Pandorum - L'universo parallelo di Christian Alvart

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locandina Pandorum - L'universo parallelo
 
Regista: Christian Alvart
Titolo originale: Pandorum
Durata: 108'
Genere: Azione, Thriller
Nazione: U.S.A., Germania
Rapporto:

Anno: 2009
Uscita prevista: 06 Agosto 2010 (cinema)

Attori: Dennis Quaid, Ben Foster, Cam Gigandet, Antje Traue, Cung Le, Eddie Rouse, Norman Reedus, André Hennicke, Friederike Kempter, Niels-Bruno Schmidt
Soggetto: Travis Milloy, Christian Alvart
Sceneggiatura: Travis Milloy

Trama, Giudizi ed Opinioni per Pandorum - L'universo parallelo (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia: Wedigo von Schultzendorff
Montaggio: Philipp Stahl, Yvonne Valdez
Musiche: Michl Britsch
Scenografia: Richard Bridgland, Bernhard Henrich
Costumi: Ivana Milos

Produttore: Paul W.S. Anderson, Jeremy Bolt, Robert Kulzer, Martin Moszkowicz, Astrid Kühberger
Produttore esecutivo: Dave Morrison
Produzione: Constantin Film Produktion, Impact Pictures
Distribuzione: Eagle Pictures

La recensione di Dr. Film. di Pandorum - L'universo parallelo
Ben fatto ma c'è qualcosa che non mi ha soddisfatto appieno.

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Colonna sonora / Soundtrack di Pandorum - L'universo parallelo
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Massimo Rossi: Ten. Payton
Francesco Pezzulli: Bower
Stefano Crescentini: Gallo
Domitilla D'amico: Nadia
Pasquale Anselmo: Leland

Informazioni e curiosità su Pandorum - L'universo parallelo

Note dalla produzione:

IL LANCIO DELLA MISSIONE
Due anni dopo aver lavorato assieme nella franchise cinematografica di grande successo di Resident Evil, i tre produttori della Impact Pictures, Paul W.S. Anderson, Jeremy Bolt e Robert Kulzer della Constantin Film, erano pronti per affrontare la loro successiva fatica cinematografica: il terrificante thriller dal titolo Pandorum.
“Ho letto Pandorum per la prima volta subito dopo aver ultimato le riprese di Alien vs. Predator”, dice il produttore Anderson. “La sceneggiatura mi ha letteralmente tolto il fiato. Ho pensato che si muovesse tra mondi diversi e che toccasse degli argomenti che mi avevano interessato da sempre, soprattutto l’idea di un horror ambientato nell’universo più remoto, dove il terrore viene amplificato dal senso di claustrofobia dell’astronave e dall’assoluto isolamento dello spazio più profondo: le stesse, identiche ragioni per cui, quasi un decennio prima, avevo diretto Punto di non ritorno”.

“Ho subito passato la sceneggiatura a Jeremy e Robert, suggerendogli di opzionarla e di impegnarci attivamente nel progetto”, prosegue Anderson. “Parlando anche solo da fan, questo era un film che io stesso avrei voluto vedere con tutte le mie forze”.
“Era da sempre che cercavo una storia che mi facesse dire qualcosa tipo ‘Potrebbe essere questa’”, racconta il produttore Kulzer. “Con Pandorum ero eccitatissimo. Avere un film originale è una cosa fantastica”. Kulzer e i suoi soci sapevano che Pandorum era una storia speciale.
La sceneggiatura originale di Pandorum è stata scritta da Travis Milloy.
Più o meno nello stesso periodo in cui Milloy terminò di scrivere la sceneggiatura il giovane regista tedesco Christian Alvart arrivò ad Hollywood, in occasione dell’uscita del suo film Antibodies, che ha segnato il suo debutto cinematografico.

Alvart ha iniziato a dirigere film in super-8 assieme ai suoi amici all’età di 16 anni; ha lavorato per la rivista di cinema XTRO, di cui in seguito è diventato il proprietario.
Assieme alla sua società, la Syrreal Entertainment, nel 1998, ha scritto, prodotto e diretto Curiosity & the Cat, a cui nel 2005 ha fatto seguito l’acclamato thriller psicologico Antibodies.
Al suo arrivo ad Hollywood, Alvart ha iniziato a lavorare ad una storia da lui scritta, dal titolo No Where, che parla di quattro astronauti, impegnati in un viaggio nello spazio più profondo che si risvegliano dall’ipersonno e non ricordano più quale fosse lo scopo della loro missione. “Non pensavo che sarei riuscito a fare quel film, almeno per i prossimi 15 anni”, spiega Alvart, “si trattava di un progetto imponente e molto difficile da finanziare”.

E’ stato dopo aver visto Antibodies, un thriler dark, misterioso e pieno zeppo di colpi di scena, e dopo aver conosciuto Christian, che il produttore Bolt ha iniziato a pensare ad Alvart per la sceneggiatura di Pandorum, e così gliel’ha inviata. “Quando ho iniziato a leggerla”, racconta Alvart, riferendosi alla sceneggiatura di Milloy, “Sono rimasto scioccato perché aveva moltissimi elementi in comune con il mio progetto (No Where). Come avrei potuto fare il mio film se queste persone ne stavano producendo uno esattamente identico?”.
“E così gli ho parlato della mia versione della storia”, prosegue Alvart, “E No Where si è fuso con Pandorum. Mi aspettavo di essere deriso”.
Invece i produttori hanno fuso le storie di Milloy e Alvart e così è nato Pandorum. I filmmaker volevano trasportare il pubblico nelle profondità più oscure e misteriose dello spazio con un film terrificante, emozionante e pieno di originali ed intelligenti colpi di scena.

Sebbene Alvart sia un regista giovane, i produttori confidavano pienamente nelle sue capacità.
“Christian ha tutti gli strumenti e conosce ogni trucco di questo genere: è un fan del genere e uno studioso di cinema”, spiega il produttore Kulzer. “E’ dotato di un’immaginazione molto dark e perversa ed ha sempre delle idee fantastiche”.
Spiega Anderson, “Da quando ho visto il primo film di Christian, l’ho sempre ritenuto un regista di grande talento. Mi piace la sua sensibilità dark e perversa, è una cosa che abbiamo in comune. Ha arricchito Pandorum, rendendolo unico nel suo genere a livello visivo”.
Aggiunge Bolt, “Christian ci aveva promesso qualcosa di meravigliosamente perverso, di nuovo e sorprendente, e ci è riuscito. Ha una meravigliosa etica del lavoro, oltre che una visione unica, che lo rende diverso da chiunque altro”.


L’EQUIPAGGIO A BORDO DELL’ASTRONAVE
Dennis Quaid è stato il primo ad unirsi all’equipaggio dell’astronave Elysium, nel ruolo del Tenente Payton. Essendo claustrofobico, Payton deve guidare il giovane Caporale Bower al suo posto, attraverso le labirintiche condutture dell’aria dell’astronave … fino al momento in cui Payton mostrerà la sua reale indole.
Ricorda Kulzer, “All’inizio della produzione ci siamo detti, ‘Sarebbe fantastico avere qualcuno come Dennis Quaid per il ruolo di Payton’. Il fatto di riuscire ad averlo nel nostro film rappresenta, senza alcun dubbio, uno dei punti più alti della mia carriera”.
“Ci sono pochi attori come lui, con il suo carisma, la sua esperienza e la sua professionalità”, aggiunge il regista Alvart che, tanto per citare un aneddoto che lo riguarda, conosce il film di Quaid, Salto nel buio, a memoria.

A causa della difficile psicologia di Pandorum era importante avere un attore che riuscisse a istaurare una connessione emotiva istantanea con il pubblico. Quaid era perfetto da questo punto di vista, e si è divertito anche molto a girare il film. “Mi diverto molto più ora a recitare e a fare la star del cinema che quando ho iniziato. Mi diverto tantissimo, sento il fuoco nella pancia”, scherza.
L’interesse di Quaid per lo spazio è nato quando era ancora un bambino. “Sono cresciuto in Texas ed è stato proprio lì che è nato il programma spaziale”, racconta. “Questa passione ha subito rimpiazzato quella per i cowboy. Negli anni ‘60 leggevo molti autori, come ad esempio Ray Bradbury”. Quaid prosegue, “Quando leggo una sceneggiatura è l’unico momento in cui divento uno spettatore. Quando ho letto questa sceneggiatura mi sono sentito trasportato in un’avventura fantastica. Poi ho conosciuto Christian, che mi ha raccontato in che modo aveva intenzione di girare il film, ed ho subito desiderato di farne parte”.

“E’ un thriller”, prosegue, “ma è anche una storia universale. E questa è una delle cose che fanno sì che questo tipo di pellicole funzionino sempre. E’ vero, nel film facciamo cose con le quali le persone normali stentano ad identificarsi, ma viviamo anche delle esperienze umane con le quali chiunque può relazionarsi: è questo che rende il film fantastico”.
Quaid ha lavorato assieme a molti grandi registi nel corso della sua incredibile carriera, eppure è rimasto molto colpito da Alvart. “Ha 34 anni, ma si comporta come un regista che lavora da 40 anni”, afferma. “Non c’è una sola sequenza mancata in questo film e ogni scena è profondamente collegata alla spina dorsale della storia, alla psicologia dei personaggi. Ha creato un’intera mitologia per questo film, che è veramente affascinante”.

Nel ruolo del Caporale Bower, Ben Foster è un ingegnere meccanico che lavora a bordo della Elysium. Sebbene non ricordi assolutamente chi sia e perché si trovi a bordo, non gli ci vuole molto prima di capire che l’astronave sta per subire un’avaria. Guidato dal tenente Payton via radio, Bower si fa strada attraverso il condotto di ventilazione, dove assiste ad alcuni eventi terrificanti.
Fino ad oggi, Foster non aveva mai riflettuto a lungo sullo spazio. “Quando ero un bambino avrei voluto partecipare ad un campo per astronauti, ma questo è tutto”, racconta. “Ho dato un’occhiata alle domande di iscrizione ma richiedevano troppa matematica e scienze e non sono bravo in nessuna delle due materie. Non credo che sarei un buon astronauta nella vita reale”.

Fortunatamente, la sceneggiatura di Pandorum lo ha colpito molto positivamente. “In genere, è difficile per me riuscire a finire di leggere una sceneggiatura”, dice Foster, “ma in questo caso non riuscivo a metterla giù, pensavo sempre ‘Cosa succederà ora?’ Ci sono così tanti colpi di scena strepitosi. E’ una storia che ha catturato la mia attenzione dall’inizio alla fine”. L’attore ha trovato affascinante il concetto stesso di “Pandorum”, che definisce come “Un disturbo psicologico causato dal senso di forte claustrofobia che si prova a bordo di un’astronave e che provoca nevrosi e manie di grandezza”.
Il produttore Anderson descrive la pellicola in modo ancor più sintetico: “Psicosi da spazio profondo, del tipo più terrificante; in sostanza, claustrofobia unita all’assunzione di acidi”.

Secondo Foster, il modo in cui il film è stato girato, con sequenze corte e rapide (le scene sono coperte da ogni angolatura con scatti molto rapidi), è stata una delle sfide più difficili da affrontare.
“A volte c’erano 72\75 inquadrature per ogni scena”, racconta. “Girare ognuno di quei singoli pezzettini e riuscire a farli funzionare assieme è stata un’esperienza che non avevo mai fatto prima.
Ma avevo grande fiducia in Christian e nella sua capacità di riuscire a comporre questo mosaico di immagini e di flash.
“La cosa difficile è riuscire a mantenere energia e concentrazione “, prosegue. “E’ un film molto astratto. Volevamo radicarlo in qualcosa di reale, camminavamo costantemente sul filo di lama cercando di trovare il modo di farlo funzionare al meglio”.
A proposito di Foster, Alvart racconta, “Ben è uno dei miei attori preferiti. Non c’è attore lì fuori che avrebbe potuto fare meglio di lui”. Il produttore Bolt aggiunge, “Ben è un attore incredibile, molto concentrato, molto intenso”.

Foster era felice di avere un attore dell’esperienza di Quaid al suo fianco. “E’ un professionista”, dice Foster. “E’ bravo a rubare una risata ma è anche molto concentrato. E’ stato un elemento prezioso che mi ha guidato e mi ha fatto sentire a mio agio sul set”.
Foster pensa che, principalmente, il film attirerà tutti coloro che abbiano voglia di divertirsi.
“Sicuramente il film è anche molto divertente, dice. “E’ molto dark, è psicologico, ma ci sono anche dei riferimenti a quei film classici e divertenti che in genere si vanno a vedere assieme alla propria ragazza, dove ci si spaventa un sacco e si mangiano chili di popcorn”.

Man mano che il film va avanti e inizia a rivelare i suoi segreti, Bower trova un nuovo compagno che lo accompagnerà nel suo viaggio snervante: Nadia, interpretata da Antje Traue, una giovane e quasi sconosciuta attrice tedesca che ha ottenuto il ruolo battendo molte altre attrici ai provini. Dopo quattro anni di tour mondiale con il musical hip-hop “West End Opera” e dopo piccole parti in Tv e in film tedeschi, Pandorum segna l’esordio cinematografico per questa giovane attrice. La Traue si è preparata per interpretare il personaggio di Nadia attraverso un rigoroso addestramento.
“Sapete quando stai facendo qualcosa e il tuo corpo ti dice ‘Basta, non ce la faccio più, non voglio più correre?’ Sul set mi è capitato spesso di vivere dei momenti come questi, ma gli allenamenti che ho fatto mi hanno preparato bene, grazie ad essi sono riuscita ad affrontare tutte le mie scene”.

Nel corso delle riprese del film, un’altra cosa che la Traue ha dovuto affrontare è stata la paura dell’altezza. “Ricordo che Christian è venuto da me e mi ha detto, “E’ un problema per te recitare stando ad una certa altezza da terra?’ Io ho risposto, ‘No, non credo ci sia alcun problema.’ Ma quando ho risposto a questa domanda avevo il terreno sotto ai piedi. Un paio di giorni dopo abbiamo girato in una vecchia fabbrica e io dovevo saltare su un ponte, a molti metri di altezza da terra, e improvvisamente mi sono resa conto: tra me e la morte ci sono solo dei sottilissimi cavi. Dovevo pensarci prima: non ho un buon rapporto con l’altezza”, ride.

Nadia è una scienziata che lavora a bordo della Elysium e, proprio come Noè sull’Arca, è responsabile di una grande quantità di materiale genetico che è conservato nel laboratorio dell’astronave e che ha lo scopo di portare la vita su un nuovo pianeta. Con il progredire del film,
capiamo che Nadia è rimasta sveglia per diversi mesi alla ricerca di domande e lottando per la sua sopravvivenza; fino a quando non trova il Caporale Bower. “Nadia è estremamente sfiduciata dopo essere stata sola per così tanto tempo”, sottolinea Traue. Ha bisogno di un po’ di tempo prima di riuscire ad avere nuovamente fiducia in qualcuno, ma Bower riesce a farla aprire. Più avanti nella storia, il loro rapporto diventa cruciale per la loro stessa sopravvivenza”.
Il produttore Bolt spiega, “Antje è stata una scoperta. E’ intelligente, è molto brava nelle scene fisiche e risulta molto credibile nelle scene di lotta, è un’attrice forte con uno stile molto distintivo”.

Il suo collega Foster concorda pienamente. “Antje è uno dei tesori di questo film”, dice. “Arricchisce la sua perfomance con grande umanità e potenza”.
A Traue ha fatto piacere lavorare così a stretto contatto con Foster, ed è grata di averlo avuto accanto nel suo primo grande progetto cinematografico. “E’ stato al mio fianco nel corso di tutte le riprese”, racconta. “E’ stato tutto estremamente emozionante per me. Aver preso parte a questo progetto è qualcosa di incredibile, e non avrei potuto desiderare un partner migliore di Ben. E’ incredibilmente creativo, molto concentrato e questo mi ha dato una grande tranquillità”.

Dell’equipaggio dell’astronave fa parte anche Manh, uno specialista nel campo dell’agricoltura, che ha origini vietnamite. Manh è interpretato dal campione del mondo in carica di Arti Marziali Miste, Cung Le. “Volevamo qualcuno che risultasse credibile nel ruolo del combattente”, spiega Bolt.
“Cung è campione del mondo di arti marziali, ma ha deciso di seguire la carriera di attore, perciò gli abbiamo fatto un provino e ci è piaciuto moltissimo”.
Nel marzo del 2008, Le ha sconfitto il veterano di Arti Marziali Miste, Frank Shamrock, nel corso di un combattimento a dir poco spettacolare che si è svolto a San Jose, e che gli ha fatto ottenere il titolo di “Strikeforce Middleweight Champion”. E’ un esperto del ring, ma cimentarsi anche in campo cinematografico rappresentava una nuova sfida per lui.

Dopo aver letto la sceneggiatura Le era pronto a tutto pur di essere scelto per far parte del cast. “Ho detto al mio manager: ‘Ho bisogno di avere un’occasione. Voglio far parte di questo film. Ero pronto a tutto. Sono ai più alti livelli nel campo delle arti marziali”, prosegue Le, “ma come attore sono solo agli inizi. E’ un’energia del tutto nuova per me. Sono molto onorato di far parte di Pandorum. A dire il vero”, prosegue ridendo, “c’è anche il fatto che è molto meno pericoloso lavorare con gli attori che trovarsi chiuso in una gabbia a combattere con un vero lottatore. E oltretutto è anche molto divertente!”

Come ogni altro personaggio della storia, Manh rimane sveglio per un periodo di tempo indefinito, esplorando l’astronave e tentando in tutti i modi di sopravvivere. La prima volta che incontra Bower e Nadia, il loro incontro è caratterizzato da un senso di grande sfiducia reciproca. “Nella loro prima scena assieme, Manh combatte contro Nadia”, spiega Le. “Ho pensato, ‘Non ho mai combattuto contro una donna prima d’ora’. D’altra parte, si farebbe qualsiasi cosa pur di sopravvivere”.
“Sapevamo entrambi che avrebbe potuto uccidermi in due secondi”, scherza la Traue.
“In questo film vedrete sicuramente alcune delle mie abilità migliori”, aggiunge Le.

“Cung è uno dei lottatori più brutali e potenti del pianeta”, dice Foster, “ma è anche una delle persone più gentili e divertenti che abbia mai incontrato”.
A dimostrazione di questo suo lato gentile, Le dice che la cosa più difficile da affrontare durante le riprese del film è stato il fatto di dover andare a girare in Germania, lontano dai suoi cari. “E’ stato il periodo di tempo più lungo che abbia mai trascorso lontano dalla mia famiglia e mi è mancata molto”, ricorda. “Ma il lavoro è lavoro e farei qualsiasi cosa per esso”.
Le ha apprezzato particolarmente la possibilità di fare un’esperienza come questa e di lavorare su un set come quello di questo film, caratterizzato da un’atmosfera di grande cameratismo.

“Lavoriamo molto bene assieme”, afferma. “Quando la macchina da presa iniziava a girare eravamo tutti concentrati sul nostro personaggio, ma quando davano lo stop, ci divertivamo un sacco assieme. C’era una grande alchimia tra di noi”. Ha trovato ammirevole il fatto di potersi fidare di tutti coloro che erano coinvolti in questo progetto. “In qualsiasi cosa fai esiste sempre una minima parte di pericolo. Ma in questo film abbiamo lavorato in tutta sicurezza; dovevamo solo fare quello per cui eravamo lì”.
Completa il cast l’astro nascente Cam Gigandet, che interpreta il Caporale Gallo, il giovane ufficiale che il personaggio di Payton (Quaid) trova in stato di shock.
Gigandet è sempre stato spaventato all’idea di trovarsi nello spazio. “Quando ero piccolo era una delle mie più grandi paure”, rivela. “Anche solo l’idea di lasciare le persone che conosco e di trovarmi così lontano, isolato e solo, mi ha sempre spaventato”.

Gigandet ritiene che Pandorum sia diverso da qualsiasi altro film abbia mai girato. “Questo ruolo ha rappresentato una grande sfida per me”, spiega. “Il tipo di rapporto che il mio personaggio ha con quello interpretato da Dennis e poi la tipologia di film: sapevo che sarebbe stata una pellicola difficile e proprio per questo avevo una gran voglia di lavorarci”.
Nella preparazione di questo ruolo Gigandet non ha avuto difficoltà a confrontarsi con la fisicità del suo personaggio, essendo già un attore molto atletico. “Questi personaggi sono degli ufficiali perciò si mantengono in forma, è stata la parte psicologica che ha richiesto la maggiore preparazione”, dice. “Si tratta di concentrarsi su quello che sta accadendo. Bisogna scavare a fondo e immedesimarsi in quello che accade, è piuttosto difficile. Trovarsi nello spazio, avere sulle proprie spalle il futuro dell’umanità, la paranoia, la paura: non è stato affatto semplice”.

Nel film appare subito evidente che esiste un’importante connessione tra il personaggio di Gallo (Gigandet) e quello di Payton (Quaid). “C’è qualcosa di misterioso riguardo al mio personaggio”, spiega Gigandet, “e c’è qualcosa tra me e Payton, una specie di strana energia”. Riguardo al fatto di aver lavorato così a stretto contatto con Quaid dice, “ Non ho mai lavorato con qualcuno con un’esperienza come la sua, la posta in gioco era molto alta. Ti mette paura lavorare con gente che sa il fatto suo”, ride. “E’ fantastico e divertente, e sa esattamente cosa fa. Con tutto quella roba tecnica è stato bello avere qualcuno che capisse cosa stava accadendo: è stato di grande aiuto”.
Non ci vuole molto prima che il Caporale riacquisti le proprie forze e riveli il lato oscuro della sua personalità … oltre che l’incredibile verità alla base della missione dell’astronave. “Il resto dovrete vederlo coi vostri occhi”, avverte Gigandet.
I filmmaker sono molto felici di essere riusciti a mettere assieme un cast di grande talento come questo. “E’ stata dura”, dice Anderson, “ma ne è valsa la pena”.


TERRORE INESPLORATO
Le riprese di Pandorum sono iniziate l’11 agosto del 2008, presso gli Studio Babelsberg, di Potsdam, poco fuori da Berlino. A Babelsberg, di recente, sono stati girati numerosi altri film.
“E’ stata un’esperienza fantastica girare il primo film della franchise di Resident Evil qui”, dice Bolt. “Qui ci sono delle troupe veramente brave e poi Berlino è una città fantastica. Chi non vorrebbe trascorrere 5 mesi qui?”
Alvart aggiunge, “Ho girato Antibodies qui e ho adorato la troupe con cui ho lavorato. In un progetto difficile come Pandorum volevo poter contare sulla gente che conosco”. Oltretutto, Berlino ci ha fornito le condizioni fisiche necessarie per le riprese.

“Volevamo dei set enormi per dare l’idea delle dimensioni della Elysium oltre che della portata della missione”, spiega Kulzer, “volevano delle location che avessero una grande profondità, in grado di creare l’effetto ‘vertigine’. Anche ai fini della storia era importante trovare la giusta location. I filmmaker volevano che gli spettatori avvertissero tutta la vastità dell’astronave, che nel film è in grado di trasportare fino a 60.000 passeggeri, e sono riusciti a trovare il posto adatto negli studi cinematografici di Babelsberg e all’interno di una centrale elettrica abbandonata di Berlino, dove si sono svolte le ultime due settimane di riprese. “Già di per sé il luogo assomiglia ad una grande astronave”, spiega Alvart. “Abbiamo solo dovuto aggiungere i nostri set”.
Complessivamente, la produzione ha richiesto 54 tra set e location. Lo scenografo Richard Bridgland, che precedentemente aveva lavorato assieme ai produttori anche in Resident Evil, era felice di affrontare questa nuova sfida. Assieme ad Alvart, Bridgland ha creato il particolare look del film: una sorta di futurismo post-industriale.

“Si tratta di un genere ben definito, questo tipo di film hanno proprio quel look tipico”, dice Bridgland. “Questa sceneggiatura aveva un tocco unico, conteneva un elemento gotico che mi piaceva particolarmente”.
Un film come Pandorum può offrire enorme libertà creativa ad un produttore, ma questa libertà può rendere il tutto ancora più difficile. Spiega Alvart, “Ogni giorno bisognava risolvere un paradosso: Cerchi di descrivere nel modo più credibile possibile un futuro che nessuno conosce e, allo stesso tempo, vuoi anche istaurare una sorta di connessione con il pubblico, per far sì che riesca a relazionarsi con i personaggi e la storia”.

“Doveva essere tutto molto funzionale”, aggiunge Bridgland. “Doveva funzionare tutto al meglio. L’intenzione – che siamo riusciti a concretizzare – era di creare un look diverso da qualsiasi altra cosa vista fino ad ora, che andasse bene per questo film dark e perverso “I set già da soli dovevano raccontare la storia, perciò diventano gradualmente sempre più gotici e terrificanti nel corso del film”.
Riguardo ai set, Foster spiega, “Tutti quanti siamo influenzati dall’ambiente che ci circonda, sia a livello emotivo che fisico. I set sono stati ideati per provocare un’esperienza ben determinata … e da questo punto di vista sono molto efficaci”.

Cam Gigandet racconta, “Mi aspettavo una forte presenza di green screen, cosa che mi rende sempre piuttosto scettico perché in genere lo spettatore si rende conto che gli ambienti non sono reali. Con Pandorum, invece, la reazione dello spettatore sarà: ‘Oh mio Dio, potrebbe accadere veramente”.
“Gli effetti digitali creano sempre una certa distanza, anche quelli che vengono realizzati con le tecniche più moderne”, spiega Kulzer. “Pensavamo che più set riuscivamo a costruire realmente più sarebbero apparsi realistici, e tanto più gli attori sarebbero riusciti ad esprimere emozioni reali. E più gli attori avessero provato veramente paura più il pubblico, a sua volta, si sarebbe spaventato”.

Il set, che è diventato una vera e propria casa per gli attori nel corso dei tre mesi di riprese, unito al fatto che alcuni degli interpreti del film non erano mai stati in Germania né sapevano parlare la lingua hanno provocato ciò che in molti hanno ribattezzato “l’effetto Pandorum”. A questo riguardo Gigandet dice, “La situazione era piuttosto surreale e, a dir il vero, ha fatto uscire fuori molte delle mie insicurezze”. Foster, che ha girato ognuno dei 52 giorni della produzione, dice, “La fitta tabella di marcia, i set e l’atmosfera del film hanno sicuramente rafforzato la sensazione generale di confusione e ansia”.
Traue aggiunge, “L’oscurità era una delle cose che caratterizzavano le riprese: Era buio quando mi svegliavo, era buio quando tornavo a casa, e giravamo sempre su set completamente bui. Dopo alcune settimane, la cosa ha certamente avuto una forte influenza su di me”.
Il Produttore Bolt ride, “E’ stata una scelta voluta: disorientare i nostri attori fa parte del nostro metodo”.

Il design dei set del film è stato reso ancor più efficace da un eccezionale lavoro svolto dalla macchina da presa oltre che da l’uso delle luci, frutto del lavoro del Direttore della Fotografia Wedigo von Schultzendorff. Il look del film è caratterizzato da un’intensa interazione tra oscurità e colori accesi come il verde, il blu, il giallo e il rosso. “E’ stata una grande sfida”, rivela von Schultzendorff. “Il film è ambientato per gran parte del tempo nell’oscurità; ho cercato di progettare una distribuzione della luce di tipo espressionista e di creare l’illusione dell’oscurità”. Gerd Feuchter, supervisore degli effetti speciali di Pandorum, racconta “Il nostro compito era quello di rendere visibile la luce utilizzando il vapore, la nebbia o la polvere, come in uno show di laser in discoteca”.

Le scene più emozionanti del film sono accentuate da effetti spettacolari. Proprio come per i set, i filmaker si sono impegnati a fondo per far sì che tutto quanto apparisse il più realistico possibile e, quando era possibile, gli effetti fisici sono stati utilizzati al posto di quelli digitali. Lo Stunt coordinator Francois Doge spiega, “Tutti gli attori erano molto entusiasti all’idea di fare da sé gli stunt e volevano farne il più possibile. E’ una cosa molto rara, soprattutto quando le riprese sono così difficili. In tutta onestà posso dire che hanno messo il cuore e l’anima in questo film”.
Ben Foster afferma, “E’ divertente saltare sopra a qualcosa o dentro a qualcosa: è il sogno di ogni ragazzo, è la voglia di pericolo”.

Considerando la difficoltà delle riprese, i produttori e gli attori riconoscono al regista Alvart e alla sua truppe il merito di essere riusciti a tenere tutti ben concentrati sull’obiettivo. “La truppe è veramente entusiasmante”, dice Foster. “Il rigore e la cura che hanno messo in questo film è stupefacente. E Christian è incredibile. Conosceva a memoria 1500 storyboard e 1500 fotografie! E’ certamente il regista più preparato da questo punto di vista oltre che il più concentrato che abbia mai incontrato”. In totale sono state circa 500 le persone che si sono occupate di realizzare l’enorme massa di storyboard.


IL MALE
C’è una forza negativa che grava minacciosa nel corso di tutta la storia e che è la fonte del terrore di Pandorum. Questa entità malefica si manifesta in differenti modi, sia fisicamente che psicologicamente, nel corso di tutto il film. E si palesa già nel prologo a dir poco apocalittico, dove veniamo a sapere che l’umanità ha distrutto la Terra e che per questa ragione ora ha bisogno di un posto nuovo dove poter vivere. Ben Foster dice in proposito: “Il modo in cui ci comportiamo e in cui trattiamo l’ambiente è a dir poco scandaloso. Pandorum rappresenta solo una delle realtà che potrebbero verificarsi se continuiamo a comportarci così”.

Nel film, la parola “pandorum” significa Sindrome da Disfunzione Orbitale, una patologia causata dal senso di vastità, di profonda solitudine e di isolamento che si provano nello spazio profondo.
“Questa disfunzione si manifesta con una specie di Complesso di Dio”, spiega il produttore Bolt, “incapacità di distinguere tra il bene e il male, allucinazioni, sanguinamento dal naso e tremore”.
Il dipartimento degli effetti speciali ha avuto il compito di creare visivamente il modo in cui questi effetti psicologici si manifestano, divenendo l’entità malvagia della storia: ossia gli Hunters.

Gli Hunters, in origine, erano gli esseri umani inviati su un altro pianeta allo scopo di colonizzarlo e creare una nuova civiltà, facevano parte del viaggio spaziale fallito, in seguito hanno subito una mutazione e nel corso di 125 anni si sono trasformati in mostri terrificanti.
Piuttosto che ispirarsi ai soliti zombi o agli alieni, i filmmaker volevano rappresentare queste creature in modo che apparissero più misteriose, per evitare che il pubblico potesse sottovalutarle a prima vista. “La nostra idea era di creare una creatura muta-forma”, spiega Kulzer. “Il pubblico tenterà di capire cosa siano. Si chiederà se si tratta di alieni oppure di esseri sovrannaturali. Quando alla fine riusciranno ad identificarli rimarranno veramente sbalorditi”.

Per rafforzare l’effetto di queste creature sugli spettatori i filmmaker volevano farle apparire il più realistiche possibile ma, allo stesso tempo, volevano anche ridurre al minimo l’uso dell’Animazione in Computer Grafica. Dopo un lungo casting, sono stati scelti quattro attori per interpretare i quattro Hunters principali, i cui nomi sono Heflin, Weasel, Hunter Shape e Hunter Brute. In totale, sono stati utilizzati 17 attori per il ruolo degli Hunters, e per i quattro giorni di riprese ambientate nell’incubatoio degli Hunters, 70 comparse sono state trasformate in mutanti.

Per il makeup delle creature, i filmmaker si sono rivolti ai famosi Stan Winston Studio. Con 30 anni di esperienza in film come Terminator, Aliens, Jurassic Park e Iron Man, gli Stan Winston Studio sono una delle migliori società al mondo nel campo degli effetti speciali e della creazione di creature.
“La sfida maggiore è riuscire a trovare qualcosa che non sia stato ancora fatto”, dice Lindsay McGowan, Capo del Makeup. “Ma è proprio questa la cosa divertente. Bisogna lavorare sulla storia e trovare il tipo di creatura che funzioni meglio”.

Partendo dagli storyboard di Alvart e dai concept art degli Stan Winston Studio, Ivana Milos ha ideato il look del costume degli Hunter, e poi Niels Müller ha trasformato i disegni in veri e propri costumi. L’abbigliamento\armatura degli Hunters consiste principalmente di rottame metallico preso dall’astronave e avvolto da cinghie di pelle e cuoio per proteggere le parti del corpo più sensibili e per custodire le loro enormi armi … o i loro trofei.
Il look è molto elaborato, come spiega McGowan, “Erano necessarie circa tre ore per il makeup, poi i costumi necessitavano di altre due ore per essere indossati”. Il makeup includeva anche la pittura del corpo, le maschere per la testa, per le mani e i piedi, i denti finti e le lenti per gli occhi. “E’ stata una bella tortura per i ragazzi, ma sono stati tutti quanti pazienti e cooperativi”, aggiunge McGowan.

Un’attenzione particolare è stata data al makeup necessario per l’Hunter bambino, interpretato da una ragazzina di nome Luna, che nella realtà è la figlia di 8 anni di Alvart. “In principio avevo pensato a suo fratello per la parte dell’Hunter bambino”, sottolinea Alvart, “ma lei lo ha accompagnato al casting … e il ruolo lo ha ottenuto lei”. Poiché le ore lavorative dei bambini attori sono limitate, i dipartimenti di makeup e costumi hanno dovuto trovare dei compromessi per completare il loro lavoro nel modo più efficiente possibile rispettando al contempo gli orari stabiliti. L’artista del makeup Arjen Tuiten, che ha lavorato in film come Il labirinto del fauno e Hellboy II: The Golden Army, è stato capace di ridurre il tempo necessario per il make up a due ore.

“Luna è stata adorabile”, dice McGowan. “Si portava il suo PC e guardava High School Musical”.
La produzione è molto contenta per il risultato ottenuto con il look degli Hunters. “Non sembrano delle creature uscite da una casa stregata, né dei mostri”, assicura Müller. “I loro movimenti, il loro modo di combattere, le loro articolazioni e il loro comportamento sono stati concepiti in maniera straordinaria e sono strettamente collegati alla storia: una filosofia di insieme che affascinerà il pubblico”.

Questa combinazione di elementi psicologici e fisici, creata dai dipartimenti dei costumi, dei set, degli stunt e del makeup, è percepibile nel corso di tutto Pandorum, ed ha lo scopo di creare nello spettatore un misto di tensione, emozione e orrore.
Se i filmmaker dovessero farla franca questa non sarà la loro ultima incursione nel mondo di Pandorum. Il regista Alvart rivela infatti, “A dire il vero, questo è solo il primo capitolo di una trilogia di film che spero di poter continuare a fare, per continuare ad esplorare l’universo di Pandorum”.


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