Animal Kingdom di David Michôd

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locandina Animal Kingdom
 
Regista: David Michôd
Titolo originale: Animal Kingdom
Durata: 112'
Genere: Drammatico, Azione
Nazione: Australia
Rapporto:

Anno: 2010
Uscita prevista: Roma 2010,30 Ottobre 2010 (cinema)

Attori: Guy Pearce, Ben Mendelsohn, Dan Wyllie, Luke Ford, Jacki Weaver, Sullivan Stapleton, James Frecheville, Anthony Hayes, Laura Wheelwright, Mirrah Foulkes
Sceneggiatura: David Michôd

Trama, Giudizi ed Opinioni per Animal Kingdom (clic qui)...In questa pagina non c'è nemmeno la trama per non fare spoiler in nessun caso.
 
Fotografia: Adam Arkapaw
Montaggio: Luke Doolan
Musiche: Antony Partos
Scenografia: Josephine Ford
Costumi: Cappi Ireland

Produttore: Liz Watts
Produttore esecutivo: Vincent Sheehan, Bec Smith
Produzione: Porchlight Films, Screen Australia
Distribuzione: Mikado

La recensione di Dr. Film. di Animal Kingdom
Noir ben congegnato, e decisamente nero.

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Colonna sonora / Soundtrack di Animal Kingdom
Potrebbe essere disponibile sotto, nei dati aggiuntivi (clic qui).

Voci / Doppiatori italiani:
Loris Loddi: Andrew 'pope' Cody
Stefano Crescentini: Joshua 'j' Cody
Angelo Maggi: Barry 'baz' Crown
Fabio Boccanera: Leckie
Lorenza Biella: Janine 'smurf' Cody
Christian Iansante: Craig Cody
Nanni Baldini: Darren Cody

Informazioni e curiosità su Animal Kingdom

Vincitore del Sundance Film Festival 2010 - WORLD CINEMA.

Note dalla produzione:
Una produzione Porchlight Films, ANIMAL KINGDOM è stato girato in esterni a
Melbourne, Victoria, dal 16 febbraio al 3 aprile 2009, con finanziamenti dello Screen Australia, Film Victoria, Screen NSW, Showtime Australia e Fulcrum Media Finance. La post produzione è stata realizzata interamente a Sydney.


NOTE DI PRODUZIONE
L’INGRESSO NEL REGNO ANIMALE
Le bestie di ANIMAL KINGDOM si sono sviluppate in nove anni, dopo essere uscite dalla penna dello sceneggiatore/regista David Michôd, attratto dal colorito e affascinante mondo criminale di Melbourne: una città che a torto o a ragione si è guadagnata il titolo di 'grand dame' dell’Australia.
Originario di Sydney, Michôd ha vissuto diversi anni a Melbourne e ha scritto diversi testi e reportage giornalistici, sulla criminalità organizzata della città. “Ho deciso di scrivere questo film per capire come vivono quelle persone in un mondo in cui la posta in gioco è altissima, dove un errore può essere davvero fatale, e dove c’è un intero strato della società che opera al di sotto di quello che noi consideriamo morale e corretto”.

“Sono tornado a Sydney e ho scritto la prima bozza di ANIMAL KINGDOM, ma nulla di quelle prime bozze è confluita nella sceneggiatura finale”. Michôd ha trascorso i successivi otto anni a scrivere e a lavorare per altri progetti, ma l’idea di questo film non lo ha mai abbandonato. “Avevo voglia di dirigere un film sul crimine organizzato in Australia che fosse complesso e sfaccettato,” spiega il regista, “un film corale che raccontasse fedelmente come i criminali si infiltrano nella nostra società e ci sono costantemente accanto, anche se non ce ne rendiamo conto. Mi sono sentito ripetere spesso che come primo film era fin troppo ambizioso considerato il numero di location e di personaggi, alcuni dei quali arrivano solo a metà del film, mentre altri sono sullo schermo sin dalla primissima scena ma muoiono dopo 30 pagine. Ciononostante sono andato avanti perché ho sempre pensato che ogni singola parte del film fosse caratterizzata da personaggi che, in un certo senso, si passano il testimone”.

Sebbene la criminalità colpisca tutte le città australiane, la capacità che ha Melbourne di trasformare i criminali in celebrità è assolutamente unica. Spiega Michôd: “Quella gente può passare dall’apparire in cronaca nera o nei servizi giudiziari dei telegiornali principali, a diventare star dei reality show, cosa che invece non succede a Sydney. Con questo non intendo dire che a Sydney non ci sia una malavita organizzata, ma la differenza è che a Sydney i criminali non vengono coccolati dai media”.
Subito dopo aver cominciato a scrivere la sceneggiatura di ANIMAL KINGDOM, Michôd ha deciso subito di farne una storia di finzione. “Volevo raccontare una storia di finzione perché non volevo contribuire anche io a questo moderno gioco perverso nel quale i criminali diventano delle star. Non era questo il mio obiettivo”. “Desideravo filmare Melbourne in una maniera totalmente diversa da quella generalmente utilizzata al cinema e alla televisione che esalta la pittoresca architettura vittoriana, i giardini lussureggianti e i tram. In realtà Melbourne è un’enorme e caotica metropoli nella quale regna il caos, cosa che personalmente adoro. Desideravo inoltre realizzare un film che a differenza delle opere di Quentin Tarantino o Guy Ritchie, si prendesse sul serio e fosse ambientato in un mondo buio, brutto e pericoloso che fosse però al contempo anche poetico e bello.”

Dopo il trasferimento in America del produttore Bec Smith, ex collega del regista dai tempi della rivista INSIDE FILM (IF), nel 2007, il film è passato nelle mani di Liz Watts, una delle maggiori produttrici australiane che aveva accettato di fare da mentore a Michôd per un cortometraggio che stava realizzando, intitolato CROSSBOW, che è stato una specie di anticipo di ANIMAL KINGDOM.
“All’epoca non avevo visto nessuno dei lavori di David,” ricorda la Watts, “e per me era soltanto uno dei redattori della rivista IF, anche se sapevo che stava lavorando alla sceneggiatura del suo primo lungometraggio. Quando ho visto CROSSBOW in sala montaggio, sono rimasta molto colpita e l’ho trovato molto originale e ben diretto. Quando Bec si è trasferito in America, abbiamo parlato di ANIMAL KINGDOM e di come avrebbe voluto farlo e David mi ha chiesto di collaborare. Nel frattempo, David ha realizzato 4 versioni mettendo a punto la struttura e costruendo l’incubo nel quale i 5 protagonisti si troveranno intrappolati. Ho adorato la ricchezza dei personaggi e il fatto che fossero forti e autentici al contempo.”

ANIMAL KINGDOM segue le disavventure di J, un ragazzo di diciassette anni il quale, in seguito alla morte della madre tossicodipendente, va a vivere con la famiglia Cody – composta dall’apparentemente solare nonna Smurf e dai figli criminali incalliti, Pope, Craig e Darren. Nel giro di poco tempo anche J si trova diviso tra la lealtà verso la famiglia “di adozione” e la polizia, la quale vorrebbe che testimoniasse contro gli zii.
“J è una specie di guida turistica nel mondo del crimine,” spiega Michôd. “Volevo che la storia fosse ambientata in un periodo particolare nel quale i criminali si rendono conto che le loro imprese criminose non sono più così lucrative, e questo scatena una crisi profonda. A quel punto il loro mondo crolla miseramente. Raccontare tutti questi avvenimenti tramite J è stata la maniera ideale per navigare nel loro mondo.”


CONOSCIAMO GLI ANIMALI
ANIMAL KINGDOM vanta un cast di altissimo livello che comprende l’icona del cinema australiano Jacki Weaver e la star internazionale Guy Pearce, oltre al diciassettenne James Frecheville al suo debutto cinematografico nei panni di J.
Il film ruota intorno al personaggio di J, anche se all’estremo opposto dello spettro ci sono da un lato Pope (Ben Mendelsohn) e dall’altro il detective Leckie (Guy Pearce). Commenta Michôd, “Mentre scrivevo il personaggio di Pope ho sempre avuto in mente Ben Mendelsohn, perché sapevo che il personaggio di Pope doveva avere un carisma particolare che fa di lui il “maschio dominante” della famiglia. Il personaggio di Leckie invece è tranquillo e pacato, come lo sono tanti poliziotti. E quando Guy ha accettato il ruolo, tutti sapevamo di aver fatto bingo, perché questi due mostri sacri sono diventati i due punti di riferimento sui quali mettere insieme il resto del cast”.

Joshua 'J' Cody (James Frecheville)
La ricerca di un giovane attore per il ruolo di J è stata lunga e faticosa, e più di 500 ragazzi sono venuti per i provini. “Poiché J è il protagonista del film,” osserva la produttrice Liz Watts, “avevamo bisogno di un attore che fosse in grado di reggere la scena accanto a due leggende del grande schermo quali Guy Pearce e Ben Mendelsohn. Nel corso delle ricerche abbiamo visto giovani attori australiani e ragazzi senza alcuna esperienza, ma tornavamo sempre a James, che avevamo visto durante una delle prime audizioni.”
“All’inizio, avevamo pensato ad un ragazzo alla Gus Van Sant,” continua Michôd, “vanesio, androgino e leggermente depresso, ma James ha dimostrato un livello nella recitazione che nessun altro aveva dimostrato di possedere. Anche se tanti altri ragazzi avevano dimostrato parecchio talento, nessuno di loro era riuscito a cogliere appieno e in maniera istintiva le battute o la loro successione mentre James è riuscito a fare tutto senza che gli dicessi nulla.
Devo confessare che mi ci è voluto un po’ di tempo per vederlo nel ruolo di J. anche perché è un diciassettenne alto, una specie di bambino nel corpo di un uomo, ma più pensavo a lui e più mi piaceva l’idea di vederlo nel ruolo di J. Considerato il suo aspetto maturo, era assolutamente credibile che gli zii gli permettessero di entrare nel loro mondo. Di conseguenza la storia ne ha beneficiato, perché lui sembra già un uomo e di conseguenza il pubblico si aspetta che gestisca la situazione in un determinato modo, dimenticando che in realtà è solo un ragazzo. ”
Quando la madre tossica di J muore di overdose, il ragazzo non ha scelta e deve trasferirsi dalla nonna materna Smurf Cody e dai suoi tre figli Pope, Craig e Luke. Avendo avuto pochissimi contatti con loro, J non ha la minima idea di cosa lo aspetti.
Spiega Edgerton: “Il film spiega molte cose sulla violenza, soprattutto su cosa voglia dire crescere in mezzo alla violenza. Si tratta di un mondo sconosciuto agli australiani e di conseguenza è come se il pubblico si trovasse tra le mani un telescopio che gli permette di guardare quel mondo all’interno."

Janine 'Smurf' Cody (Jacki Weaver)
All’esterno Smurf è una presenza allegra, vivace, che trasuda calore materno e che si muove tra i suoi tre figli come un raggio di sole. I suoi 'ragazzi’- il minaccioso Pope, il volatile Craig e 'il piccolo' Darren – sono la sua vita, e lei è in un certo senso il collante, o il veleno, che li tiene uniti. E sebbene siano ormai degli adulti, lei resta per loro un punto di riferimento importante. Senza i suoi figli lei si sentirebbe persa, e c’è persino qualcosa di ripugnante nella strana e tenera intimità che condividono.
“Jacki Weaver è stata la prima ad essere scritturata,” ricorda Michôd. “Non volevo che Smurf sembrasse una vecchia megera incanutita. Volevo che avesse le qualità di Jacki – vale a dire una sorta di deliziosa e quasi falsa ingenuità. E’ molto intelligente e gentile, e lo è quasi in maniera disarmante, ma dietro la signora che appare sullo schermo si nasconde una donna diversa. La mia sensazione è che Smurf, che è un essere stranamente sensuale, goda all’idea di essere l’unica donna in un mondo di uomini. E sebbene i figli di Smurf siano adulti e pericolosi e di tanto in tanto litighino con lei, tornano sempre all’ovile perché per loro lei è l’ultimo rifugio.”
Weaver non si è fatta sfuggire l’occasione di interpretare Smurf in tutta la sua complessità.
“Smurf è sociopatica e psicopatica,” commenta l’attrice, “e ha avuto tre figli altrettanto psicopatici. Ed è doppiamente spaventosa perché apparentemente è una persona normale – addirittura dolce – e manifesta un affetto infinito per i suoi ragazzi. Ma tutti i sociopatici possono essere adorabili e il momento dopo mostruosamente freddi, e questa mi sembra una descrizione che le calza a pennello.”

Andrew 'Pope' Cody (Ben Mendelsohn) & Barry 'Baz' Brown (Joel Edgerton)
Quando J entra in casa Cody, i tempi stanno cambiando. Il fratello maggiore Pope, interpretato da Ben Mendelsohn, si rende conto che le attività criminose non rendono più come un tempo. Insieme al suo compare Baz, interpretato da Edgerton, Pope ha avuto una brillante carriera di rapinatore a mano armata, ma dopo un periodo in prigione, il 'vento è cambiato.' Baz, il più razionale e intelligente dei due, con una famiglia da mantenere, si è reso conto che le rapine a mano armata sono ormai retaggio dei tossici disperati che razziano i centri commerciali aperti tutta la notte per poche centinaia di dollari. Così Baz ha investito in borsa i proventi delle rapine, mentre Pope non riesce a cogliere la necessità del cambiamento. La fragile stabilità del suo mondo è minacciata e questo mina anche la sua sanità mentale, e di conseguenza Baz decide di ritirarsi. Osserva Edgerton: “Anche se Baz non può certamente essere definito un cittadino modello, è comunque una persona per bene, e rappresenta una sorta di figura paterna per J “.
“Pope è un uomo che ha vissuto momenti di gloria 10 o 15 anni prima,” riflette Mendelsohn “è un criminale che in passato avrebbe potuto fare i soldi, ma che con l’avvento delle nuove tecnologie utilizzate per sventare le rapine è stato messo da parte. Non è un uomo perfettamente normale, ma una persona che vive in un mondo molto piccolo che si sta lentamente disintegrando. E poiché non possiede gli strumenti per affrontare il cambiamento, reagisce con la violenza.”

Craig Cody (Sullivan Stapleton)
A contendere a Pope il ruolo di capobanda in casa Cody c’è il secondogenito, Craig, interpretato da Sullivan Stapleton, un trafficante di droga di successo che assaggia troppo spesso la sua mercanzia. “Nella sceneggiatura,” commenta Michôd, “Craig è veramente pazzo, ma sapevo che doveva avere anche un lato piacevole, apprezzabile, e apparire come una specie di tigre sdentata, di cane che abbaia ma non morde. Fa tanto rumore ma in fondo in fondo capisci che è una mammola e Sullivan era perfetto per questo ruolo. Non volevo che fosse solo una testa calda, ma un qualcuno che apparisse credibile e naturale quando abbraccia la madre.”

Darren Cody (Luke Ford)
Luke Ford interpreta Darren Cody, il più giovane e più passivo dei tre fratelli. “Sebbene Darren sia il più piccolo,” osserva Michôd, “deve comunque dimostrare di essere fisicamente capace e credibile in quel mondo, e Luke possiede queste qualità. E’ un figlio di Blacktown, e quindi è al contempo molto duro ma anche dolce e tenero. Darren è essenzialmente una sorta di ponte tra J e gli altri personaggi maschili, perché mi sembrava necessario inserire un personaggio che rendesse plausibile l’incontro tra un diciassettenne come J e un quarantenne come Pope. E’ un ragazzino che non conosce nessun altro mondo all’infuori di quello, e quindi da’ per scontato che il suo futuro sia comunque all’interno di quella famiglia. Però è diverso dai fratelli perché è più giovane e quindi i suoi interessi sono sicuramente diversi – per esempio frequenta zone alla moda come Chapel Street, e sceglie da solo i vestiti da indossare, mentre Pope se li fa comprare da Smurf e indossa quello che gli viene dato.”
Parlando del suo personaggio Luke dice: “Nella vita sono una persona emotiva e istintiva e per interpretare questo ruolo ho dovuto eliminare tutto questo. Generalmente interpreto personaggi che si esprimono pienamente mentre questa volta non è così, perché Darren è alquanto trattenuto e introverso. Questa è stata una difficoltà ma anche una grande sfida che ho accettato con gioia.”

Nathan Leckie (Guy Pearce)
Il giovane J si trova all’improvviso circondato da bestie selvagge e ci mette poco ad adattarsi allo stile di vita dei Cody. Ma quando la polizia uccide a sangue freddo uno degli affiliati del clan, la ritorsione non si fa attendere. Due giovani poliziotti vengono abbattuti e l’unico collegamento con l’omicidio è J. Mentre è agli arresti, per poi entrare nel programma protezione testimoni, il suo unico alleato è Leckie, (interpretato da Guy Pearce), un poliziotto per bene che capisce che l’unica maniera per convincere J a testimoniare contro i suoi famigliari è trattarlo con gentilezza e empatia.
“Una delle cose che rende Leckie diverso dalla maggior parte degli altri personaggi maschili della storia,” osserva Michôd, “è che è capace di allontanarsi dal suo lavoro e di godersi la vita in famiglia. Così facendo fa vedere a J che esiste anche un mondo più sicuro e tranquillo oltre a quello dei Cody. Sono tanti i poliziotti e gli investigatori che provengono dagli ambienti dai quali vengono gli stessi delinquenti ai quali loro danno la caccia, e per questo sviluppano un atteggiamento particolare. Usano la divisa come una maschera e usano un linguaggio monotono, piatto, tipico dei poliziotti che serve precisamente a non far trasparire le proprie emozioni a persone che potrebbero poi usarle contro di loro. Di conseguenza mi sono sentito al settimo cielo quando Guy ha accettato il ruolo, poiché avevo bisogno di un attore che fosse in grado di interpretare questa sorta di squallore emotivo ma che fosse al contempo affascinante.”

“Per certi versi,” continua, “la parabola di J è quella di un ragazzo che cerca la sua collocazione nel mondo perché non si è mai sentito parte del mondo di sua madre, e all’improvviso si trova all’interno di una casa piena di gente problematica. E mentre cerca di capire quale sia il suo posto conosce Baz, che gli fa vedere che forse esiste un mondo migliore di quello di casa Cody. Ma prima che possa accettare questo nuovo mondo, le cose cambiano e l’opportunità sfuma. E poi subentra la famiglia della sua ragazza, Nicky, una famiglia amorevole e accogliente. Ma si capisce subito che non sono disposti ad accoglierlo per sempre. E quindi si ritrova da capo perché non ha ancora trovato il suo posto. A quel punto entra in scena Leckie, ma J, traumatizzato dalle esperienze vissute fino a quel momento, ci mette un po’ a capire che Leckie è una persona vera. Non ho mai voluto che Leckie diventasse una figura paterna, perché per me doveva rappresentare una specie di rifugio, un posto nel quale J si sentisse al sicuro e a suo agio. Ma alla fine J capisce che deve essere lui a decidere dove stare, piuttosto che aspettare che gli altri scelgano per lui.”
Osserva Pearce: “La cosa interessante nella storia di ANIMAL KINGDOM, è che il pubblico osserva attraverso gli occhi di un ragazzino quel mondo pericoloso e violento nel quale vive. Leckie sa che è riuscito a stabilire un legame con J, che ora si fida di lui e attraverso di lui pensa di potersi infilare nella famiglia e inchiodarla. Di conseguenza il mio personaggio incarna un curioso mix di emozioni perché sa di dover sfruttare il ragazzino, ma al contempo prova per lui un affetto profondo”.


LA RICOSTRUZIONE DEL REGNO
Nel fare le ricerche per ricostruire il mondo di ANIMAL KINGDOM, lo sceneggiatore/regista David Michôd e i suoi collaboratori non hanno tralasciato nulla.
“L’autenticità era fondamentale,” ammette Michôd, “ma sapevo anche che la cosa più importante era la mia percezione di questa autenticità. Siamo andati all’Assessment Prison di Melbourne perché, sebbene sia facile scrivere una scena ambientata in un luogo simile, quando si tratta poi di ricostruirla per girare devi esserci stato per poterlo fare al meglio.
Abbiamo fatto un sopralluogo al Metropolitan Remand Centre e abbiamo visto di persona come funziona il sistema delle visite, che prevede visite “con contatto” e “senza contatto”.
Sulla base di queste informazioni, la nostra scenografa Jo Ford, è riuscita a ricostruire il set della prigione che era esattamente come quello vero. Per farla breve, diciamo che ogni volta che abbiamo dovuto scrivere una scena ambientata in un ambiente a noi poco noto – come la sala degli interrogatori al commissariato di polizia – abbiamo fatto un sopralluogo in un luogo vero.”

“Per quanto riguarda nello specifico l’ambiente della criminalità,” ricorda Michôd, “per anni ho letto libri sull’argomento, ho visto video e ho ascoltato registrazioni, ciononostante non avevo mai fatto nessuna ricerca specifica sulla Polizia dello Stato o sui membri di una banda criminale, anche perché pur avendo tratto ispirazione dalla realtà, desideravo che il film fosse e restasse comunque una storia di finzione. E’ per questo che non ho mai pensato di coinvolgere dei personaggi “reali” nella mia ricerca. Quando abbiamo avviato la preproduzione, sono rimasto costantemente sorpreso da quante informazioni avessi immagazzinato sull’argomento. All’improvviso, mi sono ritrovato in un ufficio pieno di gente che mi faceva domande e mi sono sentito immensamente sollevato quando mi sono reso conto che ero in grado di rispondere a tutte.”

“Per me ANIMAL KINGDOM è una sorta di lettera d’amore a Melbourne,” dice ridendo il direttore della fotografia, Adam Arkapaw, “visto che abbiamo girato ovunque, da Bundoora a Altona al CBD, da Ivanhoe a Brighton. David voleva mettere nel film tutta la città, dai tranquilli quartieri verdeggianti al centro città, fino alle zone industriali.”
“Sin dall’inizio,” continua Arkapaw, “David ha desiderato realizzare un film poliziesco corale, classico e senza tempo. Una volta capito il punto di partenza, le decisioni sull’uso della macchina da presa sono state piuttosto semplici da prendere. Abbiamo deciso di semplificare al massimo le cose, perché non volevamo esagerare nell’uso delle luci o dei movimenti di macchina. Ci siamo affidati totalmente alla sceneggiatura e abbiamo lasciato che il potere della parola scritta avesse il sopravvento.”

Sia Michôd sia Arkapaw hanno deciso di non accentuare le sequenze più violente del film con una recitazione sopra le righe, perché ritenevano che sarebbe stato ancora più sconvolgente per il pubblico vedere sul grande schermo delle scene più realistiche, con degli spargimenti di sangue da cartone animato. Questo approccio si è esteso anche all’uso delle luci. “Abbiamo cercato di utilizzare la luce naturale ogni volta che è stato possibile,” spiega Arkapaw. “Con un film del genere, c’è sempre la tentazione di creare ambientazioni buie, ma a parte qualche scena che si svolge a casa Cody, abbiamo cercato di resistere a quella tentazione e di usare le luci nel modo più naturale possibile. Il nostro obiettivo principale era realizzare un film che fosse realistico e non metaforico. Per esempio, un commissariato di polizia generalmente è un luogo bianco e opprimente ed è questo che abbiamo cercato di ricreare per il film.” Le sequenze ambientate nel commissariato di polizia sono state girate con pellicola Tungsten, illuminate con faretti che riproducevano la luce naturale e corrette poi parzialmente con un filtro 81EF poiché c’erano delle sfumature blu nelle ombre. Molti dei costumi erano comunque sui toni del blu e quindi l’effetto generale è piuttosto sterile e freddo. Gran parte delle scene del film sono state illuminate con tubi bianchi freddi, che hanno dato alle immagini una tonalità leggermente bluastra.
Durante le riprese sono state usate tre diverse pellicole Kodak: la Kodak 50D per le scene in esterni di giorno, scelta a causa della latitudine; la 250D per le scene in interni di giorno, visto che è la pellicola più sensibile per la luce del giorno; e la 500T per le scene notturne, selezionata per la mancanza di grana.

Il famoso scenografo Jo Ford è stato più che felice che il regista David Michôd volesse evitare una direzione artistica troppo ovvia e banale. “David ha detto che desiderava girare a Melbourne senza utilizzare le icone più classiche della città, tipo i tram, l’architettura vittoriana e i graziosi quartieri che sembrano villaggi da cartolina,” ricorda Ford. “E’ questa è stata letteralmente 'musica per le mie orecchie' perché considerato l’argomento del film, preferivo concentrarmi sugli attori e non sul set. Non sono un grande fan della carta da parati vistosa o delle automobili da fiaba. Ho cercato di tenere il reparto artistico e le sue invenzioni sullo sfondo, cosicché il pubblico avesse la sensazione che fossimo capitati per caso in quei luoghi e che avessimo deciso di girare lì, senza alcuna preparazione.”
Una delle location più importanti della prima parte del film è casa Cody, per realizzare la quale Ford si è ispirato ai pittori barocchi e rinascimentali per trovare una tavolozza di colori profondi, scuri, enfatizzati dalla luce calda che penetra dalle finestre della calda estate di Melbourne. Quando arriva Leckie, che fa conoscere a J un altro mondo, il contrasto è nettissimo. Con il personaggio di Leckie arrivano anche degli interni più chiari, luminosi che creano un contrasto nettissimo con quella sorta di tana del lupo che i Cody chiamano casa.

L’edificio scelto per casa Cody è una proprietà del National Trust e risale al 1960, arredata con mobili del National Trust. Poiché il piano di lavorazione prevedeva molte scene girate lì, si è deciso di togliere i mobili originali e di portarne degli altri provenienti soprattutto da organizzazioni di beneficienza. “Durante i sopralluoghi,” ricorda Ford, “abbiamo incontrato ogni giorno persone che venivano dal “regno animale”. Una delle nostre case “sicure” era di proprietà di un signore che tiene sui muri le più gigantesche teste di animale che io avessi mai visto. Siamo riusciti con gentilezza a farle togliere dai muri e a metterle in un ripostiglio che è stato chiuso a doppia mandata.”
Così come per le scenografie e la fotografia, anche nei costumi i realizzatori hanno voluto evitare tutti i facili stereotipi. Nella maggior parte dei casi, i personaggi del film sono vestiti in maniera assolutamente normale, come qualunque cittadino, il che rende ancora più agghiaccianti i loro comportamenti criminali.
Poiché J è soprattutto un osservatore, che all’inizio è alquanto insoddisfatto del fatto che gli zii lo trattino con sufficienza, lo abbiamo vestito soprattutto in bianco e nero, il che vuol dire che spesso si confonde con lo sfondo.

I tre fratelli Cody sono vestiti in maniera diversa per rispecchiare le tre diverse personalità.
Visto che è Smurf che compra gran parte dei vestiti di Pope, il suo guardaroba è inoffensivo e eccessivamente giovanile per un quarantenne. Craig invece, il più stravagante dei tre, è ricoperto di tatuaggi - merito del reparto trucco - e indossa quasi sempre t-shirt a v, jeans e una volta sola dei pantaloni cinesi per mettere in mostra i tatuaggi. Darren, per essere in linea con la sua fama di ragazzo cool e alla moda, ha il guardaroba più trendy, che comprende anche il completo molto chiaro assolutamente fuori luogo che lui indossa per un funerale.
“Per quanto riguarda il look di Smurf,” ricorda la costumista Cappi Ireland, “David ci ha detto che doveva essere chiaro e vivace, per far sì che emergesse tra tutti quei ragazzi/animali. E visto che è piccolina, bionda e carina, non è stato difficile.”
“Per me,” continua Ireland, “la maggiore difficoltà è stata non eccedere con lo stile e quindi alla fine ho deciso di comprare tutto nei negozi dell’usato. Questo ha fatto sì che i personaggi sembrassero più integrati e soprattutto veri.”


I TOCCHI FINALI AL REGNO
Dopo una lavorazione frenetica e complessa, la produzione si è trasferita a Sydney per completare il film.
ANIMAL KINGDOM è stato montato in 16 settimane a Sydney dall’addetto al montaggio, Luke Doolan. “Volevamo un ritmo lento, alla Polanski, privo di qualunque tipo di “escalation”; è come se l’azione si costruisse pezzo per pezzo in maniera sottile, quasi subdola creando una fortissimo tensione.” Scegliendo tra diverse ore di girato, Michôd e il suo montatore hanno trasformato la storia in un film carico di tensione e suspense, con personaggi molto marcati che ci regalano interpretazioni mirabili. Ma come dice Doolan: “La maggior parte delle minacce e delle psicosi di Pope sono nella sceneggiatura, così come quelle di Smurf, e noi non abbiamo dovuto cambiare granché in sede di montaggio visto che le interpretazioni e la storia erano già perfetti."

La colonna sonora di ANIMAL KINGDOM combina l’approccio classico e l’uso del sintetizzatore per creare atmosfere e tensione. Il pluripremiato compositore Antony Partos racconta: “Quando David mi ha parlato del film e della colonna sonora, sapeva perfettamente cosa voleva in termini di tonalità. Voleva creare una sorta di epica attraverso la musica, senza però scadere nel melodramma. L’approccio generale alla musica ha previsto la creazione di una base al sintetizzatore che sostituisse l’orchestra, senza però imitarne i suoni. Gran parte della musica consiste in composizioni al sintetizzatore accompagnate da voce, violino e violoncello oltre che dal pianoforte. Anche l’organo contribuisce a creare un senso di magnificenza. I suoni scelti sono stati deliberatamente leggeri e intimi e non eclatanti.” David sapeva esattamente quando la musica doveva dominare e trainare le scene e quando doveva essere sullo sfondo. Osserva Partos: “Spesso le musiche si sentono a malapena e servono solo a creare un’atmosfera, invece che essere preponderanti.”

Anche se non ci sono delle canzoni o dei brani per ogni singolo personaggio, il brano principale di apertura si ripete costantemente durante il film. Spiega Partos: “Trasmette la sensazione di una grandezza destinata al fallimento, e questo brano viene usato in maniera sottile sebbene abbia delle variazioni nella struttura, nella strumentazione e nel tempo.”
“E’ la prima volta che compongo una colonna sonora affidandomi completamente al sintetizzatore e non agli strumenti tradizionali. Trovare dei suoni unici e esplorare i rapporti tra di essi, è stata la sfida principale. Tanti dei brani che sentirete nel film sono nati quasi per caso, dall’incontro casuale di diversi suoni e strumenti, e questo mi ha dato una grande libertà. Come compositore, si impara a arrangiare gli strumenti acustici, ma esplorare e creare suoni da zero è stata una cosa assolutamente diversa!”
Sam Petty, il tecnico del suono pluripremiato originario di Sydney aveva già collaborato con Michôd per i suoi cortometraggi e quindi la loro collaborazione è andata alla perfezione anche questa volta.

Racconta Petty: “Abbiamo cercato di costruire la suspense usando diverse tecniche, che alla fine si sono intrecciate tra di loro e hanno composto una musica perfetta per colpire il pubblico: dal disagio iniziale, alla paura della seconda parte, fino alla liberazione della fine.
Per farlo abbiamo usato diverse tecniche eliminando in maniera sottile e graduale tutti i rumori del mondo esterno – quello dei non-criminali, per intenderci.
Petty e i suoi collaboratori hanno sfruttato il senso di claustrofobia impersonato da nonna Smurfs, utilizzando delle insistenti cicada, che emettono un verso ad altissima frequenza e che sono un suono tipico delle estati di Melbourne. Questo da’ al film una grande pesantezza e immobilità tipiche dei climi molto caldi, e anche la sensazione di essere costantemente in trappola.
Musica del trailer scrive a proposito di Animal Kingdom
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