di Steve McKenna”, afferma West. “E’ un attore fantastico. Possiede dei livelli di recuitazione recitazione che per certi versi ricorda Marlon Brando: è pronto ad eruttare come un vulcano in qualsiasi momento”.

“La scelta di Statham e Foster ha funzionato sia sullo schermo che fuori dallo schermo”, nota Bill Chartoff, “quando i due attori recitano insieme non riesci a distogliere gli occhi dallo schermo”.
West attribuisce l’alchimia tra i due attori ad alcune caratteristiche comuni, anche se è innegabile che tra i due ci siano profondissime differenze. “Hanno delle personalità totalmente diverse ma sotto molti punti di vista si assomigliano. Entrambi condividono una grande passione per il realismo, sia quello interpretativo, che quello visivo. Avrei potuto scegliere delle persone che fossero molto più simili ma credo che il risultato finale sarebbe stato insipido. Loro hanno due background diversi, provengono da paesi differenti e non sono cresciuti nello stesso modo, ma insieme funzionano molto bene. Essendo due opposti, tra loro si creano vere e proprie scintille”.

Statham è rimasto molto impressionato dal talento di Foster e dalla sua etica professionale. “E’ un attore affascinante dotato di una grande energia. Fa il suo lavoro al meglio ed è pieno di grandi idee. Ha fatto molto più di quanto richiesto da questo ruolo. Alcuni degli stunt che abbiamo fatto erano pericolosi, anche per uno come me che lo fa per lavoro”.
Quando gli chiedono di Statham, Foster racconta quanto sia abile, non solo dal punto di vista atletico, ma anche come attore. “Jason è molto divertente. Ci siamo fatti delle gran risate assieme. Ero un suo fan già prima di conoscerlo: ho ammirato molto le sue performance in The Bank Job-La Rapina Perfetta, Lock & Stock, e nella serie di film di Crank. E’ una persona di grande talento e in questo film è stato davvero eccezionale”.

I due protagonisti sono affiancati nel film da un piccolo ma importante cast, capitanato dal leggendario attore Donald Sutherland, nel ruolo di Harry McKenna, mentore e amico di Bishop, nonchè padre di Steve. Sebbene il suo personaggio appaia sullo schermo solo nelle prime scene, Harry ha un ruolo estremamente importante nella storia.
“Harry in un certo senso funge da fulcro della storia”, afferma Bill Chartoff. “La sua morte è ciò che fa andare avanti la storia e provoca la reazione del protagonista”.
I filmmaker erano entusiasti quando hanno saputo che Sutherland avrebbe accettato la parte. “Donald è talmente bravo!”, afferma Chartoff. “Sul set abbiamo visto il maestro al lavoro. E’ una gioia stare con lui. Ha reso il ruolo di Harry McKenna adorabile ed affascinante”.

Per Sutherland, Professione assassino rappresentava la possibilità di tornare a lavorare assieme ad alcuni vecchi colleghi, oltre che con un regista che ammira e di cui ha stima.
“Ho lavorato assieme a Irwin e Bob più di 40 anni fa (in I Sei della Grande Rapina del 1968 e S*P*Y*S del 1974) e ho fatto The Italian job assieme a Jason. L’opportunità di tornare a lavorare con Simon è ciò che mi ha attratto del progetto”.
“Donald è bravo ed è molto devoto alla sua arte”, assicura Irwin Winkler. “Recita da così tanto tempo, eppure è come se fosse un bambino a scuola – conserva ancora un grande entusiasmo”.
Ogni action thriller è caratterizzato da un ‘cattivo di turno’ e Professione assassino non fa certo eccezione. Dean Sanderson colui che gestisce l’organizzazione che Bishop ed Harry McKenna hanno servito con lealtà per molti anni, è interpretato dall’attore veterano Tony Goldwyn, Quando Bishop scopre che il suo capo ha mentito riguardo ai suoi veri traffici e apprende le motivazioni che lo hanno spinto ad eliminare Harry, Sanderson diventa l’obiettivo numero uno sia per Bishop che per Steve.

“Tony possiede l’abilità di essere estremamente affascinante, cordiale e intelligente”, spiega West, “ma possiede anche la capacità di trasformarsi in una persona molto cupa, e ciò fa sì che il pubblico creda nella sua malvagità. Era questa la combinazione di cui avevamo bisogno per il personaggio”.
Fino a quando non decide di accettare il ruolo di mentore di Steve, Bishop vive una vita piuttosto solitaria – consumato dal suo lavoro ma desideroso di intraprendere un percorso diverso. La sua unica relazione, a parte l’amicizia con Harry, è con una ragazza di nome Sara.
Sara rappresenta una sorta di finestra sul personaggio di Bishop.

“E’ importante sapere che Bishop non è un robot; piace alle donne e a sua volta è attratto dalle donne”, spiega West. “Desidera una compagnia femminile ma non può far entrare pienamente nessuno nella sua vita. Ha una strana ‘relazione di fantasia’ con Sara, che noi (il pubblico) inizialmente pensiamo essere la sua fidanzata, ma che poi scopriamo essere una escort. A Sara non dispiacerebbe essere la sua ragazza, ma Bishop non può permettersi di farla entrare nella sua vita”.
I filmmaker hanno scelto l’ex-supermodella, ed ora attrice Mini Anden per questo ruolo.
“Mini è la ragazza più dolce e bella che si possa trovare”, afferma West. “Possiede la giusta dose di vulnerabilità. Non sospetteresti mai che non sia la fidanzata di Bishop perché sembra a tutti gli effetti la sua ragazza, ma risulta totalmente credibile anche quando scopriamo che in realtà è una escort. E’ un’attrice favolosa ed ha una grande carriera davanti a sé”.


GLI STUNT DI PROFESSIONE ASSASSINO
Così come accade in qualsiasi film caratterizzato da una grande dose di azione, Professione assassino contiene alcune scene di stunt mozzafiato. Ma diversamente da molti altri film d’azione, i protagonisti di Professione assassino hanno scelto di fare da sé gran parte di queste scene. Lo Stunt Coordinator Noon Orsatti (suo padre e suo zio hanno lavorato agli stunt della versione originale di Professione Assassino -The Mechanic) è rimasto molto colpito dall’impegno dimostrato da Jason Statham e Ben Foster.
“Jason ha contribuito molto da questo punto di vista”, rivela Orsatti. “Il fatto che sia un grande atleta è stato di grande aiuto; tra i numerosi risultati ottenuti dall’attore in campo sportivo, Statham ha fatto parte per diversi anni della squadra inglese di tuffi – questa sua dote è stata di grande aiuto nell’incipit del film che ha luogo in una piscina, e poi ancora qualche istante dopo, quando vediamo Bishop saltare dentro a un fiume da un ponte altissimo”.
Oltre ad essere protagonista dei suoi stunt, Jason ha collaborato allo sviluppo di una serie di scene d’azione. “Il suo aiuto è stato inestimabile”, prosegue Orsatti. “Ha collaborato ad ogni fase del progetto. Gli piace sentirsi coinvolto e sporcarsi le mani”.

La creazione di una scena di stunt richiede una preparazione assai lunga. Il team di stuntman di Professione assassino ha visitato le location, ha creato una ‘story line’ intera per le sequenze di stunt, inoltre ha girato una versione degli stunt con una videocamera ad alta definizione, e poi in corso di lavorazione ha continuamente ritoccato gli stunt, secondo le esigenze di Jason e dei filmmakers. Una volta pronte le sequenze di stunt, il team ed i filmmaker sanno esattamente cosa dovranno affrontare.
Ma sebbene la loro preparazione fosse estremamente minuziosa, gli stuntman erano sempre pronti a ridefinire e ritoccare ogni elemento del set in base alle necessità del momento.

L’Action Designer e Regista della Seconda Unità, David Leitch, ricorda una modifica fatta il giorno stesso delle riprese della ‘scena di combattimento’ tra Dean Anderson, Bishop e Steve, per le strade di New Orleans. “Avevamo sviluppato una sorta di imbragatura tipo ‘bungee jumping’ per uno degli stunt, utilizzando un copertone e una catena, per far sembrare che Bishop stesse cercando di proteggersi nel corso di una particolare manovra, ma Jason disse: ‘No, voglio che appaia più realistico. Bishop non avrebbe voluto una cosa del genere’. Perciò, abbiamo eliminato quell’attrezzatura e questa scelta ha reso il tutto più violento ma ha aumentato l’azione e migliorato il look della scena”.
Per Ben Foster, cimentarsi con questo tipo di azioni era qualcosa era qualcosa che gli provocava un misto di spavento ed emozione. “Fare un film come Professione assassino è davvero il sogno di ogni ragazzo. Tutti quanti abbiamo giocato con i bastoni e le pistole, da piccoli in giardino. Questo film mi ha permesso di fare quel tipo di cose anche da adulto: in fondo sono dei ragazzi con le pistole che fanno del male a della gente cattiva”.

Uno stunt in particolare si è dimostrato piuttosto impegnativo per Foster: cadere giù da un edificio di 30 piani. “Essere appesi ad un singolo cavo e cadere giù non è poi così difficile”, spiega Foster. “E’ l’arrampicata di 40 minuti che ti fa chiedere per quale motivo non hai lasciato che lo stuntman facesse la fatica al posto tuo. E’ stato quasi un sollievo cadere giù. Dopo il secondo ciak, non volevo più fermarmi”.
La presenza e i consigli di Statham sono stati di grande aiuto per Foster: “Mi ha detto di trovare un punto sulla linea dell’orizzonte e di concentrarmi su di esso”, racconta Foster. “Sfortunatamente, il cavo ha iniziato a girare perciò non riuscivo ad individuare nessun punto. Anche solo dire ‘f*culo’ è una cosa che ti dà un grande senso di libertà”.
Nonostante tutto, le scene d’azione alla fine sono state proprio la parte più divertente di tutte le riprese da parte di Foster.


PROFESSIONE ASSASSINO ARRIVA A NEW ORLEANS
La location di un film diventa inevitabilmente uno dei personaggi della storia. Per Professione assassino questo personaggio ha il nome di New Orleans. Come spiega Bill Chartoff, “lo spirito e l’atmosfera di una location sono ciò che caratterizza un film”.
La decisione di girare Professione assassino a New Orleans si basava sul fatto che la città possiede un’atmosfera internazionale e poteva benissimo passare per una serie di location geografiche diverse (tra le ambientazioni del film ci sono città come Chicago, D.C., e il Sud America).

La Location Manager Batou Chandler ha svolto ricerche per tutta la città e i suoi dintorni per trovare i luoghi più adatti per i set. La Chandler aveva visto la versione originale del film ed ha utilizzato il suo tono e la sua energia come ispirazione, sebbene, alla fine, i filmmaker abbiano optato per un approccio più moderno per quanto riguarda il look della nuova versione.
Le location erano incredibilmente diverse l’una dall’altra. Tra le location principali utilizzate nel film ci sono il New Orleans World Trade Center, che è stato utilizzato per riprodurre un altissimo hotel; un centro benessere di metà secolo, dall’aspetto molto moderno, ubicato su un fiume, che è stato usato per ricreare la casa di Bishop (la troupe ha visitato questa location in barca. Ci si aspettava che Bishop dovesse abitare in una casa isolata, accessibile solo via acqua); il quartiere francese dove abita l’amante di Bishop; e una casa in città, simile ad una tipica abitazione di Palm Springs, che viene utilizzata per ricreare il set di un omicidio commesso da un altro assassino rivale.

Molte delle location erano solo delle facciate virtuali a causa delle devastazioni create dell’uragano Katrina. I filmmaker hanno costruito gli interni di alcuni edifici (come quelli della ‘Palm Springs house’) ed hanno ricostruito altri interni nei teatri di posa (come nel caso dell’attico dell’hotel, che è la scena di un altro omicidio).
Lo scenografo Richard Lassalle collabora assieme a West da alcuni anni, perciò quando Simon gli ha chiesto di andare a New Orleans è stato molto felice di accettare. Tutti i set dovevano essere curati nei minimi dettagli ma nessuno di essi riflette bene un personaggio tanto quanto la casa di Bishop.

“Ho disegnato la casa di Bishop con uno stile modestamente sofisticato”, sottolinea Lassalle. “Bishop è un artigiano e la sua casa doveva riflettere questa sua caratteristica”.
Le riprese ambientate nella casa di Bishop (costruita negli anni ’50 per fungere da rifugio per i Cattolici) sono state effettuate all’inizio della lavorazione del film, mentre la ‘stanza di guerra’ di Bishop è stata costruita da un’altra parte. La produzione ha girato le scene ambientate negli interni di questa stanza alla fine della lavorazione a causa del lungo lavoro necessario per reperire gli oggetti scenici necessari (un’operazione che riflette in tutto e per tutto le stesse lunghe ricerche effettuate da Bishop ad ogni suo nuovo incarico).


L’ EREDITA’ DI PROFESSIONE ASSASSINO (THE MECHANIC)
Per West, Professione assassino rappresentava l’opportunità di dirigere un film “che opera a diversi livelli e che si rivolge ad un pubblico variegato”. E’ questo che Professione assassino promette di offrire. Secondo West “puoi lasciarti trasportare dalla storia e goderti lo spettacolo, ma se vuoi andare più a fondo c’è molto altro da scoprire”.
Irwin Winkler concorda, e riguardo a questa esperienza, da parte sua e di Robert Chartoff, aggiunge,: “E’ meraviglioso poter lasciare un’eredità come questa, vedere i tuoi figli coinvolti in un film che originariamente avevi fatto tu. Questo fatto si ricollega in modo a dir poco singolare al film stesso, dove esistono dei chiari riferimenti al rapporto padre/figlio”.

Forse è proprio Jason Statham che riassume meglio il compito di riportare sullo schermo Professione assassino: “La storia si basa sulle tematiche universali della vendetta e della redenzione, ma l’intenzione primaria era quella di girare un film d’azione, un action thriller di cui potessimo essere tutti fieri. Ci sono dei fan agguerritissimi della versione originale che vorranno certamente vedere il film, ma c’è anche un’intera nuova generazione di persone che conosceranno questa bellissima storia per la prima volta”.

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